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Febbre del Nilo, in Europa casi triplicati in un anno. Italia prima per infezioni nell’uomo

La Febbre del Nilo occidentale ha colpito 975 persone in Europa, il triplo rispetto al 2017. Lo afferma il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc). Finora il paese con il più alto numero di infezioni nell’uomo è l’Italia con ben 327 casi. La proporzione dei casi mortali non è comunque aumentata.
A cura di Susanna Picone
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La Febbre del Nilo occidentale causata dalle zanzare infette quest’anno ha fatto registrare un numero di casi “insolitamente alto”. Si parla di ben 975 casi di contagi da virus West Nile nell’intera Europa, di cui 710 nell'Unione europea e 265 negli Stati vicini. Un aumento più che triplo rispetto al 2017. E l'Italia è il Paese che fino a questo momento ha avuto il maggior numero di infezioni nell'uomo, solo da noi si contano ovvero 327 casi. A rilevarlo è il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) nel suo ultimo bollettino. Secondo i dati diffusi dal Centro europeo per il controllo delle malattie, sul podio oltre all’Italia ci sono la Serbia con 213 casi di infezioni e la Grecia, con 147 casi. E ancora dopo troviamo la Romania (117 casi), l’Ungheria (96 casi), seguiti a distanza da Israele (49 casi), Francia (11 casi), Austria (8 casi), Croazia e Kosovo con 3 casi a testa e infine la Slovenia con un solo caso registrato. Rispetto all’intero scorso anno, rilevano gli Ecdc, i casi complessivi sono aumentati di tre-quattro volte. Per quanto riguarda le vittime in totale sono state 63, distribuite tra Serbia (21), Grecia (16), Italia (13), Romania (12) e Kosovo (1) e, rispetto ai sei anni precedenti, la proporzione dei casi mortali non è aumentata.

Virus West Nile, la situazione in Italia

Gianni Rezza, epidemiologo dell'Istituto superiore di Sanità (Iss), ha spiegato che il virus West Nile è endemico da 10 anni in Italia, probabilmente è stato portato dagli uccelli migratori e trasmesso dalle zanzare. “Quest'anno – ha aggiunto l’esperto – l'influenza del clima ha avuto un impatto importante per la circolazione del virus non solo in Italia, ma anche in Europa, soprattutto in Paesi come Serbia, Grecia e Romania, che hanno avuto un alto numero di casi. Credo ne avremo ancora fino a ottobre, anche se con una progressiva diminuzione dei casi, visto che il caldo continua”. Rezza ha aggiunto che quella di quest’anno è stata sicuramente una stagione intensa, “la più forte degli ultimi anni per l’Italia”, iniziata precocemente già a luglio. L'infezione è tornata nelle zone in cui era già endemica, cioè Emilia Romagna e Veneto, oltre alla Sardegna, dove i focolai sono stati più piccoli rispetto alle altre regioni. Secondo l’epidemiologo, la novità è stata l'estensione verso la Lombardia, parte del Piemonte e Liguria.

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