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Guerra in Ucraina

Yevgenia Albats, la giornalista russa che racconta il Paese durante la censura: “Tardi per aver paura”

“In questi giorni devo occuparmi dei servizi in modo attento per evitare il carcere ma è troppo tardi per aver paura” ha raccontato la giornalista russa Yevgenia Albats.
A cura di Antonio Palma
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"Non sono un martire ma sento che qualcuno deve farlo", così la giornalista russa Yevgenia Albats ha raccontato cosa l’ha spinta a restare nel Paese per continuare a fare il suo mestiere e continuare a raccontare quanto accade nella Russia ormai preda della propaganda e della censura del Cremlino. Di fronte a tutti i media internazionali che hanno abbandonato il Paese per non incappare nelle pesantissime sanzioni previste per chi non rispetta i dettami di Mosca, che possono costare anche il carcere, la giornalista investigativa, politologa e scrittrice ha deciso di proseguire il suo impegno cercando di raccontare la verità dei fatti.

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La caporedattrice del New Times, giornale liberale e indipendente da sempre critico nei confronti delle politiche di Mosca, deve però ora districarsi ogni giorno per non incappare nella nuova legge anti-stampa imposta da Putin a seguito delle proteste per la guerra in Ucraina. Parlando alla Cnn, Albats ha assicurato di non aver paura della repressione del Cremlino pur essendo consapevole che andare contro la nuova legge sulle "notizie false", cioè non gradite al Cremlino, potrebbe farla finire direttamente dietro le sbarre. “In questi giorni devo occuparmi dei servizi in modo attento per evitare il carcere ma è troppo tardi per aver paura, ho ha già reso pubbliche le mie opinioni in libri, articoli e riviste” ha spiegato la donna, aggiungendo: “Possono uccidermi ma nessuno mi ha promesso che vivrò per sempre”.

Appena pochi giorni fa aveva affermato senza remore che "Putin è un dittatore, un uomo pericoloso, punterà alla guerra in Europa. L’Ucraina è solo il primo esempio. Se nessuno lo fermerà, Putin andrà avanti". “Oggi in Russia c’è censura totale. Le autorità russe hanno proibito ai giornalisti l’uso di parole come guerra, invasione e attacco. Se vogliamo parlare di quello che succede in Ucraina dobbiamo scrivere operazione speciale ma io non l’ho fatto e per questo il mio giornale è stato chiuso. All’improvviso ci siamo trovati in un paese chiuso, con una censura soffocante, bandito dal resto del mondo” aveva spiegato nei giorni scorsi Albats, concludendo: “Quando vado a dormire, so che la mattina dopo la polizia potrebbe bussare alla mia porta, per questo ho preparato una borsa con dei vestiti. Sono pronta, potrebbero venire in ogni momento ad arrestarmi”.

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