“Vado via, non cercatemi”, ma 20 anni dopo un anello e un testimone risolvono il mistero: “Ucciso dalla ex”

Era il settembre del 2004 quando Juan Manuel Leiva González scomparve nel nulla a Reus, in Spagna, senza dire nulla a nessuno. La sua auto venne trovata vicino alla stazione e qualche tempo dopo, in una chiamata da telefoni pubblici, la voce di un uomo affermava che era lui e di non cercarlo perché si era recato in Francia. In realtà, venti anni dopo, la polizia ha scoperto che non si era mai allontanato ma era stato ucciso e fatto sparire e accusa ora la sua ex.
Secondo la polizia iberica, in quei giorni l’uomo venne attirato in una trappola dalla ex compagna e madre della sua seconda figlia. Quindi ucciso a coltellate dalla donna e dal suo nuovo compagno, ora morto, legato mani e piedi e messo in un sacco per essere seppellito in un terreno nella vicina città di Riudecols.
Il cadavere ormai scheletrico venne rinvenuto per caso nel giugno 2021 quando i proprietari del terreno si imbatterono nel sacco con i resti di un uomo legato mani e piedi. Il corpo però non fu identificato e il caso è rimasto irrisolto fino allo scorso anno. Nel febbraio dell’anno scorso, infatti, un testimone si presentò alla sorella dell’uomo raccontando che era stato ucciso e seppellito proprio in quel posto dalla ex e dal nuovo compagno di lei.
Le analisi del dna hanno confermato che il corpo era suo e permesso la riapertura del caso a pochi mesi dalla prescrizione. Il testimone ha detto di non aver parlato fino alla morte del killer perché aveva paura della sua reazione essendo un pregiudicato ma ha dato elementi chiave che hanno permesso alla polizia di arrestare la ex della vittima. Secondo le indagini, l’uomo sarebbe stato ucciso per prendere il controllo dell'azienda di estintori che gestiva e che era cointestata alla ex.
Ad avvalorare la tesi dell’omicidio per mano della ex anche il racconto della prima figlia dell’uomo, avuta da una precedente relazione. "Non ho mai creduto che se ne fosse andato", ha raccontato la donna, affermando di aver sempre avuto il presentimento che l'ex fidanzata di suo padre potesse avere avuto un ruolo. "Ci ho sempre creduto, ma non c'era modo di provarlo" ha dichiarato.
È stata sempre lei a individuare un altro indizio chiave per l’arresto. La donna aveva detto di non aver visto l’ex ma la figlia della vittima ha scoperto che la sorella minore, frutto della relazione tra la vittima e la sua presunta assassina, indossava un anello dal quale il padre non si sarebbe mai liberato.
L'ipotesi degli inquirenti – che hanno tracciato l'attività telefonica della sospettata – è che il 3 settembre 2004, l'ultima volta che Juan Manuel fu visto vivo, la sua ex gli tese una trappola. Lo chiamò e lo fece andare nella sua fattoria e lì lo uccise col suo complice. Poi simularono l'allontanamento portando l'auto in stazione. Quando, nei giorni successivi, chiamarono i parenti dell’uomo da telefoni pubblici cercando di convincere tutti che si fosse recato in Francia, in realtà lo avevano già sepolto a 700 metri da casa.