Ucraina-Russia, stallo nei negoziati, lettera di Trump a Zelensky: “Fermiamo carneficina senza senso”

Si allontana sempre di più l'ipotesi di un vertice tra Putin e Zelensky. Oggi ul ministro degli Esteri russo Lavrov ha accusato i Paesi occidentali di cercare di "ostacolare i negoziati" sulla guerra in Ucraina, in un momento in cui gli sforzi diplomatici per risolvere il conflitto sembrano in stallo, dopo che venerdì scorso la Mosca ha escluso un incontro immediato tra i due leader. Nello stesso giorno il presidente ucraino aveva accusato la Russia di "tentare di sottrarsi al vertice".
In un'intervista trasmessa dalla televisione pubblica Rossiya e condivisa su Telegram, Lavrov ha detto che i leader occidentali "Non fanno che cercare un pretesto per impedire i negoziati". Lavrov ha inoltre criticato la posizione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando che "si ostina, pone condizioni, reclama – a qualunque costo – un incontro immediato" con il suo omologo russo Vladimir Putin.
Nuovo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina
Intanto Russia e l'Ucraina hanno effettuato un nuovo scambio di prigionieri di guerra, che ha visto il rientro di 146 militari per parte. Lo ha annunciato il ministero della Difesa russo in una nota diffusa su Telegram, specificando che "il 24 agosto, 146 militari russi sono stati restituiti dal territorio controllato da Kiev" e che, in cambio, "146 prigionieri delle Forze Armate ucraine sono stati trasferiti all'Ucraina".
Trump vuole sfilarsi dal ruolo di mediatore e minaccia sanzioni
Dopo il vertice in Alaska e il successivo multilaterale a Washington, alla presenza del padrone di casa Donald Trump, del presidente ucraino Zelesnky e dei leader europei, un incontro tra il presidente russo e il leader di Kiev era apparso più vicino, e sembrava si sarebbe potuto tenere entro la fine di agosto. Dopo questo incontro a due, aveva detto Donald Trump, ci sarebbe stato spazio per un trilaterale, alla presenza dello stesso presidente Usa. Ma la strada sembra tutta in salita, perché adesso il presidente americano sembra aver fatto un passo indietro nel suo ruolo di mediatore nelle trattative di pace, e secondo lui far incontrare i presidenti di Russia e Ucraina è come mescolare "l'olio e l'aceto".
"Non sono contento di nulla riguardo a quella guerra. Vedremo cosa succede. Penso che nelle prossime due settimane capiremo. A quel punto prenderò una decisione: sarà una decisone importante che potrebbe riguardare importanti sanzioni, dazi o tutti e due. Potremmo non fare nulla e dire è ‘la vostra battaglia'. Vedremo se Putin e Zelensky lavoreranno insieme. Sapete, è un po' come mescolare olio e aceto. Non vanno molto d'accordo, per ovvi motivi e vedremo se dovrò esserci, preferirei di no"; ha detto venerdì.
Zelensky ribadisce no all'ipotesi di regalare territori alla Russia
La situazione è complessa, anche perché il presidente ucraino non ha intenzione di cedere porzioni di territorio attualmente occupate dall'esercito russo.
"È solo questione di tempo prima che l'Ucraina possa riunire le sue terre occupate con il resto del Paese", ha dichiarato il presidente ucraino nel suo discorso in occasione del 34° anniversario dell'Indipendenza dell'Ucraina dall'Urss (che è stata dichiarata nel 1991). Parlando davanti al Monumento dell'Indipendenza a Kiev, dove sono incise le distanze verso città ucraine oggi sotto occupazione come Donetsk, Luhansk e la Crimea, Zelensky ha sottolineato il valore simbolico del luogo: "Oggi questi indicatori hanno un significato completamente diverso. Non riguardano più solo i chilometri".
"Ci ricordano che tutto questo è Ucraina. E lì ci sono i nostri cittadini, e nessuna distanza tra noi può cambiare questo, e nessuna occupazione temporanea può cambiarlo. Un giorno la distanza tra gli ucraini scomparirà, e saremo di nuovo insieme come un'unica famiglia, come un unico Paese. È solo questione di tempo", ha detto, ribadendo che Kiev non riconoscerà mai l'annessione russa di Crimea, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, tutti territori che la Russia considera propri ma che la comunità internazionale continua a riconoscere come parte dell'Ucraina nei confini del 1991.
Come mostrato nella carta esposta allo Studio Ovale, la Russia in questo momento occupa un quinto del territorio ucraino: la totalità della Crimea, annessa alla Federazione Russa con il referendum del 2014, il 73% delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, il 76% del Donetsk e il 99% della regione di Lugansk.
Secondo fonti del Cremlino citate da Reuters, la Russia rivendica l'intera regione del Donbass, oltre a pretendere la neutralità dell'Ucraina, l'abbandono dell'intensione di Kiev di entrare nella Nato e la rinuncia al progetto che truppe europee a presidiare il territorio ucraino. In cambio, Mosca sarebbe disposta a restituire le piccole porzioni delle regioni ucraine di Kharkiv, Sumy e Dnipropetrovsk attualmente sotto controllo russo. Rispetto alle iniziali richieste formulate dalla presidenza Putin, il Cremlino sembra attenuare le richieste territoriali espresse nel giugno 2024, in cui chiedeva che Kiev rinunciasse totalmente alle quattro regioni che Mosca rivendica come parte della Russia: Donetsk e Luhansk nell'Est dell'Ucraina, oltre a Kherson e Zaporizhzhia nel Sud.
Nel giorno in cui si celebra il 34esimo anniversario dell'Indipendenza, il presidente statunitense Donald Trump ha inviato una lettera di auguri al popolo e al governo di Kiev, esprimendo il desiderio di porre fine alla guerra contro la Russia, definita una "carneficina senza senso". Nella lettera, diffusa sui social dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha lodato "lo spirito incrollabile" del popolo ucraino e la "sua lotta per la libertà", ribadendo il sostegno degli Usa alla sovranità del Paese. "Gli Stati Uniti sostengono un accordo negoziale che porti a una pace duratura che fermi lo spargimento di sangue e salvaguardi la sovranità e la dignità dell'Ucraina", si legge nel messaggio.
Alle celebrazioni, che si sono svolte in una fase in cui la spinta diplomatica verso la fine della guerra sembra aver perso slancio, insieme ad altri rappresentanti occidentali, ha partecipato anche l'inviato del presidente Usa Donald Trump, Keith Kellogg. "Assieme ai nostri partner stiamo spingendo la Russia verso la pace. E questo è possibile", ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Durante la cerimonia, il leader di Kiev ha anche conferito all'inviato Usa l'Ordine al merito ucraino.
Negli ultimi giorni Kiev ha condotto una campagna di attacchi in territorio russo utilizzando droni. "Ecco come reagisce l'Ucraina quando le sue richieste di pace vengono ignorate", ha detto Zelensky nel suo discorso per le celebrazioni della giornata nazionale dell'indipendenza. "Oggi Stati Uniti ed Europa sono d'accordo: l'Ucraina non ha ancora vinto del tutto, ma sicuramente non perderà. L'indipendenza è garantita. L'Ucraina non è una vittima, è una combattente", ha sottolineato ancora.
Tajani al G7: "Italia pronta a contribuire concretamente a garanzie di sicurezza Ucraina"
Nella giornata di oggi si svolge in videocollegamento la riunione dei ministri degli Esteri G7 in occasione proprio della giornata in cui si commemora la dichiarazione di indipendenza dell'Ucraina. Per l'Italia partecipa il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Alla riunione il titolare della Farnesina ha "manifestato la disponibilità italiana a contribuire in maniera concreta" alle garanzie di sicurezza per il Paese invaso. La Farnesina in una nota ha spiegato che nel corso della chiamata "è stata ricordata la proposta di un meccanismo di sicurezza collettivo modellato sull'articolo 5 del Trattato istitutivo della Nato".
"L'unità transatlantica è fondamentale per rafforzare il percorso che porta alle trattative con Mosca. Oggi con i miei colleghi G7 abbiamo dato un forte segnale politico di sostegno al Ministro ucraino per raggiungere una pace giusta e duratura, fondata sulle decisioni sovrane ucraine. Lavoriamo per solide garanzie di sicurezza, che dovranno favorire la pace e la stabilità in Europa", ha commentato il ministro degli Esteri, partecipando all'incontro virtuale.
Sul fronte della ricostruzione, Tajani ha poi ricordato la Conferenza sull'Ucraina ospitata a luglio a Roma, "che ha visto la partecipazione di oltre 2.000 imprese e raccolto 10 miliardi di Euro con più di 200 accordi firmati", e ricordato l'impegno italiano sui temi umanitari legati al conflitto, in particolare per il ritorno dei bambini ucraini.
Infine, il ministro degli Esteri ha voluto sottolineare all'omologo ucraino Andrii Sybiha che stasera la facciata della Farnesina e quella del Colosseo saranno illuminate stasera con i colori della bandiera ucraina. "Oggi la vostra bandiera è la nostra bandiera. Oggi rendiamo omaggio alla forza e al coraggio del vostro popolo", ha concluso.
Vance: "Trump chiaro, no a invio militari in Ucraina"
"Il presidente è stato molto chiaro. Non ci saranno truppe sul terreno in Ucraina. Ma continueremo a svolgere un ruolo attivo nel cercare di garantire che gli ucraini abbiano le garanzie di sicurezza e la fiducia di cui hanno bisogno per porre fine alla guerra e che i russi sentano di poterla concludere", ha ribadito il vicepresidente Usa JD Vance in un'intervista a Nbc, sull'ipotesi che gli Stati Uniti possano inviare truppe in Ucraina per contribuire a far rispettare un eventuale accordo di pace. Al massimo Trump aveva parlato della possibilità di fornire garanzie "via aerea".
Vance si è mostrato ottimista, rispetto alla possibilità di arrivare a una soluzione diplomatica del conflitto: "Penso che i russi abbiano fatto concessioni significative al presidente Trump per la prima volta in tre anni e mezzo di questo conflitto. Sono stati effettivamente disposti a essere flessibili su alcune delle loro richieste principali. Hanno parlato di cosa sarebbe necessario per porre fine alla guerra".
"Non hanno concesso tutto – ha precisato – ma ciò che hanno concesso è il riconoscimento che l'Ucraina manterrà la sua integrità territoriale dopo la guerra. Hanno riconosciuto che non saranno in grado di installare un regime fantoccio a Kiev. Hanno fatto progressi, anche se non hanno fatto ogni concessione e, naturalmente, non avrebbero dovuto iniziare la guerra". Secondo il vicepresidente Usa, queste concessioni dimostrano che "siamo sulla strada giusta per trovare un accordo, perché questa guerra non è nell'interesse di nessuno, né dell'Europa né degli Stati Uniti".