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Guerra in Ucraina

Ucraina, nei campi profughi tagliato anche il cibo: “I governi pensano agli affari, ma qui la gente ha fame”

L’allarme di Mediterranea Saving Humans, nel più grande capo profughi di Leopoli non ci sono più soldi per garantire il cibo. “Solo il 25% dei fondi italiani è indirizzato agli aiuti umanitari”. In Italia dal 30 giugno finiscono i progetti di accoglienza. A Luglio il summit a Roma per gli investimenti stranieri.
A cura di Antonio Musella
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Mentre si prepara a Roma il meeting internazionale "Recovery for Ukraine" in programma il 10 ed 11 luglio per la ricostruzione del paese e mentre imperversano ancora bombardamenti e combattimenti, la situazione del campo segnala ben altre esigenze. I grandi gruppi imprenditoriali si preparano a investire sulle infrastrutture Ucraine e sugli asset strategici, ma la grande emergenza riguarda oggi i profughi di guerra. Nel più grande campo profughi a Leopoli, quello di Sykhiv, uno dei più grandi di tutto l'ovest dell'Ucraina non ci sono più soldi per garantire il cibo agli sfollati provenienti dalle regioni dell'Est.

Il governo ucraino è letteralmente in ginocchio e non è in grado più di farsi carico di nessuna esigenza dei profughi interni. Prima il taglio dei sussidi, poi la chiusura dei campi informali e la concentrazione in un numero ridotto di campi pubblici, ed ora anche l'esaurimento dei fondi per garantire i pasti. A questo si aggiunge il crollo del conferimento di aiuti umanitari in Ucraina e soprattutto i cambi di investimento dei fondi destinati alla cooperazione internazionale che non sono più rivolti all'emergenza umanitaria, a cominciare da quelli del nostro paese.

Nel più grande campo profughi ad ovest: "Da agosto non si mangerà più"

Mediterranea Saving Humans è una delle associazioni italiane che da più tempo opera in Ucraina, ovvero da più di 3 anni, avendo iniziato a lavorare nella regione di Leopoli con progetti sanitari ed umanitari da poche settimane dopo lo scoppio della guerra. Da 3 anni gli attivisti italiani portano gli aiuti umanitari nei campi profughi ufficiali ed in quelli informali nella regione di Leopoli. All'inizio erano quasi 20 campi tra istituzionali e informali, adesso ne sono rimasti pochissimi, tra cui il più grande campo profughi della regione, quello nel quartiere di Sykhiv che ospita oltre 1200 profughi di guerra, provenienti dalle città dell'est dell'Ucraina occupate dai russi.

"Se pensiamo agli ultimi 3 anni la situazione di oggi è surreale – spiega Denny Castiglione, uno dei coordinatori dei progetti di Mediterranea Saving Humans in Ucraina – gli sfollati interni sono ancora decine e decine di migliaia e sono abbandonati a loro stessi. Sono ormai senza più il sussidio statale, sono senza lavoro, e da giugno anche senza pasti". La situazione del campo di Leopoli è davvero terribile. "Dal 1° giugno solo grazie a dei fondi interni dei padri salesiani che collaborano alla gestione di questo che è il più grande campo governativo della regione, si riesce a garantire 1 pasto su 3 al giorno. Ma queste sono risorse messe direttamente dai salesiani e potranno andare avanti fino ad agosto, quando nemmeno un pasto al giorno sarà più garantito" spiega Castiglione.

Qui sono ospitate famiglie con donne, anziani e centinaia di bambini in moduli prefabbricati di due piani. Vivono lì dall'estate del 2022, da quando è stato costruito il campo. Molti hanno dovuto abbandonarlo, provando a prendere in affitto delle case in periferia e mettendosi insieme ad altri nuclei familiari. La maggior parte dei profughi nel campo non ha lavoro, e senza il cibo degli aiuti umanitari e la cucina del campo, non saprebbe come mangiare. "Si stanno dimenticando proprio dei loro cittadini, famiglie ammassate ad Ovest senza gli uomini, che sono al fronte. Molte famiglie non sanno che fine hanno fatto i loro parenti in guerra, con un numero di dispersi enorme. Questo ultimo taglio che toglie il cibo ai profughi è devastante, si sta pensando di costruire i palazzi, ma qua manca il cibo", spiega Castiglione. Eppure, al vertice di Roma del 10 e 11 luglio si parlerà principalmente di altro, di come le aziende europee e nordamericane potranno spartirsi nel modo più conveniente l'Ucraina.

Attivisti di Mediterranea Saving Humans, scaricano gli aiuti umanitari portati dall'Italia
Attivisti di Mediterranea Saving Humans, scaricano gli aiuti umanitari portati dall'Italia

"A Roma si pensa ai palazzi, qui la gente ha fame"

"Questi vertici forse dovrebbero essere fatti dopo una ricognizione sul campo per capire i reali bisogni della popolazione", sottolinea il coordinatore di progetto di Mediterranea Saving Humans. "A Mykolaiv non c'è l'acqua, vanno avanti con i dissalatori. A Leopoli non c'è il cibo. Ma è più importante avere nuovi condomini e nuovi skyline nelle città, dopo i bombardamenti, o è più importante garantire il cibo e l'acqua?", si chiede Castiglione. Si investe quindi sulle costruzioni e non sull'emergenza umanitaria. I fondi della cooperazione italiana sono destinati per il 75% alle nuove costruzioni e solo per il 25% a progetti umanitari. Questo in un paese dove secondo fonti diplomatiche raccolte da Fanpage.it, solo per le vittime militari si parla di 1 milione e mezzo di morti, su tutti e due i fronti. Numeri da far rabbrividire.

"Puoi fare le costruzioni più belle del mondo, ma se la gente ha fame, non ha molto senso. Quando attraversiamo le frontiere con i camion di aiuti, le corsie preferenziali per gli aiuti umanitari sono vuote. C'è una concentrazione dell'attenzione del mondo su ciò che succede a Gaza, con una popolazione ridotta alla fame. Ma mentre su quella frontiera ci sono centinaia di camion di aiuti umanitari bloccati, in Ucraina non arrivano neanche più". Nelle città intanto è sempre più raro vedere uomini in giro. I luoghi pubblici sono frequentati quasi esclusivamente da donne o ragazze, gli uomini sono tutti al fronte. Anche nelle università, ci sono solo studentesse. L'età media di chi va a combattere è scesa sempre di più, questo significa che c'è un esercito sempre meno esperto ma anche vittime sempre più giovani.

"Vedere l'Università di Kiev quasi totalmente popolato da studentesse fa impressione – dice Castiglione -, una nuova generazione si sta totalmente cancellando. La speranza di costruirsi una vita normale è pienamente compromessa ormai, quando parli informalmente con le persone te lo dicono chiaramente, non vedono più il futuro". C'è bisogno quindi di un intervento importante da parte dei governi europei di presa in carico dell'emergenza umanitaria e sociale degli sfollati di guerra ucraini. "Alle istituzioni italiane ed europee chiediamo di occuparsi prioritariamente del cessate il fuoco immediato in Ucraina. E poi di andare a vedere come sta la popolazione civile, le passerelle dei politici in Ucraina sono continue, perché non vanno nei campi dei rifugiati, nelle periferie. Dal 2022 a oggi sulla direttrice tra Kiev, Bucha e Irpin non è cambiato assolutamente nulla, è tutto uguale".

Due donne anziane nel campo profughi di Sykhiv
Due donne anziane nel campo profughi di Sykhiv

Anche in Italia finisce l'accoglienza ai profughi ucraini

La fuga dalla guerra della popolazione civile ucraina è considerato il più grande esodo dalla Seconda Guerra Mondiale. Secondo l'UNHCR 6,3 milioni di ucraini hanno trovato protezione in un altro paese (di questi 4,2 milioni in Europa), mentre 17 milioni di ucraini in patria hanno bisogno di un supporto umanitario per vivere. Di questi 5 milioni di persone sono profughi interni. In Italia sono più di 166mila i profughi ucraini che hanno ottenuto lo status di protezione umanitaria temporanea. Per loro la Protezione Civile nazionale dispose il finanziamento di progetti di accoglienza su tutto il territorio nazionale. Il modello di accoglienza degli ucraini ricalcava, su grosse linee, quello del SAI, le strutture realizzate sono simili a quelle già attive e disposizione per l'accoglienza dei migranti in attesa di asilo politico provenienti da paesi extraeuropei.

In queste strutture i profughi ucraini godevano della mediazione culturale, dell'orientamento al lavoro, della formazione professionale, di una serie di percorsi di integrazione, come le attività sportive, ricreative e ludico aggregative per minori ed adulti. Ma dopo diverse proroghe, il Dipartimento Nazionale di Protezione civile ha deciso di chiudere definitivamente i progetti di accoglienza per i profughi ucraini. Il 30 giugno finisce l'accoglienza in capo alla Protezione civile. Dove andranno quindi gli oltre 166mila profughi di guerra ucraini? Per molti di loro, a gennaio del 2025, la Protezione Civile aveva già annunciato la fine dell'accoglienza al 30 giugno, per chi accettava di lasciare subito le strutture è stato erogato un contributo una tantum per l'autonoma sistemazione, mentre gli altri hanno sottoscritto un documento che garantiva l'accoglienza fino al 30 giugno.

Per loro, dopo questa data, la Protezione Civile passerà le consegne al Ministero dell'Interno e quindi alle Prefetture locali che disporranno il trasferimento nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria. La gestione dei Cas è finita tantissime volte al centro della cronaca per le pessime condizioni in cui sono costretti a vivere gli ospiti. Tra l'altro tutti gli interventi di integrazione sociale previsti dai progetti di accoglienza per i profughi ucraini non saranno più garantiti. Con il trasferimento nei Cas non ci saranno più scuole di italiano, l'orientamento e la formazione professionale, attività per i bambini e percorsi di inserimento nella società. Insomma il governo Meloni da un lato taglia i fondi della cooperazione dedicati ai progetti umanitari in Ucraina, lasciando solo il 25% del finanziamento per un paese che è pienamente in guerra, dall'altro cancella anche le strutture di accoglienza per i profughi.

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