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Uccide il marito dopo decenni di stupri e violenze: a processo in Francia Valérie Bacot

Valérie Bacot, 41enne francese, è accusata di aver ucciso con un colpo di pistola alla testa il suo marito – e prima ancora patrigno – Daniel Polette, di 25 anni più anziano: per decenni la donna è stata costretta a subire umiliazioni, abusi sessuali e botte. I suoi figli la aiutarono a occultare il corpo dell’uomo in un bosco.
A cura di Davide Falcioni
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Si è aperto oggi, 21 giugno, il processo a carico Valérie Bacot, la donna francese di 41 anni imputata per l'omicidio di Daniel Polette, suo marito di 25 anni più anziano, violento e porno-dipendente: l'uomo venne ucciso il 13 marzo del 2016 con un colpo di pistola alla testa e il suo corpo venne poi occultato in un bosco nei presi del castello di La Clayette, una piccola località francese della regione della Borgogna. A scavare la fossa non fu solo Valérie ma anche i suoi due figli. Il corpo venne ritrovato a un anno e mezzo di distanza. Quando i poliziotti andarono a casa di Valérie per arrestarla, lei non oppose nessuna resistenza ma ammise il delitto spiegando che – da quando, a 12 anni, aveva conosciuto l'uomo che sarebbe diventato suo marito – aveva dovuto subire continue violenze e vessazioni. L'uomo, prima di avere con lei 4 figli, era stato anche il suo patrigno: Daniel Polette l'aveva stuprata, picchiata e fatta prostituire per 25 anni anche mentre era il compagno della madre di Valérie.

"Ogni sera, quando tornava da scuola, lui abusava di lei. Nel villaggio di La Clayette, in Saône-et-Loire, tutti sospettavano. Ma nessuno ha mai detto niente", ha scritto in una petizione su Change.org il ‘Comitato di sostegno a Valérie Bacot' rivolgendosi direttamente a Éric Dupond-Moretti ed Élisabeth Moreno, rispettivamente ministro della Giustizia e ministro per le Pari opportunità nel governo di Jean Castex sotto la presidenza di Emmanuel Macron. L'appello è stato sottoscritto da centinaia di migliaia di persone e chiede che Valérie Bacot – che "nessuno ha mai protetto" – venga assolta. "Anche se ha commesso un omicidio uccidendo il suo aguzzino, e tenendo conto dei venticinque anni di sofferenza che ha sofferto e sopportato nell'indifferenza generale, è la sua libertà che chiediamo", scrive il comitato di sostegno.

Intervisto da Le Figaro nei giorni scorsi l'avvocato della donna ha raccontato che "è molto commossa nello scoprire questa marea di persone che la sostengono, che si interessano a lei. Si tratta di qualcosa di completamente nuovo visto che non aveva mai ricevuto la minima prova d'amore, ma aveva sempre vissuto isolata, barcollando nella vita. Questa donna non era programmata per essere violenta, lo è diventata suo malgrado e soprattutto a causa della scarsa protezione che ha avuto dall'età di dodici anni e anche prima. È una bambina che è stata lasciata a sé stessa e le autorità hanno concesso a quest'uomo lo strapotere di fare enormi danni impunemente. Nessuno era lì a proteggerla, né durante l'infanzia né durante l'adolescenza. Sua madre era complice delle follie commesse dal patrigno".

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