Turchia, principale rivale di Erdogan ed ex sindaco di Istanbul Imamoglu condannato a un anno e otto mesi

Il tribunale turco ha condannato Ekrem Imamoglu, sindaco sospeso di Istanbul e figura centrale del principale partito di opposizione (CHP), a un anno e otto mesi di carcere per "insulti e minacce a pubblico ufficiale". La sentenza si riferisce a dichiarazioni pubbliche rilasciate lo scorso 20 gennaio, quando Imamoglu aveva criticato apertamente il procuratore capo di Istanbul, Akin Gurlek, accusandolo di guidare indagini mirate contro esponenti dell'opposizione. Secondo il leader dell’opposizione, Gurlek stava piegando il suo ruolo di magistrato a fini politici, utilizzando l'apparato giudiziario come arma per colpire gli avversari del governo. Una critica dura, che secondo i giudici avrebbe però superato i limiti della libertà di espressione, configurando una minaccia e un'offesa. Imamoglu è stato invece assolto da un'altra accusa, quella di aver messo in pericolo Gurlek rendendone pubblico il nome con intento intimidatorio.
I legali del sindaco hanno comunque già annunciato il ricorso in appello. Se la pena fosse stata superiore ai due anni, Imamoglu avrebbe rischiato anche l'interdizione dai pubblici uffici.
L’arresto per corruzione e terrorismo e le proteste nel Paese

Ma la condanna di questa settimana si aggiunge a un quadro giudiziario molto più ampio: Imamoglu si trova infatti già in carcere dal 23 marzo scorso, arrestato con accuse pesanti: corruzione e presunti legami con un'organizzazione terroristica. Accuse che, secondo il CHP, sono del tutto infondate e servono esclusivamente a giustificare la sua esclusione dalla vita pubblica. L'arresto aveva scatenato un'ondata di proteste in tutto il Paese, con manifestazioni in decine di città; non è però mancata la risposta delle autorità, estremamente dura: la polizia ha infatti disperso i cortei con la forza e ha arrestato oltre mille persone. Nei mesi successivi, la repressione si è estesa anche ad altri esponenti dell’opposizione: a inizio luglio, più di 120 dipendenti del comune di Izmir, altra roccaforte del CHP, sono stati arrestati in operazioni definite dagli osservatori “arbitrarie” e “senza precedenti”.
Il vero obiettivo: impedire la candidatura alle presidenziali

Imamoglu è considerato il principale avversario politico del presidente Recep Tayyip Erdogan in vista delle elezioni presidenziali del 2028. Già due volte eletto sindaco di Istanbul, ha battuto candidati sostenuti dal partito di governo AKP, ed è visto oggi come l’unico in grado di mettere realmente in discussione il potere del presidente. Per questo, secondo l’opposizione e numerosi analisti, le vicende giudiziarie che lo riguardano non sarebbero altro che uno strumento per eliminarlo dalla competizione politica. Le accuse a suo carico sono spesso vaghe, basate su elementi inconsistenti o interpretazioni forzate, in un contesto in cui, secondo le organizzazioni internazionali, il sistema giudiziario turco ha perso la sua indipendenza: "L’obiettivo è impedirgli di candidarsi", affermano i dirigenti del CHP. Una condanna definitiva, anche in uno solo dei processi aperti, potrebbe costargli l’interdizione dai pubblici uffici, rendendolo ineleggibile.
Un sistema giudiziario sotto accusa

Il governo turco respinge le critiche e sostiene che la giustizia agisca in piena autonomia, ma la coincidenza tra l’ascesa politica di Imamoglu e l’intensificarsi delle indagini contro di lui alimenta forti sospetti. Le accuse, tutte molto gravi (corruzione, terrorismo, minacce a pubblici ufficiali), sembrano costruite per giustificare misure drastiche, come l’arresto preventivo, anche in assenza di prove solide. Numerosi osservatori internazionali parlano poi apertamente di un uso sistematico del potere giudiziario per reprimere il dissenso. Freedom House, nel suo ultimo rapporto sulla libertà nel mondo, ha classificato la Turchia come "non libera" e denunciato "un drastico peggioramento dello stato di diritto e delle libertà politiche".
Freedom House: "Siamo alla soglia di una dittatura consolidata"
"La Turchia è ormai sulla soglia di una dittatura consolidata", ha dichiarato Nate Schenkkan, ex direttore della ricerca di Freedom House. "L'arresto del rivale politico più popolare, la repressione dei quadri dell’opposizione e persino le voci su un possibile commissariamento del CHP da parte del governo, mostrano un disegno preciso: eliminare ogni spazio di democrazia".
In attesa dell’esito dell’appello e dei procedimenti ancora aperti, Imamoglu resta in carcere. Ma il suo caso è diventato molto più di una vicenda giudiziaria: è il simbolo di una Turchia dove il dissenso viene criminalizzato, e dove la competizione politica rischia di trasformarsi in un simulacro di legalità. Per milioni di cittadini turchi, la sua sorte è oggi strettamente legata a quella della democrazia nel Paese.