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Trump e gli Epstein Files: perché è naufragato il tentativo del presidente USA di bloccarli

Trump ha rinunciato ad opporsi alla pubblicazione degli Epstein Files dopo pressioni interne e rischio di sconfitta alla Camera. Una scelta tattica per chiudere il caso e tornare sull’agenda politica.
A cura di Davide Falcioni
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha improvvisamente deciso di sostenere la pubblicazione degli Epstein Files – i documenti legati al finanziere e pedofilo Jeffrey Epstein, morto suicida nel 2019 – dopo aver tentato per giorni di bloccarne la diffusione. La svolta, riportata dalla CNN, non nasce da un improvviso quanto improbabile entusiasmo per la trasparenza, ma da una valutazione politica: la battaglia era diventata impossibile da vincere. Quindi, tanti meglio non opporsi alla pubblicazione dei files ma sperare, al contrario, che la bufera passi in fretta.

Per tutta la scorsa settimana, la Casa Bianca aveva lavorato dietro le quinte per convincere alcuni repubblicani a ritirare il proprio sostegno al provvedimento in discussione alla Camera. "I Democratici stanno cercando di rilanciare la bufala di Jeffrey Epstein", aveva scritto il presidente in un post su Truth Social. "Solo un Repubblicano molto cattivo, o stupido, cadrebbe in questa trappola". Il tentativo di fermare i suoi però è fallito. Fonti citate dall'emittente statunitense raccontano che alleati e consiglieri hanno avvertito Trump che insistere avrebbe significato solo andare incontro a un'umiliazione pubblica, visto il consenso bipartisan ormai consolidato attorno al testo.

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Domenica sera il capo della Casa Bianca ha dovuto prendere atto della realtà. Ieri, seduto nello Studio Ovale, ha ammesso di essere pronto, seppur con enorme riluttanza, a firmare la misura che approva la pubblicazione dei files. Lo sforzo di fermare il provvedimento stava infatti amplificando l’attenzione mediatica su un tema che Trump considera deleterio per la propria immagine.

Il presidente ha sempre detestato il legame, anche solo evocativo, con Epstein, da cui sostiene di essersi allontanato anni prima che emergessero le accuse penali. Veder riemergere il dossier proprio ora – e soprattutto trovarsi in rotta con alcuni dei suoi stessi fedelissimi, come Marjorie Taylor Greene, da lui attaccata duramente nei giorni scorsi – ha alimentato un malcontento personale che però non è bastato a cambiare il corso degli eventi.

A convincerlo del tutto, secondo la CNN, è stato un argomento semplice: la pubblicazione sarebbe avvenuta comunque, e opporvisi stava solo peggiorando la situazione. Da qui, la decisione di trasformare la resa in una mossa tattica. L’obiettivo è chiudere rapidamente il capitolo Epstein, evitare ulteriori danni politici e riportare l’attenzione su temi che Trump ritiene fondamentali per le elezioni di metà mandato.

Il presidente, spiega sempre l'emittente americana, starebbe ora cercando di ribaltare la narrazione, presentandosi come promotore della trasparenza e rilanciando un’indagine del Dipartimento di Giustizia sui legami di Epstein con figure come Bill Clinton e Larry Summers. Una strategia che, secondo la Casa Bianca, dimostrerebbe la volontà di fare chiarezza senza distinzioni politiche.

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