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Guerra in Ucraina

Tre giornalisti italiani “bloccati” dai servizi segreti ucraini: accusati di essere spie dei russi

Le autorità ucraine hanno vietato di documentare la guerra a tre giornalisti italiani: Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo. L’accusa nei loro confronti è di essere spie dei russi.
A cura di Davide Falcioni
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Da sinistra: Andrea Sceresini, Alfredo Bosco, Salvatore Garzillo
Da sinistra: Andrea Sceresini, Alfredo Bosco, Salvatore Garzillo
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Vietato documentare la guerra: ad Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo – tre giornalisti italiani – nei giorni scorsi le autorità ucraine hanno impedito di fare il loro lavoro e raccontare il conflitto.

Si tratta di cronisti che seguono l'evoluzione dei combattimenti dal 2014, da ben prima quindi dell'invasione russa del 24 febbraio del 2022, e che in questi nove anni hanno raccontato con correttezza gli eventi bellici, schierandosi esclusivamente dalla parte della popolazione martoriata. Ebbene, malgrado la loro comprovata  professionalità, Sceresini e Bosco – che si trovano a Kiev – si sono visti rifiutare l'accredito militare da un giorno all'altro. Salvatore Garzillo, collaboratore di Fanpage.it, è stato invece respinto al confine con la Polonia.

A quanto pare i tre sono stati inseriti dai servizi segreti ucraini in una black list di persone non gradite con la grave accusa, mai ufficialmente formalizzata, di essere fiancheggiatori dei russi. In una lettera inviata all'Associazione Articolo 21 l'avvocata Alessandra Ballerini, che difende i tre cronisti, spiega: "Di fatto questa accusa, totalmente infondata, si traduce in una gravissima violazione del diritto di informazione e in un rischio concreto per la sicurezza dei miei Assistiti".

L'avvocata Ballerini: "A rischio l'incolumità dei giornalisti italiani"

La legale aggiunge: "La sospensione degli accrediti – che erano stati regolarmente rilasciati nel marzo 2022 – comporta   l’impossibilità di muoversi liberamente nel Paese, specie nelle zone vicino al fronte, e il rischio concreto di essere arrestati al primo posto di blocco. Questo illegittimo provvedimento sta determinando per i miei Assistiti i l’impossibilità di svolgere la loro professione giornalistica e pone seriamente a rischio la loro incolumità.
L’unica notizia ufficiale che è stata comunicata ai giornalisti Sceresini e Bosco, nonostante i molti solleciti effettuati anche tramite la nostra ambasciata, riguarda un ipotetico ‘interrogatorio‘ al quale dovrebbero essere sottoposti e  che dovrebbe essere eseguito dagli uomini della Sbu, il servizio di sicurezza ucraino. Inizialmente questo “interrogatorio” avrebbe dovuto svolgersi a Kramatorsk il 6 febbraio e a tal fine sono stati forniti alla Sbu i numeri di telefono e l’indirizzo dei due giornalisti con la richiesta che l’interrogatorio potesse avere luogo il prima possibile".

Dove si trovano Sceresini, Bosco e Garzillo

L'interrogatorio non è mai stato svolto. Sceresini e Bosco hanno trascorso alcuni giorni in una città spesso bombardata dai russi, impossibilitati a uscire di casa per ovvie ragioni di sicurezza. Poi, su consiglio dell’ambasciata italiana in Ucraina, i due cronisti si sono spostati a Kiev, dove hanno sede gli uffici centrali della Sbu. Sono ancora in attesa di essere interrogati.

Per quanto riguarda Salvatore Garzillo il 14 febbraio gli è stato impedito di entrare in Ucraina attraverso la frontiera polacca, in quanto "non gradito". Neppure a lui sono state fornite ulteriori spiegazioni.

La speranza è che a sbloccare la situazione possa essere la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che lunedì si recherà a Kiev. A quanto pare, oltre ad Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo, sarebbero altri sette o otto i giornalisti italiani nella stessa situazione in Ucraina, tutti impossibilitati a svolgere il loro lavoro e documentare la guerra.

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