Sumud Flottilla, il sostegno dei palestinesi: “Grazie a loro ci sentiamo più forti”

Mentre attivisti di tutta Europa si mobilitano a supporto della Global Sumud Flottilla, il gruppo di circa 50 imbarcazioni con attivisti provenienti da oltre 40 paesi che, cariche di aiuti umanitari, proveranno a rompere l'assedio di Gaza nei prossimi giorni, in Palestina l'attenzione sull'esito della missione è davvero molto alta. Appena un anno fa le forze democratiche palestinesi, i movimenti giovanili, quelli non violenti e della società civile, erano impegnati a stimolare la mobilitazione dell'opinione pubblica europea contro il genocidio a Gaza.
Dopo un anno, probabilmente mai così tanto negli ultimi tempi, il popolo palestinese e l'opinione pubblica europea sembrano sintonizzati sullo stesso canale. Stop al genocidio a Gaza, stop all'occupazione in Cisgiordania e stop ad ogni piano dell'estrema destra israeliana ormai determinata a cancellare tutto dei palestinesi. Le persone, a cominciare dai gazawi, l'idea stessa di uno Stato indipendente, con il progetto di dividere in due la Cisgiordania con la costruzione di nuove colonie, ed infine l'annullamento della nazione, ovvero della comunità degli uomini e delle donne palestinesi.
In Cisgiordania in questi giorni si seguono tutte le tappe della Global Sumud Flottilla, abbiamo incontrato alcuni dei punti di riferimento della società civile palestinese per farci spiegare da loro qual è la portata di questa grande mobilitazione europea per chi in Palestina ci vive e ci resiste.

"I governi ci hanno abbandonato, le persone no"
Quando gli mostriamo sul telefono le immagini della manifestazioni in Italia a supporto della Sumud Flottilla, il volto di Munther Amira si illumina di un sorriso gigantesco. "I love it" ci dice. Lui è uno dei leader del movimento non violento in Cisgiordania, una delle figure politiche più conosciute a Betlemme, anche per il suo supporto ai villaggi che patiscono le continue violenze dei coloni. La chiacchierata sulla Flotilla arriva al termine di un sopralluogo sulla zona E1, ovvero le terre che collegano i quartieri più a Est di Gerusalemme con la colonia di Ma'le Ammudim. E' qui che dovrà sorgere l'ennesima colonia illegale, definizione stabilita dalla giustizia internazionale, che spazzerà via alcuni villaggi palestinesi che sorgono accanto a quella che fu la tomba di Lazzaro, dove per la Bibbia, Gesù riuscì a rianimarlo e farlo camminare.
L'insediamento E1 è stato presentato dal Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich lo scorso 14 agosto. Una volta costruito taglierà in due la Cisgiordania tra Nord e Sud, rendendo ancora più impossibili gli spostamenti e cancellando, come dichiarato dallo stesso Smotrich, ogni idea di Stato Palestinese unitario. Mentre la pressione internazionale cresce sul governo israeliano, anche grazie alla Global Sumud Flotilla, i leader di governo legati al movimento dei coloni, Smotrich e Ben Gvir, sembrano voler accelerare nei loro piani disumani ogni giorno di più.
"Vanno sempre bene le manifestazioni nelle città, sono azioni importantissime, ma queste persone fanno di più, vengono qui, mettono in pericolo se stesse, per ottenere la libertà del popolo palestinese. Dobbiamo ringraziarle dal profondo del nostro cuore" ci dice Munther. "Credo che sia uno dei movimenti migliori da quando le persone agiscono – prosegue – ci danno la forza per resistere un altro giorno. Quando abbiamo visto cosa stavano facendo ci ha dato la forza per continuare a lottare, ci ha fatto capire che non siamo soli, che è vero che l’Europa ci ha spinti a firmare gli accordi di Oslo, ma i cittadini europei non ci lasciano soli". E poi un appello a fare pressione sui propri governi: "Le persone non ci hanno abbandonati, i loro governi si, ma in Italia, in Spagna, in Francia, le persone stanno con noi, si mettono in pericolo per portare del cibo ai bambini che stanno morendo di fame a Gaza ogni giorno"

"La Flottilla un esempio che genera cambiamento"
Entrare ad Hebron da l'idea dell'assurdità cieca dell'occupazione israeliani dei territori palestinesi. Una città che poco prima degli accordi di Oslo, doveva essere posto sotto l'intero controllo palestinese. Ma grazie ad un colpo di mano dei coloni, ed una sepoltura abusiva fatta in fretta e furia, a proteggere l'insediamento di circa 500 coloni israeliani nel centro della città, ci sono 1000 soldati dell'IDF. Il centro di Hebron è lastricato di checkpoint, tornelli, telecamere con il riconoscimento biometrico. Insomma passare inosservati è difficile. È qui che incontriamo Issa Amro, fondatore di Youth Against Settlement, human defender premiato dalle Nazioni Unite, leader locale del movimento non violento e una delle voci tra le più ascoltare all'estero.
Ci attende nel giardino di casa sua che è di fatto una gigantesca gabbia. Una enorme rete che copre su tutti i lati del cortile con al centro un albero di ulivo, mettendolo in sicurezza dalle violenze dei coloni che vivono proprio accanto a lui. Alcuni dei capi più violenti del movimento dei coloni, sono praticamente dei suoi vicini di casa.
"Ringrazio sinceramente dal profondo del mio cuore tutti i cittadini italiani ed europei che dimostrano solidarietà con il popolo palestinese e che hanno scelto di stare dalla parte giusta della storia, che hanno scelto di lottare per la pace, di essere dei veri esseri umani e vivere secondo i valori europei, nel rispetto dei diritti umani, della giustizia e della liberà per tutti" spiega Amro. "Questo è il modo giusto per creare un cambiamento, e vale per qualsiasi azione di resistenza nonviolenta. La Flotilla è uno degli esempi migliori di come generare un cambiamento e mettere in difficoltà l’Occupazione, fermare l’apartheid e mettere fine al genocidio a Gaza. Come palestinesi vogliamo che le persone agiscano, che siano proattive e compiano gesti concreti che rendano l’occupazione un sistema meno conveniente" sottolinea il leader di Hebron.
Non solo il genocidio a Gaza è tutt'ora un colpo al cuore per il futuro non solo della Palestina, ma dei palestinesi stessi, ma anche ciò che avviene in Cisgiordania sta rendendo sempre meno credibile l'idea stessa di popolo con un territorio. Hebron da questo punto di vista è il crocevia di continue tensioni, un laboratorio dove si sperimentano tecnologie di controllo, strategie di occupazione coloniale e segregazione. In un momento davvero pesantissimo per la lotta del popolo palestinese, la Flottilla arriva come un raggio di Sole a dare forza a chi vedeva solo macerie intorno, è questo quello che ci trasmette Amro. "Quando vediamo solidarietà e gesti di supporto che arrivano da fuori dalla Palestina ci sentiamo più forti, sentiamo che possiamo restare e continuare a lottare. È una forma di protezione, ci dà energia e forza per non sentirci soli e isolati dall’occupazione" conclude Amro.