Sumud Flotilla, il messaggio dalla Cisgiordania: “Respiriamo con voi, state già rompendo l’assedio”

Le immagini dell'attacco a una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla nel porto di Tunisi hanno fatto il giro del mondo. In Palestina da giorni attendono con ansia e partecipazione che le navi con attivisti da oltre 50 paesi arrivino al largo di Gaza. Ma soprattutto è proprio da qui che si percepisce che la vittoria c'è già stata. L'assedio di Gaza, ma complessivamente, l'assedio dei palestinesi, si è già rotto.
Lo sanno bene in quei villaggi della Cisgiordania dove ogni giorno si contano i feriti per gli assalti dei coloni, dove si contano i danni alle case, alle auto, ai terreni agricoli, dove si fanno i conti con l'occupazione. Vedere le mobilitazioni per la Palestina e a sostegno della Sumud Flotilla per chi è palestinese e vive in Palestina è già la rottura del silenzio, dell'assedio materiale e psicologico, è il ritorno al centro del dibattito pubblico delle persone che soffrono l'occupazione israeliana e la violenza di esercito e coloni.
La regione della Masaffer Yatta è uno dei fronti più caldi in Cisgiordania. Qui, secondo il rapporto sulle violenze contro la popolazione palestinese redatto da Mediterranea Saving Humans, si registrano 5 episodi di violenza e violazioni dei diritti umani al giorno. Aggressioni, incendi, demolizioni, molestie, invasioni di proprietà privata. Ed è da qui che Fanpage.it ha raccolto il messaggio di chi lotta per la difesa della propria terra, rivolto agli attivisti della Flotilla.

Palestinesi e attivisti internazionali insieme: "L'assedio è già rotto"
Awda Hateleen era il punto di riferimento della resistenza non violenta nel villaggio di Um al Khair, in Masafer Yatta, è stato ucciso con un colpo di pistola dal colono Yinon Levy lo scorso 28 luglio. Il suo assassino dopo poche ore di fermo è ritornato libero, e da settimane continua a perseguitare gli abitanti di Um al Khair. Su di lui ci sono sanzioni internazionali imposte dall'Unione Europea e dal Regno Unito, ma per le autorità israeliane può andare liberamente in giro. Lo scorso 6 settembre, nella scuola di Um al Khair, dove Awda insegnava ai bambini, si è tenuta la commemorazione dell'attivista non violento. Per l'occasione si sono dati appuntamento nel villaggio, ormai circondato dalla colonia illegale israeliana di Carmel, gli attivisti di tutto il Sud della West Bank e anche tantissimi attivisti israeliani e internazionali.
C'era il Ministro dell'Educazione dell'Autorità Nazionale Palestinese, organizzazioni israeliane che si battono per denunciare la violazione dei diritti umani contro i palestinesi, come B'Tselem, con la sua presidente Sarit Michaeli. C'era il premio Oscar 2025 con "No Other Land" Basel Arda, e il co-autore israeliano Yuval Abraham. E c'erano anche tanti attivisti italiani, in particolare quelli di Mediterranea Saving Humans e Operazione Colomba, che sono attivi in Masafer Yatta tutti i giorni, a protezione della popolazione civile palestinese.
Un momento di ricordo, di commozione, ma anche un momento per guardarsi tutti negli occhi e stare vicini, palestinesi e internazionali, mentre dall'altro lato del Mediterraneo, in Italia, Spagna, Francia, centinaia di migliaia di persone scendono in piazza a sostengo della Sumud Flotilla. Per l'occasione l'esercito israeliano aveva chiuso tutte le vie d'accesso a Um al Khair, con posti di blocco e check point. Ma grazie a una attenta strategia degli attivisti palestinesi e israeliani, non hanno potuto impedire che si tenesse l'iniziativa.
È qui che abbiamo incontrato Hafez Hureini, il principale leader del movimento non violento in Masafer Yatta. È stato lui a condurre l'evento pubblico, in cui si sono alternati interventi di attivisti, abitanti dei villaggi e membri della società civile. Ed è da lì che è partito il messaggio diretto agli attivisti che si stanno mobilitando in Europa. "Il nostro messaggio per quelle persone che si uniscono alla Flotilla e che agiscono per i nostri diritti, e che è vero che stanno cercando di rompere l’assedio a Gaza, ma bisogna capire che di fatto stanno anche rompendo lo stato di occupazionale in Cisgiordania" spiega Hureini.

"Siete il polmone con cui respiriamo"
Seguiamo Hafez Hureini a casa sua nel villaggio di At Twuani, luogo nevralgico per l'organizzazione degli attivisti internazionali. È qui che gli attivisti di Mediterranea Saving Humans e Operazione Colomba partono ogni giorno per distribuirsi nei villaggi. Il rapporto di Mediterranea Saving Humans, presentato al Senato italiano lo scorso luglio, ad oggi è arrivato a registrare oltre 1500 violenze contro i palestinesi. Con Hafez si commentano le mobilitazioni in Italia: "Sentiamo che tutte queste persone sono proprio l’altro polmone con cui respiriamo. Questa è la speranza che abbiamo" dice il leader della resistenza non violenta.
"Certo, quando queste persone si ritroveranno vicino a Gaza, saranno attaccate e pagheranno un prezzo per la loro propria decisione. Ma speriamo che questo non impedirà loro di continuare a fare azioni come questa, di nuovo e di nuovo" sottolinea Hureini.
Quello che è avvenuto nel porto di Tunisi, con un primo attacco, probabilmente con un drone, a una delle navi simbolo della Flotilla, quella dove viaggia l'attivista per il clima Greta Thunberg, è un chiaro segnale di quello che accadrà. Che è poi quello che è sempre accaduto quando le navi della società civile hanno provato a rompere l'assedio di Gaza. Ma questa volta il livello internazionale della mobilitazione è stato senza precedenti, e la vittoria politica è già raggiunta, indipendentemente da come andrà a finire. E speriamo che i militari israeliani non mettano a rischio la vita degli attivisti con le loro azioni.
"Tutte le persone libere in Italia dovrebbero continuare a farlo, non solo queste persone" prosegue Hureini. "Ci sono più persone che vogliono partecipare. Questo indebolisce il regime di occupazione". La serata ad At Twuani si conclude guardando i video delle mobilitazioni in Italia e facendo il punto tra gli attivisti italiani sui villaggi da coprire con la propria presenza il giorno successivo. Intorno i giovani ragazzi del villaggio respirano, come sempre da queste parti, un'aria internazionale vedendo con mano come quel piccolo villaggio in mezzo alle campagne aride intorno a Yatta, diventi il centro del mondo. Italiani, spagnoli, israeliani, americani, neo zelandesi, ci sono tutte le nazionalità del mondo, proprio qui, accanto ai palestinesi.