Striscia di Gaza, 27 italiani ancora bloccati: “Non sappiamo quando potremo tornare”

UPDATE: Secondo il Ministero degli Interni palestinese il valico di Rafah verrà riaperto tra domani e giovedì.
Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato la vicenda della delegazione di 34 cittadini italiani in visita nella Striscia di Gaza il giorno stesso in cui Israele aveva bombardato. A parte la rabbia per la sorte dei cittadini palestinesi – periodicamente presi di mira dai cacciabombardieri di Israele – i nostri connazionali non hanno riportato alcuna conseguenza e l'indomani si sono apprestati ad uscire dalla "Striscia" per fare ritorno in Italia. Per farlo avrebbero dovuto varcare il valico di Rafah, che conduce in Egitto, quindi recarsi al Cairo e da lì imbarcarsi su un aereo per Roma. Qualcosa però non è andato come speravano: solo alcuni di loro hanno raggiunto la capitale egiziana, mentre altri 27 sono stati trattenuti nel valico e da tre giorni sono impossibilitati ad uscire.
Maurizio Musolino, capo della delegazione, ha spiegato ieri: "Dopo essere entrati a Gaza, superando moltissimi problemi, da due giorni ci troviamo nell'impossibilità di uscire. Il valico di Rafah è chiuso e le autorità egiziane non ci permettono di ritornare al Cairo da dove dobbiamo prendere l'aereo per roma. Il motivo sembra essere l'estrema insicurezza della strada di ritorno, specie intorno al Al Arish. Molti di noi avevano impegni di lavoro in Italia, ma la delegazione sta reagendo ottimamente. C'è un bel clima, nonostante la comprensibile angoscia per l'indeterminatezza della data del ritorno. Sappiamo bene che quello che stiamo provando sulla nostra pelle è la centesima volta di quello che tutti i giorni sono costretti ad affrontare i nostri amici palestinesi. Il lato positivo di tutto ciò è che questa situazione ci permette di poter conoscere meglio Gaza e la sua gente. Resta la consapevolezza che la nostra missione ha avuto successo: siamo riusciti a mettere al centro dei nostri incontri il tema del diritto al ritorno, abbiamo portato all'ospedale Al Awda quanto raccolto nelle scorse settimane in Italia e quando torneremo faremo sentire la nostra voce in favore della fine dell'embargo a Gaza. A tutti i compagni e gli amici che in queste ore ci stanno sostenendo e che nei mesi passati ci hanno aiutato in questa missione ancora una volta un grazie. Per il diritto al ritorno con il popolo palestinese". Qualche ora dopo Musolino ha aggiunto: "Nonostante le rassicurazioni che ci arrivano dalla nostra ambasciata in Egitto, ad oggi non possiamo con certezza prevedere quando questa situazione si potrà sbloccare".
Ad oggi, dunque, 27 nostri connazionali si trovano ancora a Gaza, impossibilitati a fare ritorno in Italia. La Farnesina starebbe intrattenendo contatti con i diplomatici egiziani: la richiesta, ovviamente, è che il tragitto tra Rafah e il Cairo venga messo in sicurezza. La delegazione era partita il 25 dicembre ed è formata da attivisti, militanti politici, giornalisti, tutti sensibili alla causa del popolo palestinese. I 34 erano dovuti rimanere al Cairo per 7 giorni, malgrado avessero tutte le autorizzazioni per entrare a Gaza. L'hanno raggiunta dopo una lunga attesa, nell’ambito di una campagna internazionale per il Diritto al Ritorno dei profughi nelle loro case, dalle quali sono stati cacciati nel 1948. Il capo delegazione è Maurizio Musolino, giornalista e scrittore. Il programma della delegazione prevedeva incontri e visite a campi profughi, ospedali e scuole, ma soprattutto la partecipazione alle commemorazioni per il massacro dell’Operazione Piombo Fuso, che nel gennaio del 2009 provocò la morte di 1.380 cittadini palestinesi, per lo più civili, in 22 giorni di bombardamenti incessanti con ordigni al fosforo bianco.