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Spese militari: milioni di euro in cravatte, dentifrici e saponette in regalo alla Libia

Nel miliardo di euro di finanziamento alle missioni militari figurano voci assai bizzarre: come il vestiario ai soldati libici, i carri armati a Gibuti e Pakistan, strane operazioni con la Siria di Assad. E un centro per la “pacificazione” tra Italia e Germania.
A cura di Davide Falcioni
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Spenderemo quasi un miliardo di euro per i prossimi nove mesi: a tanto ammonta il finanziamento alle missioni militari italiane sparpagliate in tutto il mondo. A pensarci bene, guardando queste spese e quelle, ben più sostanziose, sugli armamenti (caccia, sommergibili, sistemi radar, ecc. ecc.), non è difficile comprendere in che modo sia stato generato nei decenni il mostruoso debito pubblico italiano.

E a lamentarsi per i costi eccessivi del nostro reparto militare sono persino i militari stessi. Ad esempio il sito forzearmate.org, che offre servizi di "consulenza, assistenza legale e informazione per il personale delle Forze Armate, delle Forze di Polizia e del Pubblico Impiego" non lesina critiche all'ultimo decreto di proroga delle missioni. Si legge testualmente sul sito: "A leggere le 324 pagine delle relazioni tecniche del disegno di iniziativa governativa – già approvato dal Senato e trasmesso alla Camera – (presentato dallo stesso Monti insieme al ministro degli Affari Esteri Terzi di Sant’Agata, quello della Difesa Di Paola e quello dell’Interno Cancellieri), qualche dubbio sulla bontà del testo sorge spontanea. Innanzitutto per la mole di soldi messi a disposizione dallo Stato per le missioni, in secondo luogo per la quantità di posti (a volte anche sconosciuti ai più) in cui il nostro Paese è impegnato con forze militari. Ma è soprattutto il terzo punto a incuriosire: sono i tanti progetti finanziati dall’Italia all’estero e per l’estero, alcuni dei quali davvero assurdi".

Ma non ci sono solo finanziamenti diretti. Abbondano anche le forniture di armi e accessori di vario genere: ci sono i 500 carri armati regalati al Pakistan, ad esempio, ma c'è anche la cessione, a titolo gratuito alla Libia, di vestiario e materiale per l’igiene personale, tra cui 19.635 cinture kaki, 3.826 cravatte kaki, 2.374 camicie a maniche lunghe e 6.752 camicie a mezze maniche, 28 mila pantaloni e 6mila pantaloncini. E ancora: 30 mila magliette di cotone e altrettanti slip, 80 mila tubetti di dentrificio, 150 mila saponi da toilette, 38 mila spazzole per scarpe, ben 2 milioni di rasoi.

Non solo. Come rivela forzearmate.org,  "accanto a queste strane donazioni troviamo anche dei finanziamenti per progetti non meno particolari. Come i 200 mila euro messi a disposizione in Libia per la ‘realizzazione di attività di formazione in favore di giornalisti e opinion makers, ma anche degli operatori tecnici responsabili della parte editoriale dei quotidiani e delle pubblicazioni libiche'; o come i 317 mila euro in territorio siriano per la ‘assistenza tecnica internazionale nel settore giudiziario'. È difficile, ancora, pensare che riesca ad andare in porto, viste le vicende politiche di Assad, la missione di un team di esperti per promuovere in Siria l’adesione alla convenzione sulle armi chimiche. Costo: quasi 40 mila euro. In territorio siriano, peraltro, sarà attivo anche un altro progetto – di quasi 500 mila euro – per la ‘riqualificazione e riorientamento di esperti siriani nel campo biologico e chimico in applicazioni pacifiche'. Cosa significhi, rimane non molto chiaro".

Per finire un'ultima chicca:il finanziamento di 60 mila euro per il Centro italo-tedesco di Villa Vigoni. A cosa servirà?  "A favorire la composizione e il superamento di talune questioni collegate alla Seconda Guerra Mondiale che ancora pesano sul rapporto tra Italia e Germania”.

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