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Sparatoria alla Brown University: uccisi 2 studenti, 9 feriti: rilasciato un sospetto, è un ex militare

Le autorità USA avevano arrestato domenica mattina una persona, un ex militare con problemi psichici. Non sarebbe però coinvolto nella sparatoria di massa alla Brown University nella quale due persone sono morte.
A cura di Biagio Chiariello
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La sparatoria alla Brown University
La sparatoria alla Brown University

La persona fermata nelle ore successive alla sparatoria avvenuta alla Brown University sarà rilasciata. Lo hanno confermato domenica 14 dicembre le autorità del Rhode Island, chiarendo che al momento non esistono elementi sufficienti per trattenerla o procedere con accuse formali. “A breve rilasceremo la persona arrestata oggi”, ha detto il sindaco di Providence, Brett Smiley. Secondo le indiscrezioni si tratterebbe di un ex militare con problemi psichici.

La sparatoria, avvenuta sabato pomeriggio nel campus dell’ateneo della Ivy League, ha provocato due morti e nove feriti. L’attacco si è verificato intorno alle 16:00 ora locale (le 22 in Italia) all’interno dell’edificio di ingegneria Holley, dove erano in corso lezioni ed esami di fine semestre. Secondo quanto riferito dal procuratore generale del Rhode Island, Peter Neronha, “non ci sono basi per considerare il fermato un ricercato”: le evidenze raccolte finora, ha spiegato, “puntano in un’altra direzione”. Le ricerche del responsabile proseguono e gli investigatori stanno analizzando nuove immagini di videosorveglianza.

L’uomo era stato bloccato nella notte in un hotel di Coventry, a circa trenta chilometri dal campus. Una troupe della CNN presente nella struttura ha assistito all’intervento: agenti federali e locali hanno circondato l’edificio e fatto irruzione in una stanza, trovando l’ospite in possesso di due armi, ora al vaglio degli investigatori. Si tratterebbe di una persona tra i 20 e i 30 anni, non iscritta all’università. Tuttavia, secondo Thomas Verdi, ex vice capo della polizia di Providence, il tiratore “conosceva bene l’edificio e l’area”, un dettaglio che lascia aperte diverse ipotesi, senza indicazioni sul movente.

Intanto emergono le testimonianze degli studenti. Joseph Oduro, 21 anni, assistente didattico, stava tenendo una lezione quando ha sentito colpi e urla nel corridoio. Poco dopo, ha raccontato, un uomo armato e con il volto coperto è entrato in aula sparando. Altri studenti hanno riferito di essersi barricati per ore in aule e bagni dopo l’allarme: “sparatore nel campus”. Chiang-Heng Chien, ricercatore, ha descritto l’attesa al buio, nascosto sotto i banchi con i colleghi.

La presidente dell’università, Christina Paxson, ha confermato che tutte le vittime erano studenti. Circa duemila persone sono state trasferite in luoghi sicuri durante la notte, grazie anche all’aiuto dei residenti. Gli esami sono stati cancellati e molti studenti rientreranno a casa per le festività. Domenica sera è prevista una veglia cittadina in memoria delle vittime.

Dalla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha espresso cordoglio per i morti e l’augurio di pronta guarigione ai feriti. Secondo il Gun Violence Archive, l’attacco porta a 389 il numero delle sparatorie di massa registrate quest’anno negli Stati Uniti.

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