Sopravvissuta ad Auschwitz, grazie a una banconota ritrova l’uomo che la salvò: la storia di Lily

Lily Elbert, una donna inglese di origine ungherese sopravvissuta ad Auschwitz, dopo 75 lunghissimi anni ha ritrovato l’uomo che le salvò la vita. E la sua è una storia che parte da una banconota. Nell’aprile del 1945, dopo la liberazione del campo di sterminio da parte delle forze alleate, un uomo le consegnò una banconota con un messaggio di speranza sui bordi: “All’inizio di una nuova vita, buona fortuna e felicità”. Quella banconota è rimasta per tutti questi anni nei cassetti della memoria di Lily, oggi 90enne, che un giorno l’ha ritrovata mentre era in compagnia del nipote Dov Forman, che ha 16 anni, la stessa età che aveva lei quando è terminato l’incubo del campo di sterminio. È stato proprio il ragazzo a convincerla a cercare quel soldato. Come spesso accade, l’adolescente ha pensato di affidarsi ai social per trovare quella persona. “Ho pensato che fosse semplicemente fantastico e che l’avrei condiviso con il mondo”, ha raccontato Dov a Skynews. “Ho scherzato con la mia bisnonna che avrei potuto trovare il soldato in 24 ore”, e in effetti ci è riuscito davvero grazie a Twitter. L’Auschwitz Memorial ha condiviso l’appello del 16enne e in poche ore il tweet ha ottenuto migliaia di condivisioni.
L'anziana parlerà con la famiglia del soldato che le regalò la banconota – E così quel soldato della banconota del 1945 ora ha un nome: si tratta dell’americano Hayman Shulman, morto sette anni fa. Ma la bisnonna potrà parlare, in videochiamata, con i familiari e raccontare loro come quel gesto le cambiò la vita. Quella banconota con quel messaggio di speranza è stata infatti fondamentale per lei. “Non avevamo un pezzo di carta, non avevamo nulla, non puoi saperlo, non puoi spiegarlo, soprattutto oggi”, ha ricordato Lily Elbert aggiungendo che le persone non riescono a capire che “eravamo esseri umani senza nulla”. “Quest’uomo era stato davvero il primo tocco umano che avevo ricevuto e questo significa davvero molto”, le parole dell’anziana sopravvissuta ad Auschwitz.
