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Separati da oltre un anno, padre ritrova il figlio a Gaza. Il racconto: “Così aiutiamo i bimbi rimasti soli”

L’intervista di Fanpage.it a Reem Alreqeb, direttrice del Programma di Gaza per SOS Children’s Villages Palestine, attiva sul territorio dal 1966. Gli operatori umanitari lavorano a Khan Younis, nelle tende che accolgono bimbi e famiglie: “Nelle ultime settimane siamo riusciti a riunire un bambino di 3 anni con la sua famiglia, erano separati da oltre un anno e mezzo. Lo credevano morto ma hanno continuato a cercarlo”.
A cura di Eleonora Panseri
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Foto SOS Children’s Villages Palestine.
Foto SOS Children’s Villages Palestine.

"La situazione a Khan Younis è catastrofica. Le famiglie vivono in rifugi sovraffollati fatti di tende, con poca o nessuna privacy, sicurezza o accesso ai bisogni fondamentali. Le donne faticano a prendersi cura dei propri figli senza accesso a cibo, acqua pulita o servizi medici, mentre i bambini affrontano la fame, il trauma e la perdita di qualsiasi senso di vita normale".

A parlare a Fanpage.it è Reem Alreqeb, direttrice del Programma di Gaza per SOS Children’s Villages Palestine, attiva sul territorio dal 1966 e parte di una federazioni di associazioni umanitarie, tra cui l'italiana SOS Villaggi dei Bambini che raccoglie aiuti da inviare in Palestina e promuove le adozioni a distanza.

Foto SOS Children’s Villages Palestine.
Foto SOS Children’s Villages Palestine.

Gli operatori umanitari che lavorano sul territorio, a Khan Younis, si occupano delle famiglie che, a causa della guerra, hanno perso tutto e dei bambini che non hanno più i genitori. "Per molti di loro, la realtà quotidiana è fatta di paura, incertezza e privazioni. Fanno lunghe code per cibo e acqua invece di andare a scuola".

"I più vulnerabili, madri con neonati, bambini senza le cure dei genitori e coloro che hanno bisogni sanitari cronici, stanno pagando il prezzo più alto", aggiunge la direttrice.

I bambini sono tra i gruppi più a rischio in questo scenario di guerra. Quale futuro c'è per quelli che hanno perso genitori e familiari?

La nostra priorità è l’assistenza basata sulla famiglia: rintracciare parenti sicuri, preparare il bambino e i familiari per la riunificazione. È nel miglior interesse del bambino crescere con la propria famiglia.

Per i bambini per i quali non è possibile risalire alla famiglia d’origine, il Ministero dello Sviluppo Sociale (MoSD), che è l’ente legale responsabile, si occupa di inserirli presso famiglie affidatarie.

Come stanno i bambini e le famiglie che sostenete? Di cosa hanno bisogno ora, cosa manca loro?

Per quanto riguarda i bambini sotto la nostra cura, ovviamente li sosteniamo e forniamo loro tutto ciò di cui hanno bisogno all’interno del nostro campo. Ma ci occupiamo anche di bambini che vivono con le loro famiglie nelle aree circostanti, e questi bambini soffrono insieme ai loro familiari per fame, sfollamento, devono fare la fila per cibo e acqua invece di andare a scuola o in spazi educativi.

Foto SOS Children’s Villages Palestine.
Foto SOS Children’s Villages Palestine.

Hanno perso l’infanzia e hanno bisogno di un grande supporto per recuperare il senso di essere bambini e di umanità. Manca tutto: cibo, sicurezza, acqua, medicine e beni per l’igiene. L’inverno sta arrivando, le tende sono strappate e alcuni non hanno nemmeno dove ripararsi.

Quali attività educative e ricreative offrite? Come rispondono i bambini e come riuscite a coinvolgerli nonostante la situazione terribile?

I bambini partecipano ad attività ricreative all’interno del nostro campo a Khan Younis e prendono parte anche a tutte le attività psicosociali (MHPSS) offerte nel campo. Diamo lo stesso sostegno anche ai bambini degli altri campi qui.

Rispondono positivamente, sono molto attivi. Tuttavia, alcuni bimbi fuori dal campo, nelle ultime settimane, erano troppo deboli per partecipare o essere attivi a causa della fame. Ma cerchiamo sempre di fare il possibile per aiutarli.

Nonostante tutto ciò che stanno attraversando, chiedono sempre al nostro team di aumentare le attività e cercano di giocare con gioia. Sono bambini, amano la vita e vogliono crescere per diventare medici, infermieri e insegnanti.

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C’è una storia in particolare che vorreste condividere?

Una riunificazione che non dimenticheremo mai. Nelle ultime settimane siamo riusciti a riunire un bambino di neanche 3 anni con la sua famiglia. Era con noi dall’inizio della guerra, separato da oltre un anno e mezzo. La sua famiglia lo credeva morto ma ha continuato a cercarlo.

Quando abbiamo preparato la riunificazione e il bambino ha visto suo padre, gli è corso incontro pronunciando una sola parola familiare che il padre gli diceva sempre. È stato un momento travolgente: il padre ha pianto, il team ha pianto.

Abbiamo sentito profondamente il valore del nostro lavoro e, allo stesso tempo, il dolore per quello che i bambini di Gaza stanno subendo, senza alcuna colpa.

Quali sono le principali sfide che affrontate come operatori umanitari? Cosa vi motiva a lavorare in queste aree? Vi sentite in pericolo?

Gli operatori umanitari continuano a lavorare, ma in circostanze estremamente difficili. Per noi di SOS Children’s Villages la sfida più grande è soddisfare i bisogni quotidiani dei bambini sotto la nostra cura: garantire loro cibo, acqua pulita, medicine e un ambiente sicuro.

Le tende di SOS Children’s Villages Palestine.
Le tende di SOS Children’s Villages Palestine.

Con accesso limitato alle forniture e prezzi di mercato molto alti, anche coprire i bisogni essenziali richiede uno sforzo straordinario. Allo stesso tempo, riceviamo continue richieste di aiuto da parte di famiglie vulnerabili nella comunità, disperate per ricevere sostegno.

Purtroppo, a causa delle gravi limitazioni all’accesso agli aiuti, della scarsità di forniture e delle restrizioni ai movimenti, non possiamo sempre rispondere a ogni richiesta come vorremmo. Questa è una delle parti più difficili del nostro lavoro: sapere che i bisogni sono enormi ma non riuscire a raggiungere ogni famiglia in tempo.

Nonostante queste sfide, il nostro personale resta determinato, spesso affrontando rischi personali, per garantire che i bambini sotto la nostra protezione siano al sicuro e per fare tutto il possibile anche per la comunità più ampia.

Foto SOS Children’s Villages Palestine.
Foto SOS Children’s Villages Palestine.

Quello che ci motiva a continuare è sapere quanto impatto abbiano i nostri interventi sui bambini e sulle famiglie che aiutiamo. Sappiamo che molte vite, molti bambini, dipendono da noi.

E sì, ci sentiamo in pericolo in ogni momento: a Gaza non ci sono aree sicure, e anche se la nostra posizione è stata notificata come spazio dedicato al supporto dell’infanzia, nulla può essere garantito.

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