Scuote la bimba di 7 mesi per farla smettere di piangere: la piccola muore. Condannata

Tre anni di reclusione, sospesi parzialmente con la condizionale, ad una donna per il decesso di un bebè avvenuto nel novembre 2013 a Ginevra. La decisione è del Tribunale federale (TF) che ha così confermato la condanna nei confronti della bambinaia che aveva scosso più volte la piccola di sette mesi nel tentativo di farla smettere di piangere. I sussulti avevano provocato un ematoma nella bimba, che poco dopo è deceduta. In prima istanza, il tribunale correzionale aveva dichiarato la donna colpevole di omicidio, condannandola a una pena di sei anni. La Corte di giustizia aveva invece in un secondo tempo escluso l'intenzionalità, scartando di conseguenza l'ipotesi di omicidio. I giudici della Camera penale d'appello e di revisione avevano appurato che l’imputata “non era preparata in materia di cura dei bambini” e che in particolare non conosceva la cosiddetta ‘sindrome del bambino scosso’. Tuttavia, secondo il Tribunale federale, l'impreparazione non può giustificare il gesto violento da parte della donna nei confronti della giovanissima vittima. La Corte cantonale ha constatato che la tata era consapevole di mettere a repentaglio la vita della neonata. Il ricorso è quindi stato respinto ed è stata confermata la condanna per omicidio colposo e per abbandono.
La shaken baby syndrome, ovvero "sindrome del bambino scosso", indica quelle forme di abuso legate ad un forte scuotimento del bambino con conseguente trauma sull'encefalo e successive sequele neurologiche. "Il neonatologo deve sempre aver presente la sindrome del bambino scosso, poiché questi casi di violenza sono meno rari di quanto si pensi e non possono sfuggire al sospetto del medico, che deve denunciare il reato alle autorità, come previsto dalla legge – afferma a Repubblica il presidente della Società italiana di neonatologia, Mauro Stronati – ma ha anche l'obbligo di informare adeguatamente i genitori sui danni che uno scuotimento può provocare. In molti studi si dimostra, infatti, come i genitori dichiarino di scuotere i loro figli solo per calmarli, inconsapevoli della gravità di un simile intervento. Una corretta e completa informazione ai genitori e alle famiglie è quindi importante affinché un gesto, a volte inconsapevole o addirittura benevolo, non si trasformi in un grave danno per il neonato".