Scontri Irlanda del Nord, cosa sta succedendo tra violenze, assalti alla polizia e odio anti immigrati

Rabbia e fiamme per le strade di alcune città nell'Irlanda del Nord: da lunedì scorso sono in corso vere e proprie rivolte anti immigrati nel Paese. Quella che era partita come una protesta pacifica e civile, si è rapidamente trasformata in una violenta spirale di odio e di scontri con i poliziotti: sarebbero 63 gli agenti feriti in 4 giorni di disordini.
La causa degli scontri in Irlanda del Nord
A scatenare il tutto è stato un caso di tentato stupro verificatosi sabato scorso nel quartiere Clonavon Terrace a Ballymena. Si è ipotizzato che ad aver commesso il reato ai danni di una ragazza del posto siano stati due 14enni di origine rumena. Lunedì, invece, si è tenuto l'interrogatorio degli indagati, che, non parlando l'inglese, hanno avuto bisogno della traduzione di un interprete. Entrambi hanno negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda.
L'episodio ha scosso profondamente la comunità locale, che ha fatto sentire la sua voce, senza però causare danni a persone e a infrastrutture. A tal proposito, sui social è stato pubblicato un post, che invitava i cittadini della zona a radunarsi alle 19:30 della sera stessa per esprimere rabbia e indignazione.
Migliaia di persone si sono presentate in città in segno di solidarietà con la ragazza aggredita e con la sua famiglia, manifestando in maniera pacifica al grido dello slogan: "Ballymena says no to sex offenders" (Ballymena dice no ai molestatori sessuali), marciando nel quartiere di Clonavon Terrace. Nel giro di poche ore, però, la situazione è precipitata.
Una piccola schiera di persone mascherate e vestite di nero, composta soprattutto da giovani, si è staccata dal corteo per radunarsi nel quartiere dove è avvenuta la molestia. Proprio lì sono cominciati i primi attacchi alle forze dell'ordine e a diverse proprietà di immigrati.
Non si tratta di una novità per l'Irlanda del Nord: nell'estate scorsa, una scia di violenza aveva attraversato le strade di Belfast, dove sono state incendiate diverse attività commerciali musulmane e le case di cittadini stranieri.
L'evoluzione degli scontri
Armati di bombe molotov, mattoni, macerie, asce e fuochi d'artificio, i rivoltosi hanno eretto barricate e hanno attaccato le forze dell'ordine, intervenute subito con idranti, cani e manganelli.

La stessa scena si è ripresentata il giorno seguente, quando centinaia di persone si sono riunite per assaltare la polizia e appiccare fuochi a case e auto di proprietà dei migranti. Si è trattato del giorno in cui si sono concentrate le maggiori violenze, che hanno costretto alcune famiglie alla fuga.
Per paura di essere presi di mira, alcuni cittadini hanno esposto bandiere del Regno Unito e cartelli con scritto "Locals live here" oppure "Filipino lives here". Una situazione che ha ricordato i pogrom e una aperta "caccia allo straniero".
Nonostante ciò, le aggressioni sono andate avanti per altri tre giorni e si sono estese ad altre città, tra cui Belfast, Newtoownabbey, Carrickfergus e Larne. In quest'ultima, mercoledì alcuni giovani hanno dato fuoco all'atrio e spaccato le finestre di un centro ricreativo che ospitava temporaneamente famiglie di migranti. Lì, infatti, alloggiavano le persone aggredite la sera prima a Ballymena. Fortunatamente, durante l'attacco, non c'era più nessuno all'interno dell'edificio.
Giovedì le violenze sono continuate: a Portadown, alcuni rivoltosi hanno lanciato mattoni alle forze dell'ordine. Altri attacchi più contenuti si sono verificati in altre zone del Paese, ma senza gravi conseguenze per gli abitanti e le autorità.
Com'è la situazione oggi tra arresti e feriti
Quella che è stata definita la "settimana della vergogna" sembrerebbe fortunatamente essere giunta al termine. Il bilancio delle violenze è impressionante: 63 agenti feriti e 15 arresti. A sorprendere ancora di più sono le 14 famiglie costrette a trasferirsi per motivi di sicurezza, ricevendo alloggi d'emergenza.
Inoltre, secondo il Northern Ireland Housing Executive (NIHE), all'incirca 50 famiglie hanno ricevuto assistenza nel corso della settimana. Intervenuta al programma televisivo "Good Morning Ulster" della BBC, la direttrice generale della NIHE Grainia Long ha dichiarato che si tratta di un numero mai così alto.
Le proteste nell'epicentro, ossia Ballymena, sembrano essere sotto controllo e la situazione parrebbe star ritornando alla normalità.