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Regno Unito. L’Isis minaccia le guardie della regina Elisabetta

E’ quanto sostengono i giornali domenicali “Mail on Sunday” e “Sunday Mirror” che citano fonti della sicurezza. Aumentati i controlli e le precauzioni sopratutto durante il cambio della guardia, una delle attrazioni più amate dai turisti.
A cura di Biagio Chiariello
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 Anche le storiche guardie della regina, simbolo indiscusso dell’universo british, finiscono nel mirino dei jihadisti dello Stato Islamico. E' quanto si legge sui domenicali Mail on Sunday e Sunday Mirror che citano fonti della sicurezza, che riferiscono del pericolo che correrebbero i gendarmi, famosi in tutto il mondo per le cerimonie di cambio davanti ai principali palazzi reali di Londra e nel castello di Windsor. "La minaccia è grave", ha detto una fonte al Sunday Mirror: "l'Isis sa che è difficile colpire un membro della famiglia reale ma una guardia della regina sarebbe per loro un bersaglio molto grande", ha aggiunto.

L'Isis minaccia il Regno Unito. Quale pericolo?

L'allarme sarebbe stato generato a seguito dell’intensa attività in cui utenti vicini all'Isis parlavano di un attacco contro i simboli della monarchia. Da lì sono scattate le misure di sicurezza. A Clarence House, residenza del principe Carlo, e a St. James's Palace, si sarebbero comunque già mossi in anticipo: i soldati sono stati infatti spostati dietro cancellate o in posizioni al riparo dall'attacco di un possibile estremista. Anche il celebre cambio della guardia, una delle cerimoni più note al mondo, sta diventando sempre più ‘blindato' ed è più difficile per i turisti che si recano a Londra avvicinarsi per scattare qualche foto. Qualche settimana fa è stato sventato un potenziale attentato in occasione delle celebrazioni per il Remembrance Day, quando la Regina Elisabetta e gli altri vertici istituzionali britannici ricordano i caduti nella Prima guerra mondiale. Secondo l'intelligence, per portare a termine un attacco nel Regno Unito l'Isis potrebbe affidarsi ai numerosi simpatizzanti fra i cittadini britannici, soprattutto fra quelli che hanno già combattuto in Siria e Iraq e sono tornati in patria.

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