Regno Unito, Canada e Australia riconoscono formalmente lo Stato di Palestina. Netanyahu: “Tradimento”

In una mossa diplomatica coordinata senza precedenti, tre nazioni del Commonwealth (due delle quali anche del G7) hanno oggi riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha aperto la strada con un annuncio su X: "Oggi, per ravvivare la speranza di pace tra palestinesi e israeliani e di una soluzione a due Stati, il Regno Unito riconosce formalmente lo Stato di Palestina".
In un video di circa 6 minuti il leader di Londra ha aggiunto: "Hamas è una brutale organizzazione terroristica. Il nostro appello per una vera soluzione a due stati è l'esatto opposto della loro visione piena d'odio. Quindi siamo chiari: questa soluzione non è una ricompensa per Hamas, perché significa che Hamas non potrà avere futuro, non potrà avere alcun ruolo nel governo, non potrà avere alcun ruolo. Abbiamo già sanzionato Hamas, e faremo di più". Il premier ha poi aggiunto che "nel frattempo, la crisi umanitaria a Gaza raggiunge nuove vette" e che i raid aerei dello Stato ebraico, la fame e la devastazione "sono assolutamente intollerabili". "Decine di migliaia di persone sono state uccise, comprese migliaia di persone che cercavano di procurarsi cibo e acqua. Questa morte e questa distruzione ci terrorizzano tutti. Devono finire". Londra ha dunque riconosciuto formalmente lo stato di Palestina. La decisione del Regno Unito ha un enorme valore simbolico, poiché la Gran Bretagna ha svolto un ruolo fondamentale nella creazione di Israele dopo la seconda guerra mondiale ed è da tempo sua strettissima alleata.

Anche l'Australia e il Canada riconoscono lo stato palestinese
A stretto giro è arrivata la comunicazione del primo ministro australiano Anthony Albanese: "L'Australia riconosce le legittime e storiche aspirazioni del popolo palestinese a uno Stato proprio". In una lettera pubblicata su X, Albanese ha precisato le condizioni del riconoscimento, sottolineando che "il presidente dell'Autorità Palestinese ha ribadito il riconoscimento del diritto di Israele a esistere e ha fornito impegni diretti all'Australia, inclusi quelli di tenere elezioni democratiche e di attuare significative riforme nella finanza, nella governance e nell'istruzione". Il premier australiano ha inoltre chiarito che "l'organizzazione terroristica Hamas non deve avere alcun ruolo in Palestina".
Poco dopo è stata la volta del primo ministro canadese Mark Carney: "Il Canada riconosce lo Stato di Palestina e offre la sua collaborazione per costruire la promessa di un futuro pacifico sia per lo Stato di Palestina che per lo Stato di Israele".
L'ira di Netanyahu e le accuse di "tradimento" e antisemitismo
La risposta israeliana non si è fatta attendere. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha reagito duramente alle decisioni, accusando Anthony Albanese di aver "tradito Israele" e "abbandonato" la comunità ebraica australiana. Netanyahu aveva in precedenza definito uno Stato palestinese come una minaccia che "metterebbe in pericolo l'esistenza di Israele", promettendo di "combattere gli appelli alla creazione di uno Stato palestinese davanti all'Onu".
Itamar Ben-Gvir, ministro della sicurezza nazionale, ha dichiarato in un post su X che il riconoscimento è una "ricompensa per gli assassini delle vittime di Neveh Shalom" e annunciato una reazione immediata: "Ho intenzione di presentare una proposta alla prossima riunione del governo per l'immediata applicazione della sovranità israeliana" sulla Cisgiordania.
Miki Zohar, ministro della cultura, ha definito il riconoscimento "una dichiarazione priva di significato che puzza di antisemitismo e odio verso Israele", aggiungendo che l'unica risposta dovrebbe essere "l'applicazione della sovranità israeliana in Giudea, Samaria e nella valle del Giordano".
Abu Mazen: "Passo importante verso il raggiungimento di una pace giusta e stabile"
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha elogiato "il passo storico e coraggioso" compiuto dal Regno Unito nel riconoscere uno Stato palestinese, sottolineando che ciò rappresenta un sostegno al raggiungimento della pace e al riconoscimento dei diritti inalienabili del popolo palestinese. "Questo riflette l'impegno del Regno Unito a rispettare le legittime risoluzioni internazionali. È un passo importante verso il raggiungimento di una pace giusta e stabile nella regione, basata sulla soluzione dei due Stati".
Ministra palestinese: "Così si preserva la soluzione a due stati"
Di segno opposto la reazione della ministra degli Esteri dell'Autorità Nazionale Palestinese, Varsen Aghabekian Shahin, che ha affermato che i Paesi che hanno riconosciuto uno Stato palestinese hanno compiuto un passo irreversibile che ha preservato la soluzione dei due Stati e avvicinato l'indipendenza e la sovranità palestinese. "Ora è il momento", ha detto Shahin ai giornalisti a Ramallah. "È un passo avanti che ci avvicina alla sovranità e all'indipendenza. Potrebbe non porre fine alla guerra domani, ma è un passo avanti", ha detto. "Questo riconoscimento non è certamente simbolico. È un passo pratico, tangibile e irreversibile che i Paesi devono compiere se vogliono impegnarsi a preservare la soluzione dei due Stati", ha aggiunto Shahin.

Le divisioni nel G7 e la contrarietà dell'Italia
Oggi, dunque, Regno Uniti e Canada sono diventati i primi stati membri del G7 a riconoscere la Palestina e presto potrebbe farlo anche la Francia, "fedele al suo impegno storico per una pace giusta e duratura in Medio Oriente", come detto da Macron. Altri membri del G7 mantengono posizioni divergenti. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di non avere "alcuna intenzione" di seguire l'esempio dei partner, criticando apertamente le loro posizioni. Anche Italia, Germania e Giappone non si sono impegnate al riconoscimento.