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Guerra in Ucraina

Perché la parata del Giorno della Vittoria a Mosca è stata meno sfarzosa del solito: l’analisi di Ispi

L’analisi di Eleonora Tafuro Ambrosetti (Ispi) a Fanpage.it sulla parata del Giorno della Vittoria a Mosca e sul discorso di Putin: “Evento sotto tono sia per motivi logistico-economici che per la paura di possibili attacchi. La retorica del presidente è sempre la stessa, anche se c’è una intensità e una violenza sempre maggiore contro l’Occidente.
Intervista a Eleonora Tafuro Ambrosetti
analista politica dell'Ispi-Istituto per gli studi di politica internazionale, esperta di questioni che riguardano l’area Russia, Caucaso e Asia centrale.
A cura di Ida Artiaco
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"Quest'anno la Giornata della Vittoria non è stata celebrata con i soliti fasti, sia per motivi logistico-economici ma anche per paura di possibili attacchi. Anche il discorso di Putin ha riportato la stessa ricetta classica del Cremlino, la narrazione è sempre la stessa".

A parlare è Eleonora Tafuro Ambrosetti, analista politica dell'Ispi-Istituto per gli studi di politica internazionale, esperta di questioni che riguardano l’area Russia, Caucaso e Asia centrale, che a Fanpage.it ha spiegato cosa è successo oggi a Mosca, dove si è tenuta la parata per il Giorno della Vittoria, in cui i russi ricordano la vittoria sul nazismo durante la Seconda Guerra Mondiale, e perché sia il presidente Putin che l'evento stesso sono apparsi sotto tono e meno sfarzosi del solito.

Basti pensare che tutta la cerimonia è durata poco meno di un'ora, ha sfilato un solo carro armato, un vecchio T-34, e non c'è stato alcuno spettacolo dell'aviazione.

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Quella di oggi è stata una parata sotto tono. Secondo lei che significa, considerando che questo è uno degli eventi più sentiti dal presidente Putin?

"È una celebrazione molto sentita non solo da Putin, in realtà. Questa è una festa che coinvolge tutti i russi. Si fa oggi un errore ad attribuire solo al presidente il desiderio di strumentalizzare questa festa. In realtà il Cremlino se ne è appropriato sin dai tempi di Brežnev.

È chiaro che è una giornata che ha un valore politico molto forte ma anche emotivo, perché ci sono tantissime persone che ricordano i propri cari morti nella guerra. Di solito è anche una manifestazione molto bella da vedere e commovente.

Il fatto che quest'anno non sia stata celebrata con i soliti fasti è indicativo di due cose. La prima riguarda la difficoltà oggettiva di scarsità di mezzi, la maggior parte dei quali sono impiegati in Ucraina, ma anche lo sforzo economico molto imponente per organizzare le celebrazioni. Ma credo ci sia anche la paura effettiva di possibili attacchi, che può essere sia reale che strumentalizzata dal Cremlino al fine di giustificare il primo punto, e cioè la difficoltà logistico-economica di fare celebrazioni sfarzose. Il Cremlino già da qualche settimana stava preparando l'opinione pubblica a questo tipo di celebrazione un po' sotto tono. Ha creato le condizioni per abbassare le aspettative dei cittadini".

Per altro, in altre città la parata è stata addirittura annullata…

"Sì, sono 6 le regioni in cui è stata annullata e che sono quelli più a rischio, cioè vicine al confine ucraino, come Belgorod, che sono più vulnerabili a possibili attacchi".

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Passando alle parole di Putin, non le è sembrato che abbia utilizzato ancora una volta la stessa retorica contro l'Occidente e i regimi nazisti? Perché?

"Fa questo discorso da oltre 20 anni, i temi sono più o meno gli stessi, anche se c'è una intensità e una violenza sempre maggiore, con l'Occidente accusato di supportare il regime fascista di Kiev e di interferire anche a livello valoriale con la Russia.

È tutto nella ricetta classica del Cremlino, la narrazione è sempre la stessa. Sembra quasi il mantenimento di una linea difensiva anche a livello retorico, che adesso è molto importante. Non so che presa abbia, ma fa parte di una strategia anche mediatica per mettere insieme la grande guerra patriottica e la guerra contro l'ucraina. Sono due eventi storici che nei piani del Cremlino vogliono essere quasi analizzati in contemporanea, come se fossero l'uno la continuazione dell'altro".

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Dopo la parata sono arrivate le dichiarazioni del leader del gruppo Wagner, Prigozhin, che ha affermato: "Non meritiamo questa vittoria". Anche queste parole sono un sintomo della paura russa di cui parlava prima?

"Sicuramente Prigozhin sta portando avanti la sua propria guerra personale, non solo contro gli ucraini ma anche contro l'establishment russo. Molti pensano che lo stia facendo per ritagliarsi un ruolo politico a fine guerra.

La battaglia di Bakhmut è chiaramente legata alla Wagner, Prigozhin ci ha messo più volte la faccia ed è chiaro che il tentativo di scaricare la responsabilità sulla mancanza di munizioni e sull'inefficienza dell'esercito è anche utile per non pagare da sole le conseguenze di questi insuccessi. Per come sta evolvendo la guerra, il ruolo di Wagner è diventato molto importante per la Russia, quindi l'eventuale abbandono di Prigozhin sarebbe un grosso problema. C'è l'idea di sostituirlo con le truppe cecene ma non so fino a che punto ciò possa essere fattibile".

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