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Guerra in Ucraina

Dove è diretto il grano ucraino partito oggi da Odessa con la prima nave dopo l’accordo con Mosca

È partita oggi da Odessa la prima nave carica di grano ucraino diretta in Libano e poi da qui ai Paesi africani. Il ministro Kuleba: “Sollievo per tutto il mondo”. Notizia importante soprattutto per il Corno d’Africa: ecco perché.
A cura di Ida Artiaco
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"Un sollievo per il mondo". Ha commentato così la notizia della partenza della prima nave con il grano dal porto di Odessa in Ucraina il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba. Un gigantesco cargo che dovrebbe chiamarsi "Razoni" e battere bandiera della Sierra Leone si dirigerà ora verso il Libano, anche se la destinazione finale dovrebbe essere l'Africa.

Si tratta del primo carico di grano che segue all'accordo firmato a Istanbul tra Russia e Ucraina per l'export del cereale dopo il blocco dei mesi scorsi a causa della guerra. Altre 16 navi con a bordo oltre duecentomila tonnellate di grano sono cariche e pronte a salpare.

"Un giorno di sollievo – ha sottolineato Kuleba – in particolare per i nostri amici in Medioriente, Asia e Africa dopo che il grano ha lasciato Odessa dopo mesi di blocco imposto dai russi".

I dati della crisi alimentare preesistente alla guerra in Ucraina

Si tratta, infatti, di una buona notizia soprattutto per quei Paesi dipendenti quasi interamente dalle esportazioni di materie prime e a rischio carestia. L’attuale conflitto in Europa sta infatti generando effetti drammatici in altre regioni del mondo, amplificando una crisi alimentare preesistente, dovuta ai conflitti, alla crisi climatica e alle disuguaglianze che espongono le fasce più vulnerabili agli effetti devastanti degli shock economici, e contribuendo all’aumento degli 828 milioni di persone che, oggi, soffrono la fame.

I dati del rapporto ONU SOFI, come ricorda Azione contro la fame, mostrano come nel 2021 in Africa oltre una persona su cinque ha sofferto la fame, il 21% della popolazione. Tra le regioni più colpite, l’Africa Orientale e, in particolare, Somalia, Kenya ed Etiopia dove 23 milioni persone soffrono la fame estrema e 5,7 milioni di bambini sono a rischio di malnutrizione.

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Lo sblocco del grano dai porti ucraini rappresenta così una boccata di ossigeno per molti Paesi africani. Qualche esempio?

La situazione nel Corno d'Africa

In Kenya, il 67% delle importazioni di grano proviene dall'Ucraina, mentre in Eritrea si arriva al 79%. Il Mali importa il 70% dei generi alimentari che consuma. In Libano, dove i silos di grano sono stati distrutti in seguito all'esplosione nel porto di Beirut nell'agosto 2020, c'è grano sufficiente solo per coprire 1,5 mesi di consumo. Qualsiasi riduzione delle importazioni di cereali questo Paese avrà conseguenze devastanti sulla popolazione.

Proprio il Corno d'Africa, fa sapere ancora Azione contro la fame, rappresenta un esempio della complessità di una situazione in cui ai fattori globali si aggiungono gli effetti della crisi climatica e dei conflitti locali. In Etiopia, Kenya e Somalia il numero di persone che affrontano livelli critici di fame è più che raddoppiato rispetto all'anno scorso, passando da oltre 10 milioni a 23 milioni di persone. Questo numero è destinato ad aumentare (con una stima di altri 20 milioni di persone a rischio fame). Non vedevano una siccità così grave da 40 anni: quattro stagioni delle piogge sono già fallite, i pozzi d'acqua si stanno prosciugando e un capo di bestiame su tre è morto. Il numero di rifugiati climatici è in aumento e nonostante l'aumento dei bisogni, i finanziamenti umanitari sono fortemente limitati.

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"Azione contro la Fame ha rapidamente incrementato i programmi di prevenzione delle carestie e di trattamento delle emergenze, ma abbiamo bisogno di maggiori risorse per raggiungere le persone più vulnerabili. I bambini gravemente malnutriti che arrivano ai nostri Centri di stabilizzazione sono più numerosi che mai e, sebbene la maggior parte dei casi sia curabile, non abbiamo abbastanza fondi, medicine o letti per ricoverare tutti coloro che ne hanno bisogno", è l'allarme lanciato da Ahmed Khalif, Direttore di azione contro la Fame in Somalia, dove da inizio anno l’organizzazione ha visto aumentare del 60% gli accessi di bambini colpiti da malnutrizione potenzialmente letale nei propri centri specializzati.

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