Pakistan: i Droni USA colpiscono case civili in 6 casi su 10

"Not a bug splat", non siamo insetti. Il mese scorso un collettivo di artisti pakistani ha dato vita a una curiosa installazione. A Khyber Pakhtunkhwa, in una zona tribale del paese fortemente interessata dai bombardamenti dei droni statunitensi, i "performer" hanno pensato di dare un volto umano agli obiettivi degli attacchi USA. I piloti – sostengono gli artisti – operano da migliaia di chilometri di distanza, il più delle volte da un ufficio a Los Angele o in Texas: dai loro monitor, collegati con le telecamere dell'aereo "telecomandato", vedono puntini muoversi sul suolo pakistano. Come insetti, poi, li schiacciano semplicemente premendo un tasto sul joystick e lanciando un missile o una bomba. Non considerano, i solerti funzionari dell'esercito più potente del mondo, che quegli insetti sono uomini, donne e bambini. Il più delle volte civili che nulla hanno a che fare con i cosiddetti "terroristi". Ebbene: l'istallazione del collettivo artistico ha fatto il giro del pianeta e qualcuno ha sostenuto che, in fondo, si trattasse di una provocazione. Chi sarebbe così crudele da uccidere una famiglia, o bombardare una povera casa di civili?
Le case civili 3 volte su 5 obiettivi dei droni
In realtà i "tele-piloti" di droni sembrano non farsi molti scrupoli. Un dossier dell'Università di Londra (qui la versione integrale) ha reso noto come, in Pakistan, gli edifici domestici siano l'obiettivo principale dei bombardamenti. Nelle regioni tribali del Paese dal 2004 ad oggi migliaia di case sono andate distrutte. La ricerca esamina, per la prima volta, la tipologia di bersaglio prediletta da ogni drone, si tratti di veicoli, scuole religiose, edifici pubblici o case private. Il risultato è che i tre quinti degli attacchi (il 61%) sono mirati su edifici domestici. Tra coloro che in seguito a questi attacchi perdono la vita 222 sono i civili (su un totale di 1.500 vittime). Non solo: secondo il dossier la probabilità che gli attacchi vengano portati di notte è doppia rispetto al giorno, e le conseguenze sono drammatiche. Di sera, come è ovvio, le famiglie si riuniscono e fare una carneficina è quanto di più facile esista.

I ricercatori hanno preso in esame migliaia di documenti: dagli articoli dei media locali alle testimonianze dirette dei "protagonisti", riuscendo a stilare una mappa interattiva online con posizione e obiettivi dei bombardamenti. Non solo, hanno spiegato anche come le famiglie pakistane siano solite vivere in grandi nuclei, tutti insieme, nella stessa abitazione, dove possono esserci fino a 50 persone. Il più delle volte a rimanere in casa sono donne e bambini che quindi, specialmente negli attacchi diurni, risultano come le vittime più probabili.
Il 12% delle vittime civili sono bambini
Lo scorso anno The Bureau of Investigative Journalism – sito che da anni monitora le "guerre segrete" degli USA – ha spiegato come – secondo i dati ufficiali diffusi dalla Casa Bianca – dal 31 gennaio del 2006 al 24 ottobre 2009 i droni hanno provocato in totale 746 vittime, dei quali 147 sono stati confermati come civili. Di questi ultimi 94 sono bambini. A livello statistico, vuol dire che una vittima su cinque degli attacchi Usa non era un combattente, e che il 12% del totale era addirittura un minorenne. Il direttore della Cia John Brennan, considerato la “mente” del programma dei droni, ha più volte detto: "Autorizziamo attacchi solo se abbiamo un altissimo grado di sicurezza e siamo sicuri che innocenti o bambini non rimarranno coinvolti, se non in rarissimi casi".