Ora Israele vuole deportare i palestinesi da Gaza al Sud Sudan

Netanyahu ha in mente un piano per spostare la popolazione palestinese da Gaza: deportarla in massa in Sud Sudan. Il governo israeliano starebbe intrattenendo colloqui con le autorità del Paese dell'Africa orientale, per delineare i dettagli. La conferma arriva dall'agenzia statunitense Associated Press (Ap), che cita sei fonti informate sul dossier.
Non è chiaro, dice la Cnn, a che punto siano i colloqui, ma di certo il piano sarebbe in linea di trasferimento forzato della popolazione della Striscia caldeggiata da Trump. "Penso che la cosa giusta da fare, anche secondo le leggi della guerra così come le conosco, sia permettere alla popolazione di andarsene, e poi attaccare con tutte le forze il nemico che rimane lì", ha detto Netanyahu martedì scorso in un'intervista a i24, un'emittente televisiva israeliana, senza però far riferimento esplicito al Sud Sudan.
Come scrive il Times of Israel, tra le fonti citate da Ap ci sarebbe il fondatore di una società di lobbying statunitense che collabora con il governo di Giuba, e a quanto risulta in programma ci sarebbe la visita di una delegazione israeliana per individuare i campi per gli sfollati palestinesi.
Dal 2022 il Sud Sudan è stato devastato da una guerra civile che ha causato quasi mezzo milione di morti e una situazione economica difficile: secondo la Banca mondiale, inflazione e mancanza di opportunità di reddito costringono il 76,5% della popolazione a vivere con meno di 3 dollari al giorno, mentre l'aspettativa media di vita è di 58 anni, contro gli 81 dell'Unione europea, gli 82 di Israele e gli 83 dell'Italia. Chiaramente l'arrivo in massa dei palestinesi qui solleva interrogativi e preoccupazioni legate al rispetto dei diritti umani.
Dal lancio dell'operazione militare su larga scala su Gaza, seguita all'aggressione di Hamas del 7 ottobre, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha spesso parlato di "migrazione volontaria" della popolazione residente dell'enclave, mentre a pochi mesi dallo scoppio del conflitto aveva invitato Giordania ed Egitto ad accogliere i profughi. Più di recente, ancora secondo l'Ap, avrebbe tentato di aprire trattative per accettare i palestinesi con il Sudan, la Somalia e la regione separatista del Somaliland. Per la comunità internazionale si tratterebbe di una vera e propria espulsione forzata dei palestinesi, in violazione del diritto internazionale.
Il ministro israeliano Smotrich: "Seppellita l'idea di Stato di Palestina"
Il ministro israeliano delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich ha annunciato ieri sera che intende approvare le gare d'appalto per la costruzione di circa 3.400 unità abitative nel controverso progetto di insediamento E1 tra Gerusalemme e Ma'ale Adumim in Cisgiordania, affermando che tale mossa "seppellisce l'idea di uno Stato palestinese".
Il progetto – spiega il Times of Istrael – era rimasto bloccato per decenni a causa della forte opposizione della comunità internazionale, che teme che il nuovo insediamento possa bloccare la nascita di uno stato palestinese contiguo e sostenibile.
"L'approvazione dei piani di costruzione nell'E1 seppellisce l'idea di uno Stato palestinese e prosegue i numerosi passi che stiamo compiendo sul campo come parte del piano di sovranità de facto che abbiamo iniziato a implementare con l'istituzione del governo", ha affermato Smotrich in una dichiarazione.
100 Ong contro Israele: "Ci impedisce di portare aiuti a Gaza"
La nuova legislazione israeliana che regola le attività delle organizzazioni umanitarie straniere viene sempre più spesso utilizzata per respingere le richieste di portare aiuti a Gaza. Lo denunciano in una lettera congiunta oltre 100 organizzazioni umanitarie. "Le autorità israeliane hanno respinto le richieste di decine di Ong di portare beni di prima necessità, sostenendo che tali organizzazioni ‘non sono autorizzate a fornire aiuti'", si legge nella dichiarazione congiunta.
Secondo la lettera, firmata tra gli altri da Oxfam e Medici Senza Frontiere (Msf), solo nel mese di luglio sono state respinte almeno 60 richieste di portare aiuti a Gaza. In pratica, dicono le Ong, dal 2 marzo le autorità israeliane non hanno autorizzato nessun loro carico di aiuti vitali, mentre la distribuzione veniva affidata in monopolio (in misura insufficiente e con minacce alla vita dei palestinesi) alla controversa Gaza Humanitarial Foundation.
A marzo, il governo israeliano ha approvato una nuova serie di norme per le organizzazioni non governative straniere che lavorano con i palestinesi. La legge aggiorna il quadro normativo relativo alle modalità di registrazione delle organizzazioni umanitarie per mantenere il loro status in Israele, insieme a disposizioni che definiscono le modalità di rifiuto delle domande o di revoca della registrazione. La registrazione può essere rifiutata se le autorità israeliane ritengono che un'organizzazione neghi il carattere democratico di Israele o "promuova campagne di delegittimazione" contro il Paese.