Nel bar si rifiutano di servirlo per la sua faccia, il racconto di Amit: “Mi fissavano come fossi un fantasma”

Il 35enne inglese Amit Ghose è nato con la neurofibromatosi, una patologia che provoca la crescita di tumori benigni lungo i nervi che ne hanno deturpato il viso. Una condizione che per decenni lo ha portato a essere vittima di bullismo e che, nonostante il lavoro di sensibilità in questi anni, continua a rappresentare un problema nei rapporti sociali. L’uomo ha raccontato che anche oggi è vittima di brutti episodi come quello che gli è capitato di recente in un bar dove si sono rifiutati di servirlo per via della sua faccia.
"Tutti mi fissavano, era come se avessero quasi visto un fantasma. La persona che serviva mi ha guardato dicendo che il servizio era finito ed è andata via ma era chiaro che stavano ancora servendo” ha raccontato l’uomo alla Bbc, rivelando un recente episodio avvenuto in un locale di Londra.
Anche per episodi del genere che il 35enne di Birmingham alcuni mesi fa ha deciso di lasciare il suo lavoro da avvocato per dedicarsi esclusivamente alla divulgazione e sensibilizzazione della sua malattia. Dopo aver "imparato ad accettare" la sua deformazione facciale, ora infatti condivide la sua storia nelle scuole con l'obiettivo di aiutare i bambini ad "accettare la propria personalità e celebrare ciò che sono".
A causa della malattia, a soli 11 anni, Amit è stato sottoposto a un delicatissimo intervento per l'asportazione dell'occhio sinistro, che lo ha costretto a indossare una benda sull'occhio per sei mesi in attesa della protesi. Amit ricorda la crudeltà subita in quel periodo: "Con l'avvicinarsi di Halloween, un bambino mi ha detto: Non hai bisogno di una maschera di Halloween, ne hai una per tutta la vita".

Anni bruttissimi in cui ha sofferto tantissimo fino a un percorso personale di consapevolezza che gli ha permesso infine di accettarsi. Incoraggiato a dedicarsi allo sport, Amit ha trovato conforto nel cricket: "Ero vittima di bullismo, nessuno voleva parlarmi o sedersi accanto a me. Sono passato dall'essere il ragazzo con la faccia buffa al ragazzo che gioca a cricket".
Da allora ha accettato pienamente sé stesso anche se gli episodi come quello del bar sono proseguiti. Un giorno, quando il suo capo lo ha invitato a tenere il suo primo discorso a scuola di sua figlia per parlare della malattia, ha scoperto che un ragazzino si era sentito sollevato proprio dalle sue parole. Da allora ha deciso di dedicarsi pienamente a questa attività.
“Dico agli studenti di stare attenti a ciò che dicono agli altri, perché quello che per loro potrebbe essere uno scherzo è stato per me una cicatrice per tutta la vita" ha spiegato Amit Ghose, aggiungendo: "Voglio solo trasmettere alle persone questa storia: se celebriamo davvero chi siamo, accettiamo chi siamo, ci innamoriamo di chi siamo, allora possiamo essere più sicuri di noi stessi”.