Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Mahdi, il marionettista di Gaza che sfida il genocidio: “I veri burattini sono i politici occidentali”

A Gaza, tra macerie e sfollamenti, Mahdi Attia Karira costruisce marionette con materiali di fortuna per donare ai bambini un frammento di normalità. La sua arte diventa resistenza e speranza in mezzo alla guerra e al silenzio della comunità internazionale.
A cura di Davide Falcioni
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Mahdi Attia Karira
Mahdi Attia Karira
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Nella Striscia di Gaza, tra macerie di case, ospedali sventrati e scuole bombardate, c’è un uomo che continua a creare piccoli mondi di legno, stoffa e fili, e che non si rassegna all'orrore del genocidio ma insegue la poesia con commuovente perseveranza.  Si chiama Mahdi Attia Karira, ha 45 anni, sei figli e uno scopo su tutti: restituire ai bambini palestinesi, mentre tutto intorno a lui crolla, un briciolo di normalità attraverso l'arte delle marionette, continuando a dare vita a personaggi di fantasia che parlano a grandi e piccoli. "Sono cresciuto in guerra e ci sto ancora vivendo", racconta a Fanpage.it. "Ho perso la mia casa e il laboratorio dove realizzavo i miei pupazzi e ideavo le mie storie. Ma non ho perso la volontà di ricominciare".

La storia di Mahdi: resistere all'occupazione con le marionette

Per capire la portata della sua arte, bisogna conoscere la storia di Mahdi. Che non è solo quella di un artista in tempo di guerra, ma di un uomo che ha scelto di usare il teatro di figura come forma di resistenza allo sterminio del suo popolo. Abbiamo conversato con lui tra uno sfollamento e l'altro, mentre fuggiva dai bombardamenti di Gaza City e poi quando cercava di farvi ritorno schivando gli attacchi dell'IDF per salvare quello che restava delle sue marionette, colpite anche loro e chissà, forse considerate membri di Hamas.

Mahdi non proviene da una famiglia di artisti. Da bambino, racconta, aveva una passione per i libri e per le storie. Collaborava come volontario in un’organizzazione locale e rimase affascinato da un personaggio usato per incoraggiare i bambini alla lettura: Nakhl al-Shabar, una figura simbolica, pensata per educare e divertire. "Mi piaceva quel personaggio, ma lo immaginavo in movimento, vivace, birichino", spiega. "Così ho iniziato a fantasticare su come renderlo reale". A Gaza, però, non esisteva ancora tradizione di marionette a fili. Mahdi decise allora di imparare da sé: studiò, osservò, sperimentò con materiali di fortuna. Con l’aiuto di un amico artista visivo – Ashraf – costruì la sua prima marionetta articolata.

Fu un momento decisivo. Quello che era un passatempo creativo divenne presto un progetto educativo e culturale. Mahdi mise in piedi una compagnia di teatro di marionette, quasi un unicum nella Striscia di Gaza. I suoi spettacoli non erano semplici intrattenimenti: affrontavano temi sociali, educativi, e spesso anche politici, con delicatezza e intelligenza. Negli anni, migliaia di bambini hanno visto le sue marionette danzare, litigare, ridere e raccontare storie. In una terra dove l’infanzia è troppo spesso interrotta dalla guerra, quei fili rappresentavano una finestra su un mondo diverso.

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 Undici evacuazioni e la perdita di tutto

La guerra, però, non guarda in faccia nessuno. Dopo il 7 ottobre 2023, la vita di Mahdi è stata travolta da una spirale di violenza e sfollamenti continui.
"Sono stato sfollato più di undici volte", racconta. Ogni volta, con sé poteva portare solo lo stretto indispensabile. Le marionette, spesso fragili e ingombranti, non sempre riuscivano a seguirlo. "Ho perso molte delle mie marionette e dei miei personaggi", dice con amarezza. "Ho lasciato la mia casa sotto i bombardamenti per salvare mia madre anziana e i miei figli piccoli. Ho visto la morte con i miei occhi".

La sua casa è stata rasa al suolo. Anche il laboratorio dove creava i pupazzi e preparava gli spettacoli è stato distrutto. "Ho perso amici, colleghi, e circa 80 membri della mia famiglia allargata: cugini, bambini, intere famiglie spazzate via", continua. "La mia squadra artistica si è dispersa. Alcuni hanno perso tutto, altri sono stati uccisi".

Eppure, tra macerie e tendoni, Mahdi ha ricominciato da zero. "Ho costruito nuove marionette con lattine e vestiti sminuzzati", racconta. "I materiali scarseggiano, ma la creatività no". Le sue nuove marionette sono fatte di quello che resta: barattoli schiacciati, legno recuperato dalle case distrutte, stoffa rimediata da brandelli di abiti. Eppure, quando si muovono sul palcoscenico improvvisato di un campo profughi, riescono ancora a strappare sorrisi.

Mahdi Attia Karira
Mahdi Attia Karira

A Gaza un futuro "buio, ma non spento"

Il futuro, per Mahdi e per la sua comunità, appare incerto e cupo. "La strada davanti è buia e sconosciuta", ammette. "L’istruzione è crollata. Le scuole sono state bombardate per più di due anni. Il sistema sanitario è al collasso. I bambini hanno perso i padri e le madri, le donne hanno perso i figli e i mariti. E noi abbiamo perso la nostra sicurezza". Tuttavia Mahdi non rinuncia alla speranza: "Ci uniremo come società e come individui, e ci assumeremo le nostre responsabilità", afferma con forza. "Solo noi possiamo sostenerci e ripristineremo la luce in questa oscurità, anche se fioca. Proveremo e riproveremo e restaureremo la speranza. Non conosciamo altra patria se non questa terra". Per Mahdi, il teatro non è un lusso, ma una necessità. È uno spazio dove si può ancora immaginare, insegnare, tramandare. In un territorio devastato, le marionette diventano strumenti di memoria e resistenza.

"Anche i politici occidentali sono burattini"

Le parole di Mahdi si fanno più dure quando parla del silenzio complice della comunità internazionale. "Per più di 77 anni, i miei padri e nonni, insieme a noi, hanno gridato, sussurrato e chiesto la fine dell'occupazione" usando non solo le armi, ma anche "strumenti pacifici e diplomatici. Da sempre gridiamo che questa è un'occupazione è un crimine contro l'umanità, che Israele pratica il terrorismo in tutti gli aspetti e campi. Ma solo pochi ci ascoltano".

La sua analisi si fa ancora più tagliente e quando gli domandiamo cosa direbbe a un leader occidentale se ce l'avesse di fronte risponde serio: "Non ho bisogno e non desidero che persone che ricoprono posizioni di rilievo nei loro Paesi stiano davanti a me. Nota che non li ho definiti leader, né comandanti. Un vero leader e comandante può guidare il suo popolo solo verso ciò che è giusto e buono".

E poi arriva la metafora più potente, quella che solo un marionettista poteva formulare: "Vedo alcuni funzionari nei Paesi occidentali come burattini, mossi da interessi o da persone influenti sopra di loro. C’è anche un pubblico di spettatori. Io incolpo solo quegli spettatori. Non ho bisogno di spiegare altro". Mahdi, infatti, ricorda che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio in mondovisione: "La storia non perdona e ricorderà tutto".

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