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L’impossibile dieta senza glutine in Palestina: “Costretti a mangiare ciò che ci uccide”

Molti palestinesi sia a Gaza che in Cisgiordania sono costretti a rinunciare alla dieta senza glutine, esponendosi al rischio di gravi complicazioni di salute: scarseggiano i prodotti, costano troppo e manca sostegno governativo o umanitario.
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I prodotti senza glutine in un supermercato a Ramallah
I prodotti senza glutine in un supermercato a Ramallah

Immaginate che il gesto più semplice e fondamentale della vostra giornata – mangiare – si trasformi in una roulette russa per la vostra salute. Immaginate di vivere una carestia senza precedenti, sopravvivere, e sapere che ricominciare a mangiare potrebbe voler dire solo rallentare la propria morte. Questa è la realtà per migliaia di persone affette da celiachia a Gaza, dove la mancanza di prodotti specifici, la crisi economica e l'assenza di sostegno governativo o umanitario stanno costringendo molti pazienti a tornare a mangiare glutine.

Il Dr. Adnan AlWahaidi, esperto di salute infantile, direttore esecutivo dell'Ard El-Insan Palestinian Benevolent Association (Associazione palestinese di beneficenza Ard El-Insan) ed Ex consulente nazionale per lo sviluppo dei protocolli nazionali palestinesi sulla nutrizione materna e infantile della Sanità di Gaza ha rivelato a Fanpage.it che si stimano 652 adulti e 462 bambini affetti da celiachia nella Striscia, con i minori che rappresentano un allarmante 71% del totale.

Fino a poco tempo fa, le ONG riuscivano a garantire la distribuzione di farina senza glutine. Oggi, come sottolinea il Dr. AlWahaidi, la situazione è catastrofica: "La sfida più grande è la prolungata privazione dei loro alimenti specializzati senza glutine, che talvolta supera i 15 mesi consecutivi. Sotto la politica di fame sistematica imposta da Israele i pazienti sono stati e sono ancora costretti a ricorrere a qualsiasi cibo disponibile, anche opzioni ricche di glutine".

L’assedio totale della Striscia e la carestia imposta da Israele hanno reso la disponibilità di riso, mais o farine certificate un miraggio. Anche quando i prodotti riescono ad entrare, l'aumento dei prezzi dovuto a speculazione e furti è esponenziale. Il costo di un solo chilogrammo di farina senza glutine a Gaza è arrivato a toccare i $33-$35 (circa 30-32 €), un prezzo folle per una popolazione che ha perso case e lavoro, e che ora è immersa in una povertà assoluta stimata oltre il 95%.

Prodotti senza glutine nei supermercati in Palestina
Prodotti senza glutine nei supermercati in Palestina

Se Gaza è al centro del disastro, la Cisgiordania vive una crisi di accessibilità. Qui, l'ignoranza sulla celiachia è diffusa; la malattia è poco conosciuta, e non esiste alcuna associazione locale che fornisca supporto, a differenza di quanto accadeva a Gaza prima dell'ottobre del 2023.

Nella Cisgiordania occupata i prodotti specializzati provengono in gran parte da Israele, e l'assenza di sussidi governativi fa esplodere i costi: Il costo di 1 kg di farina normale è di circa 1 €, ma la stessa quantità di farina senza glutine costa 30-35 Shekel ovvero circa 8-10 €.

Il prezzo è comparabile a quello europeo, ma la differenza sta nel sostegno: se in Italia i sussidi statali coprono il costo, in Palestina l'assenza di qualsiasi aiuto rende la spesa insostenibile. In Europa i prodotti senza glutine sono onnipresenti, e molti governi offrono sussidi consistenti per compensare i costi elevati. Questi alimenti richiedono, infatti, processi produttivi specializzati che ne gonfiano il prezzo. Ma in Palestina, l'assenza di tale supporto sta creando una vera e propria crisi umanitaria silenziosa.

Prodotti senza glutine nei supermercati in Palestina
Prodotti senza glutine nei supermercati in Palestina

"Se andare a mangiare la pizza per una famiglia celiaca costa circa 30 euro in Italia, qui costerebbe 100 euro", racconta Mohamed a Fanpage.it, celiaco e residente ad Hebron, nella Cisgiordania occupata.

L'impatto della crisi economica è devastante, specialmente per coloro che hanno perso il lavoro. Molti, come la sorella di Mohamed, nostro intervistato, sono stati costretti a rinunciare alla dieta speciale, esponendosi al rischio di gravi complicazioni di salute, incluso il rischio aumentato di cancro allo stomaco. "Siamo costretti a mangiare ciò che ci uccide", commenta ancora Mohamed ai microfoni di Fanpage.it.

La scarsa consapevolezza medica aggrava il problema. Mohamed racconta di aver scoperto la sua celiachia solo nel 2016, dopo due anni di sintomi invalidanti e diagnosi errate in Palestina.

L'assenza di reddito stabile, con la crisi economica, rende insostenibile anche solo l'extra costo mensile stimato di 300-400 Shekel (circa 100 €) necessario per l'alimentazione specializzata di un membro della famiglia.

Di fronte all'assenza di intervento governativo, l'unica soluzione tangibile è l'intervento umanitario.

Il Dr. AlWahaidi e le voci dalla Cisgiordania concordano: solo le ONG e le fondazioni internazionali hanno la capacità di mobilitare le risorse necessarie.

A Gaza, nonostante la tragedia, organizzazioni come MAP-UK e il WFP si stanno sforzando di far entrare rifornimenti specializzati. Per la Cisgiordania, l'appello è di creare da zero una rete di supporto che possa istituire un sistema di aiuti e sussidi, magari aprendo una filiale di una ONG europea per facilitare i finanziamenti.

La lotta contro la celiachia in Palestina non è solo una battaglia dietetica; è una battaglia per la dignità, l'accessibilità e, fondamentalmente, per la vita stessa.

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