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Le donne in Polonia scendono in piazza contro la nuova legge sull’aborto

Sono migliaia le donne scese in piazza in Polonia dopo l’entrata in vigore della legge che di fatto vieta l’aborto. Secondo la nuova normativa nemmeno il benessere della donna, ad esempio in situazioni di patologie gravi del feto, è un valido motivo per interrompere la gravidanza. Un provvedimento che limita ulteriormente le libertà delle donne nel Paese.
A cura di Annalisa Girardi
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Continuano le proteste in Polonia. Da mesi ormai, dallo scorso ottobre quando la Corte costituzionale ha reso ancora più severa la legge sull'aborto nel Paese, arrivando praticamente ad impedire l'interruzione volontaria di gravidanza, le donne polacche scendono in piazza per difendere il loro diritto a decidere sul proprio corpo. Il 27 gennaio questa legge, forse la più restrittiva in Europa, è entrata in vigore accendendo una nuova mobilitazione nazionale. Secondo la nuova normativa nemmeno il benessere della donna, ad esempio in situazioni di patologie gravi del feto, è un valido motivo per interrompere la gravidanza.

La norma che vieta di fatto l'aborto era stata approvata ancora lo scorso ottobre, attraverso una sentenza della Corte costituzionale, ma la sua entrata in vigore era stata posticipata proprio a causa dell'enorme onda di contestazioni che aveva risvegliato nel Paese. Proteste che avevano coinvolto movimenti femministi, ma anche studenti e organizzazioni per la tutela dei diritti civili. Le manifestazioni non sono però riuscite a bloccare la legge sull'aborto e ora la Corte ha anche pubblicato le motivazioni delle sua sentenza, in cui si stabilisce che un'interruzione di gravidanza a causa di malformazioni fetale sia una violazione dei principi costituzionali che proteggono la vita di ogni individuo. In questo modo si va a modificare una legge sull'aborto che già precedentemente era tra le più severe, ammettendo la possibilità di interrompere la gravidanza solo in caso di malformazioni del feto, stupro, incesto o pericolo per la vita della donna.

Questa legge, secondo gli attivisti che si battono per i diritti civili nel Paese, sarebbe un ulteriore passo verso l'autoritarismo del governo polacco, guidato dal partito Diritto e Giustizia. Una a forza politica di destra e molto vicina agli ambienti cattolici. Sicuramente si tratta di una limitazione delle libertà delle donne, costrette a ricorrere a pratiche illegali o a recarsi all'estero per interrompere una gravidanza.

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