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La vita è troppo cara e scoppia la rivolta, oltre 40 morti: l’Iraq di nuovo nel caos

L’Iraq è scosso da disordini e manifestazioni contro l’alto tasso di disoccupazione, la corruzione e la mancanza di servizi. A Baghdad, dove è stato imposto il coprifuoco, le forze di sicurezza hanno sparato sulla folla ma gli scontri si registrano anche nelle città meridionali a maggioranza sciita. Il bilancio delle proteste iniziate martedì è di oltre 40 morti.
A cura di Mirko Bellis
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A Baghdad e in tutto il sud dell'Iraq migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la corruzione, la disoccupazione e la mancanza di servizi (Gettyimages)
A Baghdad e in tutto il sud dell'Iraq migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la corruzione, la disoccupazione e la mancanza di servizi (Gettyimages)

In Iraq è rivolta. Decine di manifestazioni stanno scuotendo Baghdad e le maggiori città del sud a maggioranza sciita. Da martedì gli iracheni scendono in piazza per protestare contro l’alto tasso di disoccupazione, la mancanza di servizi essenziali e la corruzione. In pochi giorni, i morti sono oltre 40, tra due poliziotti e un bambino. Centinaia i feriti negli scontri con le forze di sicurezza che non ha esitato a rispondere con cannoni ad acqua, pallottole di gomma, gas lacrimogeni e proiettili veri. La maggior parte delle vittime sono manifestanti e attivisti.

Da ieri, nella capitale, il governo ha imposto un coprifuoco e le principali strade e ponti sono presidiati dall'esercito. Limitato anche l’accesso ad Internet per cercare di impedire l’organizzazione delle proteste. Le manifestazioni sembrano non avere una leadership definita e sono piuttosto la conseguenza della frustrazione di migliaia di iracheni stufi della corruzione diffusa, dell’assenza di lavoro e di servizi adeguati. Il premier Adil Abdul-Mahdi, alla guida del governo dal 25 ottobre 2018, non ha saputo dare risposte alle rivendicazioni che da tempo si accumulano tra la popolazione. L'anno scorso, a Bassora, nel sud del Paese, gli abitanti hanno protestato per settimane contro la mancanza di acqua potabile e di energia, la disoccupazione e la corruzione. Manifestazioni sfociate in violenza: sono stati incendiati uffici governativi e persino la sede del consiglio provinciale.

Secondo la giornalista Simona Foltyn, citata dalla Bbc, nella capitale irachena i dimostranti hanno negato qualsiasi appartenenza politica. “Sono uomini, donne, laureati, disoccupati, anziani – ha sottolineato Foltyn – che stanno trasmettendo la loro delusione contro l'establishment”. “Tutte le persone che protestano – ha aggiunto – sembrano unite in una cosa: vogliono servizi, posti di lavoro e una migliore qualità della vita”. A Dhi Qar, provincia meridionale dell'Iraq, i manifestanti sono riusciti ad occupare per breve tempo gli edifici del governo provinciale. Mushtaq Radhi Salih, uno dei dimostranti, ha affermato che le persone vogliono poter esprimere le proprie opinioni e porre fine all'apparente disprezzo del governo per i loro bisogni. “C'è corruzione – ha detto al New York Times – e per 14 anni non c'è stata elettricità, servizi e acqua”.

In Iraq, i morti negli scontri con le forze dell'ordine sono oltre 40 (Gettyimages)
In Iraq, i morti negli scontri con le forze dell'ordine sono oltre 40 (Gettyimages)

Rivendicazioni che hanno trovato la comprensione anche di Jeanine Hennis-Plasschaert, la rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Iraq. “Queste sono richieste legittime e di lunga data”, ha dichiarato mercoledì dopo un incontro con un gruppo di manifestanti. Lo stesso premier iracheno, in un discorso trasmesso in televisione, ha detto di capire chi sta scendendo in piazza. Adil Abdul-Mahdi ha promesso l’approvazione di una nuova legge che garantisca alle famiglie povere un reddito minimo. Allo stesso modo, però, ha avvertito che non esiste una “soluzione magica” per i problemi dell’Iraq e che ci vorrà del tempo per il cambiamento. Un tentativo per riportare la calma dopo gli scontri dei giorni scorsi.

Un manifestante mostra i proiettili sparati dalle forze di sicurezza irachene durante le manifestazioni (Gettyimges)
Un manifestante mostra i proiettili sparati dalle forze di sicurezza irachene durante le manifestazioni (Gettyimges)

Questa mattina, dopo il discorso del premier, nella capitale irachena i manifestanti sono scesi in piazza per il quarto giorno consecutivo. Secondo Al Jazeera, le forze di sicurezza avrebbero aperto il fuoco. “I manifestanti sono stati ormai dispersi e ci sono scontri con le persone in fuga”, ha detto da Baghdad Imran Khan, corrispondente del canale di notizie arabo.

Un manifestante ferito durante gli scontri a Baghdad (Gettyimages)
Un manifestante ferito durante gli scontri a Baghdad (Gettyimages)

Sulle manifestazioni di questa settimana, intanto, hanno mostrato preoccupazione le principali organizzazioni internazionali. “L'uso della forza da parte delle forze di sicurezza deve essere proporzionato alla situazione ed essere una misura eccezionale”, ha dichiarato Katharina Ritz, capo delegazione del Croce Rossa internazionale in Iraq. Secondo fonti mediche, il maggior numero di vittime si è verificato nella città meridionale di Nasiriya, dove sono state uccise 18 persone. Nella capitale Baghdad, invece il bilancio è stato di 16 morti. “Chiediamo al governo iracheno di consentire alle persone di esercitare i loro diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica”, ha detto Marta Hurtado, la portavoce Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. “Ricordiamo alle autorità irachene – ha sottolineato Hurtado – che le richieste della popolazione sono legittime e devono essere ascoltate”. L'Onu infine chiede "si indaghi rapidamente, in modo indipendente e trasparente su tutti gli incidenti in cui le azioni delle forze di sicurezza abbiano provocato morti e feriti”.

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