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La vera storia di Isabella Nardoni, uccisa a 5 anni dal padre e dalla matrigna

Il caso di Isabella Nardoni, morta dopo essere stata lanciata dal sesto piano di un palazzo di San Paolo, è tra i più conosciuti del Brasile. Il 17 agosto è uscito un docu-film Netflix che ne ripercorre la storia: ecco le principali tappe.
A cura di Eleonora Panseri
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Frame del nuovo documentario Netflix sul cold case di Isabella Nardoni
Frame del nuovo documentario Netflix sul cold case di Isabella Nardoni

È uscita lo scorso giovedì 17 agosto su Netflix il nuovo documentario crime su un caso di cronaca nera del 2008, tra più famosi della storia brasiliana: la morte di Isabella Nardoni, la bambina di 5 anni lanciata dal sesto piano dell'appartamento a nord di San Paolo in cui si trovava con il padre, Alexandre Alves Nardoni, la matrigna, Anna Carolina Jatobá, e i fratelli. I media locali seguirono la vicenda giudiziaria con continui aggiornamenti e la resero una delle più conosciute del Paese. Ecco le tappe principali della storia. 

Chi era Isabella Nardoni

Isabella Nardoni in un'immagine del docu-film Netflix
Isabella Nardoni in un'immagine del docu-film Netflix

Isabella era nata il 18 aprile 2002 a San Paolo. Il padre e la madre della bambina, Alexandre Alves Nardoni e Ana Carolina Cunha de Oliveira, si erano conosciuti durante il liceo, frequentandosi per alcuni anni. La ragazza, all'epoca 17enne, rimase incinta di Isabella quando il compagno stava frequentando l'Università e tentava l'ammissione alla facoltà di Legge. La relazione terminò poco dopo, la bambina aveva solo 11 mesi, così Oliveira decise di andare a vivere a casa dei suoi genitori insieme a Isabella.

Il padre riuscì a ottenere il permesso di tenere con sé la figlia dal venerdì alla domenica notte per due volte al mese. Tempo dopo Nardoni si sposò con un'altra donna, Anna Carolina Jatobá, con cui ebbe due bambini, Pietro e Cauã. I due si erano conosciuti e frequentati quando Oliveira era già incinta di Isabella e l'uomo aveva portato avanti entrambe le relazioni per un anno, prima che la madre di Isabella si accorgesse che la stava tradendo e lo lasciasse.

Com'è morta Isabella Nardoni: le indagini

Il documentario si apre con la registrazione di una chiamata al 911, in cui il portiere del palazzo chiede l'intervento della polizia. Il padre di Isabella sostenne inizialmente che dei ladri fossero entrati in casa e avessero lanciato la figlia dalla finestra. Il corpo della bambina, che aveva solo 5 anni, venne infatti ritrovato il 29 marzo 2008 ai piedi del London Building, al 138 di Rua Santa Leocadia, condominio dove viveva con l'uomo, la matrigna e i due fratelli piccoli.

Inizialmente, gli investigatori seguirono la pista indicata ma, lentamente, iniziarono a emergere elementi, come le ferite trovate sul corpo della bambina, che non coincidevano con il suo racconto: dagli accertamenti emerse che nella stanza della bambina c'erano tracce di sangue e che la zanzariera della finestra era stata tagliata.

L'autopsia sul corpo della piccola rivelò poi che, prima di venir gettata dalla finestra, era stata picchiata e qualcuno aveva tentato di soffocarla. Il 18 aprile il padre e la matrigna vennero incriminati dalla polizia per l'omicidio della bambina. All'epoca avevano 29 e 24 anni.

Il processo sul caso Nardoni

Il processo iniziò il 22 marzo 2010, a distanza di due anni dalla morte di Isabella. Dopo cinque giorni, durante i quali i due professarono la loro innocenza, l'uomo venne condannato a 31 anni, 1 mese e 10 giorni di carcere, mentre Anna Carolina Jatobá a 26 anni e 8 mesi.

Il verdetto fu dato in diretta tv. L'aggravante per Nardoni fu che era il padre della bambina. In più, alla coppia vennero aggiunti altri 8 mesi di carcere per aver tentato di ripulire la scena del crimine. Oggi entrambi stanno scontando la loro pena, continuano a dirsi innocenti e a rimanere legati come coppia. Secondo quanto raccontato nel docu-film, hanno anche ottenuto dei permessi speciali per lasciare il carcere in particolari occasioni come, per esempio, la Festa della mamma e del papà. Le famiglie dei due si sono rifiutate di partecipare al documentario e dare la loro versione.

La risonanza mediatica del caso

La vicenda, come già detto, venne seguita con grande interesse dai media, che non risparmiarono dettagli, e dall'opinione pubblica che, fin da subito, si schierò contro il padre e la matrigna della bimba, appostandosi anche all'esterno del luogo dove erano detenuti.

Come racconta nel documentario la madre della piccola, il clima era simile a quello che si respira durante i Mondiali di calcio. Secondo un sondaggio, più del 98% dei brasiliani conosce la storia, grazie alla copertura mediatica fatta da giornali e televisioni.

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