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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

La strage degli innocenti: 100 bambini morti di fame a Gaza dall’inizio della guerra

A Gaza oltre 100 bambini sono morti di fame dall’inizio della guerra. Oggi almeno 17 civili uccisi dagli attacchi israeliani. Italia e altri 8 Paesi si oppongono a nuove operazioni militari dell’esercito israeliano nell’enclave palestinese, chiedendo un cessate il fuoco e aiuti umanitari immediati.
A cura di Biagio Chiariello
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La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza continua a precipitare, con un bilancio drammatico che segna una strage silenziosa di civili innocenti. Fonti ospedaliere locali riferiscono che solo nella giornata di oggi almeno 17 civili sono stati uccisi dal fuoco dell’esercito israeliano (IDF) in diverse aree del territorio, compresi 11 palestinesi colpiti mentre attendevano gli aiuti umanitari nelle zone centrali e meridionali di Gaza. Gli ospedali Nasser e Al-Awda hanno confermato la morte di almeno cinque persone, tra cui alcuni bambini, a seguito di attacchi diretti anche nei pressi dei corridoi umanitari.

L’emergenza si acuisce ulteriormente con le nuove segnalazioni del ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, che documenta come nelle ultime 24 ore cinque persone siano decedute a causa di fame e malnutrizione, tra cui due bambini. Dall’inizio delle ostilità, si contano già 217 morti riconducibili direttamente alle condizioni di carestia, di cui 100 sono bambini: un vero e proprio massacro silenzioso che fa emergere un dramma umanitario senza precedenti.

Il contesto di guerra e la distruzione delle infrastrutture rendono estremamente difficile il lavoro delle organizzazioni umanitarie. Oggi si è tenuta una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per discutere il piano israeliano di controllo militare su Gaza, mentre la tensione politica interna in Israele si aggrava. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, esponente di estrema destra, ha espresso pubblicamente il suo dissenso verso il premier Netanyahu, definendo “folle e immorale” l’attuale strategia militare, e minacciando di far cadere il governo per chiedere nuove elezioni. La coalizione di governo è sempre più fragile, con il rischio concreto di una crisi politica nel cuore del conflitto.

Dal canto suo, il governo italiano, attraverso il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha ribadito la ferma condanna verso ogni forma di annessione dei territori palestinesi, evidenziando come questo ostacoli qualsiasi prospettiva di pace e favorisca il rafforzamento di gruppi terroristici come Hamas. Tajani ha anche denunciato gli attacchi contro villaggi cristiani palestinesi, storicamente elementi di stabilità nell’area, definendoli “imperdonabili”.

In un segnale concreto di solidarietà, l’Italia ha inviato il primo carico di aiuti umanitari paracadutato sulla Striscia, con altri lanci programmati per una settimana, per un totale di cento tonnellate di cibo. Questo sforzo si inserisce in un quadro internazionale complesso e critico.

Infatti, Italia, insieme ad altri otto Paesi — Australia, Austria, Canada, Francia, Germania, Norvegia, Nuova Zelanda e Regno Unito — e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, hanno espresso un netto rifiuto verso la decisione del governo israeliano di avviare una nuova operazione militare su larga scala nella Striscia di Gaza. Questi Paesi hanno sottolineato come un’escalation aggraverebbe ulteriormente la già disastrosa situazione umanitaria, mettendo a rischio la vita degli ostaggi e aumentando la possibilità di un esodo massiccio di civili innocenti.

Le autorità internazionali hanno messo in guardia contro i rischi di violazioni del diritto internazionale umanitario legate ai piani militari israeliani e hanno ribadito che qualsiasi tentativo di annessione o espansione degli insediamenti viola norme internazionali fondamentali. Hanno chiesto con urgenza un cessate il fuoco immediato e permanente, capace di garantire la distribuzione senza ostacoli di aiuti vitali, mentre Hamas deve liberare tutti gli ostaggi assicurandone il trattamento umano.

Infine, è stato espresso un forte appello affinché Israele riveda le restrizioni imposte alle organizzazioni umanitarie internazionali, garantendo loro la possibilità di operare liberamente e raggiungere le popolazioni più bisognose. Solo attraverso il rispetto dei principi umanitari e un negoziato politico basato su una soluzione a due Stati si potrà sperare di mettere fine a questo sanguinoso conflitto, assicurando a israeliani e palestinesi di convivere in pace, sicurezza e dignità.

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