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Guerra in Ucraina

La Russia sta esportando più petrolio oggi di quanto ne esportava all’inizio della guerra

La Russia ha scalzato l’Arabia Saudita ed è diventata il primo fornitore di petrolio della Cina, primo importatore mondiale di greggio.
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A cura di Davide Falcioni
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Se l'intento delle sanzioni occidentali alla Russia era quello di metterne in ginocchio l'economia probabilmente le cose non sono andate come si sperava: nei giorni scorsi infatti Mosca ha scalzato l'Arabia Saudita ed è diventata il primo fornitore di petrolio della Cina. Le raffinerie di Pechino stanno ricevendo le forniture petrolifere russe con un forte sconto sui prezzi, spingendo l'import del Paese del 55% annuo a maggio. Gli acquisti di petrolio russo, incluse le forniture tramite l'oleodotto della Siberia orientale, del Pacifico e le spedizioni marittime, hanno totalizzato quasi 8,42 milioni di tonnellate, secondo i dati diffusi oggi dall'Amministrazione generale delle Dogane cinesi. Le spedizioni dalla Russia verso la Cina sono state quasi 2 milioni di barili al giorno con un incremento di circa il 25% rispetto agli 1,59 milioni di aprile.

Grazie all'export di petrolio la Russia a maggio ha incassato 20 miliardi di dollari

Tra le aziende statali cinesi, Paese che è ad oggi è il più grande importatore mondiale di greggio, sono risultati attivi il colosso della raffinazione Sinopec e Zhenhua Oil, in un trend alimentato dai forti sconti dopo che le major petrolifere e di trading occidentali si sono ritirate a causa delle sanzioni. Il taglio dei prezzi ha toccato picchi del 30%, aiutando Mosca a mantenere i flussi di cassa su livelli adeguati nel mezzo della guerra: il Cremlino ha raccolto circa 20 miliardi di dollari a maggio grazie all'export di greggio.

La mossa di Pechino verso il partner "senza limiti" fa parte anche dell'attento posizionamento della leadership comunista sul conflitto ucraino, che ha visto il presidente Xi Jinping, nella conversazione telefonica avuta la scorsa settimana con l'omologo Vladimir Putin, offrire un forte sostegno. La Cina ha criticato fin dall'inizio le sanzioni occidentali definendole "terrorismo finanziario" e "armamento economico", attaccando poi le forniture di armi a Kiev. L'Arabia Saudita ha visto le sue esportazioni verso Pechino salire a maggio del 9% annuo a 7,82 milioni di tonnellate (1,84 milioni di barili al giorno contro i 2,17 milioni di aprile), cedendo il passo alla Russia tornata prima dopo 19 mesi. Dai dati doganali, inoltre, è emerso che le importazioni dall'Iran si sono attestate a 260.000 tonnellate: malgrado le sanzioni Usa su Teheran, la Cina ha continuato a comprare greggio iraniano, di solito spacciato per forniture da altri Paesi, pari a circa il 7% del proprio fabbisogno. L'import totale di petrolio della Cina è cresciuto di quasi il 12% a maggio, a 10,8 milioni di barili al giorno, contro la media del 2021 di 10,3 milioni.

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