La provocazione dei coloni israeliani a Gerusalemme: in 465 fanno irruzione nella moschea di Al-Aqsa

Nuova provocazione a Gerusalemme Est. Questa mattina, 465 coloni israeliani, tra cui numerosi ultraortodossi, sono entrati nel complesso della Moschea di Al-Aqsa sotto la stretta protezione della polizia israeliana. Lo riferiscono l’agenzia di stampa palestinese Wafa e Al Jazeera, secondo cui i gruppi avrebbero compiuto visite guidate e rituali talmudici nei cortili del luogo sacro, in quello che le autorità palestinesi hanno definito un “atto deliberatamente provocatorio”.
Il governatorato di Gerusalemme ha condannato l’irruzione, denunciando l’ennesima violazione dello status quo nei luoghi santi islamici. Gli ingressi di coloni israeliani nella Spianata delle Moschee — area sacra sia per l’Islam sia per l’ebraismo — sono infatti considerati da parte palestinese una minaccia diretta alla libertà di culto e un tentativo di consolidare la presenza israeliana nel cuore della città vecchia.
Non si tratta di un episodio isolato. Già nei mesi scorsi il ministro dell’ultradestra Itamar Ben-Gvir aveva visitato Al-Aqsa accompagnato da decine di sostenitori, pregando pubblicamente sul posto e suscitando la protesta internazionale. L’incursione di oggi si inserisce in un clima di tensione crescente, mentre in Cisgiordania continuano le aggressioni dei coloni contro la popolazione palestinese.
Secondo Wafa, nelle ultime ore un gruppo di coloni ha attaccato alcuni agricoltori ad Aqraba, a sud di Nablus, rubando olive e un telefono cellulare. La Commissione palestinese per la resistenza al muro e agli insediamenti ha denunciato 259 episodi di violenza contro i raccoglitori di olive dall’inizio della stagione, a ottobre: tra questi, oltre 60 casi di intimidazione, 44 aggressioni fisiche e numerose restrizioni di movimento imposte dai militari israeliani.
La fragile tregua in corso nella regione appare dunque sempre più a rischio. Le autorità palestinesi hanno definito l’azione dei coloni a Gerusalemme “una provocazione studiata per alimentare nuove tensioni religiose e politiche”, mentre la popolazione teme che il gesto possa riaccendere il conflitto anche nella città santa.