Incidente Air India, cos’è successo: i motori spenti dal comandante, il panico del co-pilota e lo schianto

Sono in totale 260 le vittime di uno dei peggiori disastri aerei degli ultimi anni, quello del volo Air India Al171 partito dall'aeroporto di Ahmedaband e diretto a Londra, che lo scorso giovedì 12 giugno prima si è schiantato contro alcuni alberi e un camino per poi finire contro un edificio universitario trasformandosi in una palla di fuoco. Un passeggero, seduto al posto 11A, è miracolosamente sopravvissuto alla strage. A causare l'incidente sarebbe stato il comandante del volo, Sumeet Sabharwal, 56 anni e vicino alla pensione: secondo quanto ricostruito grazie alle informazioni contenute nella scatola nera durante le indagini dei funzionari Usa, l'uomo avrebbe disattivato gli interruttori che controllavano il flusso di carburante ai motori del Boeing 737 Dreamliner, mandando nel panico il primo ufficiale, Clive Kunder, 30 anni. È stata infatti aperta un'inchiesta sull'incidente. Ma facciamo un passo indietro.
Il disastro del Boeing 787 Dreamliner: cos'è successo
L'incidente del volo Air India Al171 da Ahmedaband a Londra si è verificato lo scorso 12 giugno. Come si vede anche da numerose immagini circolate in rete, lo schianto si è verificato poco dopo la fase di decollo dall'aeroporto Sardar Vallabhbhai Patel, circa 30 secondo dopo, causando la morte di 240 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. A sopravvivere solo una persona, Kumar Ramesh, 40enne cittadino britannico di origini indiane, che viaggiava al posto 11A.
Mentre si trovava ad un’altezza di circa 130 metri, i segnali dall’aereo sono cessati e quest'ultimo ha iniziato a scendere planando a una velocità di 320 km/h rispetto al suolo e una velocità verticale di 140 metri al minuto, finché non ha impattato prima contro alcuni alberi e un camino e poi contro un edificio residenziale, che ospitava un ostello per studenti, prendendo fuoco. Al numero delle vittime che viaggiavano a bordo dell'aereo se ne devono sommare altre 19, uccise a terra.
Lo spegnimento degli interruttori dei motori dopo il decollo e lo schianto
Dopo circa un mese e mezzo di indagini da parte dell'autorità statunitense competente, e dopo l'analisi delle scatole nere dell'aereo, è stata avanzata l'ipotesi che l'incidente sia stato un gesto volontario del comandante. Sumeet Sabharwal, 56 anni, ex funzionario del ministero dell’Aviazione civile indiano vicino alla pensione, avrebbe spento il sistema che permette il flusso di carburante ai motori appena 3 secondi dopo il decollo. Il che era stato confermato la settimana precedente anche da un rapporto preliminare sul disastro pubblicato dall’Aircraft Accident Investigation Bureau (AAIB) indiano e basato sulle registrazioni del dispositivo installato sul velivolo.
La registrazione della scatola nera, stando alle prime valutazioni delle autorità statunitensi, indica che è stato proprio il primo pilota, con un gesto intenzionale, a spingere le due leve che hanno interrotto il flusso di carburante prima al motore sinistro e poi destro dell’aereo: inequivocabile è per gli esperti il suono che si sente nell'audio e che indica lo spostamento delle leve da Run a Cutoff, a distanza di un secondo l'uno dall'altro. Così i motori hanno cominciato a perdere potenza.
Il panico sul volo Air India 171 e il dialogo tra i due piloti
Il registratore vocale della cabina di pilotaggio ha udito il secondo pilota, il trentenne, Clive Kunder, chiedere a Sabharwal perché avesse interrotto il rifornimento di carburante. "L’altro pilota ha risposto di non averlo fatto", si legge nel rapporto. In un ultimo gesto disperato Kunder avrebbe tentato di riavviare i motori ma era ormai troppo tardi. Inoltre, mentre quest'ultimo esprimeva sorpresa e andava nel panico, il comandante sembrava essere calmo. Senza carburante, l’aereo diretto a Londra ha iniziato a perdere spinta. Dopo aver raggiunto un’altezza di 200 metri, l’aereo ha iniziato ad precipitare.
L'ipotesi depressione del comandante tra le cause
Il capitano Sumeet Sabharwal, 56 anni, era in possesso di una licenza di pilota di linea valida fino al 14 maggio 2026. Secondo un articolo del Times of India, aveva chiamato la sua famiglia dall’aeroporto, assicurandoli che li avrebbe ricontattati una volta atterrato a Londra. Su di lui nessun giudizio negativo anche se di recente, come ha confermato dal Corriere della Sera, un altro pilota indiano ha rivelato che l’uomo soffriva di depressione.
A dirlo è stato Mohan Ranganathan, uno dei massimi esperti di sicurezza aerea in India: "Ho sentito diversi piloti dell'Air India che mi hanno detto che soffriva di depressione e problemi di salute mentale. Negli ultimi tre o quattro anni aveva preso una pausa dal volo, ottenendo anche un congedo medico per questo motivo". Tuttavia, Ranganathan ha aggiunto: "Sabharwal deve aver ottenuto il nulla osta medico dai medici della compagnia. Devono avergli rilasciato il certificato di idoneità".