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Conflitto Israelo-Palestinese

In che modo Hamas ha preparato la guerriglia urbana contro Israele nella Striscia di Gaza

Il professor Gastone Breccia spiega quali sono le tecniche di guerriglia che adotterà Hamas se Israele invaderà da terra la Striscia di Gaza.
Intervista a Professor Gastone Breccia
Storico ed esperto di teoria militare
A cura di Davide Falcioni
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L'attacco di Hamas a Israele di sabato scorso sarebbe stato preparato, con modalità segrete, in ben due anni. La data di inizio dell'operazione sarebbe stata nota solo a pochissimi tra i vertici del gruppo islamico, e persino i più stretti alleati sarebbero stati tenuti all'oscuro di tutto per il timore di una fuga di notizie. Lo ha rivelato un dirigente di Hamas, Ali Baraka, in un'intervista rilasciata l'8 ottobre a Russia Today. Baraka ha affermato che "si poteva contare sulle dita di una mano" il numero di dirigenti che sapeva con esattezza il momento di inizio dell'attacco e che era assai ristretto anche il numero di coloro che sapevano dell'operazione.

I preparativi, dunque, sono stati lunghi e laboriosi ed è assolutamente certo che la reazione di Israele era stata ampiamente prevista. Hamas, partito che amministra la Striscia di Gaza da oltre 15 anni, non è dotata di armamenti moderni e in una guerra convenzionale non avrebbe nessuna possibilità di sconfiggere l'esercito di Tel Aviv, uno dei migliori del mondo. Per questa ragione i miliziani si sono preparati a condurre una battaglia tra le fitte strade di Gaza City, nella consapevolezza che così facendo le truppe israeliane avrebbero subito grosse perdite. Ma come si conduce una guerriglie urbana? Quali armi sono necessarie? E soprattutto come vanno pianificate le imboscate? Fanpage.it l'ha chiesto al professor Gastone Breccia, storico, analista militare e autore – per Il Mulino – del saggio "L'arte della guerriglia".

Gastone Breccia
Gastone Breccia

Sabato scorso Hamas ha duramente colpito Israele  causando migliaia di morti e catturando centinaia di ostaggi. Come giudica questa operazione dal punto di vista strettamente militare?

Miei contatti israeliani ben informati mi hanno confermato un timore diffuso da tempo negli ambienti militari: Benjamin Netanyahu, infatti, aveva schierato il grosso delle forze armate in Cisgiordania e non sul fronte di Gaza. Questo è avvenuto per due motivi: il governo intendeva difendere i coloni, che costituiscono anche il bacino elettorale principale di Netanyahu; inoltre si temeva un'esplosione di violenza proprio in West Bank, dove insistono gli insediamenti illegali degli israeliani. Nessuno si aspettava un imminente attacco da Gaza perché nella Striscia la situazione da tempo sembrava tranquilla. L'esercito israeliano quindi è stato colto di sorpresa.

Come è stato possibile per Hamas preparare un'azione del genere senza farsi scoprire?

Questo è un grosso punto interrogativo. Non siamo attualmente in grado di dare una risposta ma ci sarà sicuramente un'inchiesta serissima appena questa storia si calmerà, chissà quando. Di certo però cadranno delle teste: penso allo stesso Benjamin Netanyahu, ai suoi ministri, ai capi dell'intelligence. Di questa tragedia saranno sicuramente chiamati a rispondere, come avvenne anche 50 anni fa con la guerra del Kippur.

È davvero possibile che i servizi segreti israeliani – tra i migliori del mondo – non siano stati in grado di rilevare nulla per mesi o anni?

A voler fare il "complottista" si potrebbe pensare che a Netanyahu questa situazione conviene: era in enorme difficoltà politica sul fronte interno, ma ora potrà rimanere al vertice del governo di una nazione in guerra. Tuttavia non credo che il leader israeliano se la sia cercata, non penso che abbia volutamente ignorato degli avvertimenti dei suoi servizi segreti.

La risposta di Israele all'attacco di Hamas è stata feroce: oltre a bombardare la Striscia di Gaza si stanno negando acqua, viveri ed energia elettrica ai palestinesi. Questo assedio è una strategia comune in guerra?

In guerra vale tutto, o quasi. L'assedio di una popolazione include purtroppo anche il taglio delle forniture d'acqua, nella speranza di una resa. È pur vero, tuttavia, che nel frattempo sono state introdotte leggi di guerra nell'ambito del diritto internazionale: è qualcosa che però è avvenuto abbastanza di recente. Nella storia non è mai accaduto che un assediante lasciasse acqua e viveri a un assediato. Se la logica di Netanyahu è quella della guerra senza quartiere contro Hamas la speranza è quella che – lasciando per settimane la popolazione civile senza beni di prima necessità – i miliziani alzino bandiera bianca e consegnino i loro leader. È così finiscono gli assedi, quando una guarnigione si arrende. Non credo tuttavia che finirà così questo assedio.

Un recente addestramento di miliziani di hamas
Un recente addestramento di miliziani di hamas

Centinaia di ostaggi israeliani sono stati condotti da Hamas nella Striscia di Gaza. Israele sta rispondendo con un fitto bombardamento e con il taglio delle forniture di acqua, cibo ed energia, ma si paventa anche un’invasione via terra. Che cosa accadrebbe?

Quella nella Striscia di Gaza sarebbe una guerriglia urbana. Hamas ha già preparato efficaci campi di tiro, individuando le vie di avvicinamento del nemico e istruendo accuratamente delle squadre dotate di armi anticarro spalleggiabili, ad esempio lanciagranate RPG. Queste squadre attenderanno l'avvicinamento delle colonne israeliane e lanceranno l'imboscata distruggendo il primo e l'ultimo carro armato, così da bloccare nel mezzo uomini e veicoli. Da quel momento in poi apriranno il fuoco da posizioni sopraelevate, ad esempio finestre e tetti dei palazzi.

Cosa accadrà dopo le primissime fasi dell'imboscata?

Dopo questa "tempesta di fuoco" – che dovrà essere rapidissima – i miliziani scapperanno. Lo faranno senza esporsi, attraverso aperture preparate in precedenza che collegano i singoli appartamenti di un caseggiato. I combattenti avranno già abbattuto a picconate le pareti interne di molte abitazioni e creato fessure nei muri. L'importante è che non siano costretti a uscire in strada per ripiegare. Azioni di questo tipo si ripeteranno più e più volte ogni giorno. Queste tattiche di guerriglia urbana non sono una novità: le adottarono i sovietici a Stalingrado, i ceceni a Groznyj nel 1994, ma anche gli iracheni a Falluja nella Guerra del Golfo. Insomma, niente di nuovo. Ma stavolta Hamas ha avuto davvero molto tempo per prepararsi, controllando la Striscia di Gaza dal 2006.

Una guerriglia nel cuore di Gaza riequilibrerebbe le differenze militari tra Israele e Hamas?

È stata Hamas a lanciare l'offensiva sabato scorso sapendo che la risposta di Israele non si sarebbe fatta attendere: a Gaza City è stato tutto predisposto alla perfezione per condurre una guerriglia, con scorte di armi e munizioni disposte nei posti giusti, le squadre pronte, i campi di tiro già preparati nel minimo dettaglio. Certo, Israele ora sta bombardando a tappeto e avrà distrutto alcune delle postazioni di Hamas, tuttavia i miliziani saranno prontissimi ad operare in un centro abitato come quello di Gaza, uno dei più densamente popolati del mondo.

Le imboscate di Hamas verrebbero condotte dalle abitazioni di gaza City.
Le imboscate di Hamas verrebbero condotte dalle abitazioni di gaza City.

In una guerra convenzionale tra in attore non statuale come Hamas e Israele non ci sarebbe storia. Ma in una guerriglia? La vittoria di Tel Aviv è comunque scontata?

Se Israele avesse un illimitato tempo a disposizione e la possibilità di utilizzare i propri armamenti senza alcuna restrizione è verosimile che potrebbe avere ragione di Hamas, pagando comunque un carissimo prezzo in termini di vite umane. Su questo non c'è dubbio alcuno: entrare in una città e dover combattere casa per casa significa esporsi a un elevato numero di morti e feriti. Il problema di Israele, tuttavia, è che se darà inizio a un'offensiva di terra non avrà un tempo illimitato a disposizione: dopo qualche giorno l'opinione pubblica mondiale si troverebbe di fronte a migliaia di vittime civili palestinesi, massacri di bambini inermi, video e foto di stragi, ed è verosimile che il consiglio di sicurezza dell'ONU – e i suoi stessi alleati – obbligherebbero Israele a fermarsi. Fossi in Netanyahu temerei questo scenario: non solo subirei perdite elevatissime, ma non avrei neppure il tempo per completare la missione. Sarebbe la situazione peggiore possibile per Tel Aviv: sarebbe entrata a Gaza, avrebbe ucciso migliaia di civili e perso centinaia e centinaia di uomini, e per di più l'offensiva verrebbe fermata prima di neutralizzare del tutto Hamas come minaccia militare. Basterebbe che sopravvivessero il 10% dei miliziani armati, e riuscirebbero a rialzare la testa in breve tempo. Diventerebbero immediatamente degli eroi, entro un mese ci sarebbe una valanga di reclute. Di fatto per Israele si tratterebbe di una pesante sconfitta.

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