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Il papà di Aylan e Galip: “La loro morte non sia inutile, ora stop alla guerra”

Abdullah Kurdi ha perso la moglie e i due figli di tre e cinque anni in un naufragio: “Io non ho più nulla da chiedere alla vita ma spero che quella foto svegli i potenti”.
A cura di Susanna Picone
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È tornato a Kobane Abdullah Kurdi, il padre di Aylan e Galip, i due fratellini di 3 e 5 anni morti insieme alla loro mamma dopo il rovesciamento del gommone sul quale si trovavano e col quale avrebbero dovuto raggiungere l’isola greca di Kos. La drammatica foto di Aylan sulla spiaggia di Bodrum ha commosso il mondo e suo padre è consapevole di quanto quella immagine sia potente. E per questo lui vuole che tutti debbano guardarla. “Tutti devono guardarla, perché credo che attraverso questa immagine i miei figli possano in qualche modo aiutare i bambini siriani. Se Dio ha voluto che morissero, è per compiere questa missione”: è quanto ha detto Abdullah da Kobane. Le parole del papà di Aylan sono state raccolte dal quotidiano Repubblica. “Ho perso tutto e non ho più niente da chiedere alla vita. Ma i miei figli non sono morti invano. Non è stato un sacrificio inutile perché in cuor mio sento che il mondo si sta svegliando e si sta rendendo conto del dramma della Siria e del bisogno di pace”, ha detto ancora l’uomo secondo il quale il mondo deve capire, appunto, che la guerra va fermata al più presto.

Il Canada ha rifiutato la richiesta d’asilo – Secondo Kurdi i siriani non scapperebbero da loro Paese se non fossero costretti. Lui stesso ha raccontato perché aveva deciso di andare via insieme a sua moglie e ai suoi bambini: ha detto di aver lavorato a Istanbul negli ultimi due anni mentre i figli erano rimasti a Kobane ma che poi quando sono iniziati i combattimenti con l’Isis ha deciso di portarli in Turchia. Ma a quel punto non bastavano più i soldi: “Mi sono messo a lavorare come muratore, la sera tornavo a casa e Aylan e Galip mi massaggiavano le gambe e la schiena doloranti”. Abdullah, sua moglie e i suoi bambini avrebbero voluto raggiungere il Canada per iniziare una nuova vita ma le autorità gli hanno negato la richiesta di asilo. Per questo l’uomo dà la colpa quel Paese per la morte dei suoi cari: “Le autorità del Canada hanno rifiutato la mia richiesta d'asilo nonostante ci fossero 5 famiglie disposte a sostenerci economicamente. Volevo trasferirmi insieme alla mia famiglia e a quella di mio fratello, che ora è in Germania. Non avremmo nemmeno pesato sulle casse del governo canadese. Non ci hanno dato l'autorizzazione e non so perché”, ha spiegato Kurdi. Da quel rifiuto era nata la decisione di tentare di raggiungere l’Europa: “Volevo che i miei figli fossero trattati come persone”.

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