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Il Pakistan introduce la castrazione chimica per gli stupratori

Il Pakistan ha introdotto approvato la legge che introduce la castrazione chimica per gli uomini condannati più volte per stupro. La norma era stata firmata dal presidente Arif Alvi già nel dicembre scorso.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il Pakistan ha approvato la legge che introduce la castrazione chimica per gli uomini condannati più volte per stupro. La norma, già firmata nel dicembre scorso dal presidente Arif Alvi, prevedere l'ergastolo o la pena capitale per chi invece viene condannato per violenza di gruppo. I processi riguardanti gli stupri inoltre saranno più rapidi: massimo quattro mesi attraverso l'istituzione di tribunali speciali. Gli ospedali inoltre dovranno formare operatori specializzati nel supporto psicologico alle vittime. Un provvedimento, questo, preso con l'aumento degli stupri su donne e minori. Nonostante la firma arrivata a dicembre, l'iter di approvazione da parte del Parlamento è stato completato dopo quasi un anno a causa di una dura protesta popolare innescata dalla violenza subita da una donna nella periferia di Lahore. A compiere lo stupro due uomini poi condannati a morte nel marzo scorso. Il tutto è avvenuto davanti ai figli piccoli della vittima. Proprio quest'ultimo episodio ha portato le autorità a introdurre nella bozza di legge anche la castrazione chimica.

I numeri delle violenze sessuali sulle donne in Pakistan sono in continuo aumento. Secondo un rapporto di Human Rights Watch, tra gennaio e marzo 2020 si è registrato un aumento del 200% sulle violenze domestiche. Il numero di donne uccise tra le mura domestiche è in crescita eppure solo il 4% delle violenze sfocia in una condanna. Il primo ministro Imran Khan in un'intervista ad Axios su Hbo aveva definito il "modo immodesto di vestire" delle donne il movente dei reati a sfondo sessuale. "Se le donne indossano meno vestiti, questo avrà un impatto sugli uomini, a meno che non siano robot" aveva affermato lo scorso aprile.

"Incolpare gli abiti per lo stupro è la peggior risposta di un'autorità a un crimine efferato" aveva dichiarato a tal proposito Sherry Rahman, senatrice del Partito Popolare Pakistano. Dopo le proteste che hanno invaso le strade del Paese, al disegno di legge che prevedeva la condanna a morte è stata aggiunta anche la pena della castrazione chimica definita da Amnesty International "crudele e disumana". "Invece di distogliere l'attenzione dall'educazione e dall'idea che si ha della figura femminile, le autorità dovrebbero concentrarsi sul lavoro cruciale delle riforme per affrontare le cause profonde della violenza sessuale" ha dichiarato in merito l'organizzazione.

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