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I Popolari europei vogliono che Bruxelles paghi il muro anti migranti al confine con la Bielorussia

“Non capiamo perché l’Ue non possa finanziare una recinzione al confine con la Bielorussia”. A scriverlo non è un sovranista del gruppo Visegrad, ma il capogruppo dei Popolari a Strasburgo, Manfred Weber. Anche se la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto che Bruxelles non ha alcuna intenzione di finanziare muri ai confini per respingere i migranti, la Polonia sta costruendo una recinzione di filo spinato alta quattro metri per fermare i migranti che, attraverso la Bielorussia, arrivano da Siria, Iraq e Afghanistan. E al di là del muro si muore di freddo e stenti.
A cura di Annalisa Girardi
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"Non capiamo perché l'Unione europea non possa finanziare una recinzione al confine con la Bielorussia". A scriverlo non è un sovranista del gruppo Visegrad, ma il capogruppo del Partito Popolare europeo a Strasburgo, Manfred Weber. "È in corso una guerra ibrida, non dobbiamo essere ingenui. Lituania, Lettonia e gli altri Paesi meritano il nostro pieno sostegno, inclusi i fondi per un confine fisico, se necessario", ha aggiunto in un post su Twitter.

Ma di che recinzione sta parlando Weber? È il muro al confine tra la Bielorussia e l'Unione europea, quindi Polonia e Lituania, che i governi di Varsavia e Vilnius vogliono innalzare per respingere i migranti che cercano di attraversare la frontiera per entrare nel territorio comunitario. Profughi che, dall'altra parte, il governo di Minsk guidato da Alexander Lukashenko strumentalizza per spingere Bruxelles a rivedere il pacchetto di sanzioni al Paese, adottato per le gravi violazioni dei diritti umani che si sono verificate. In ultima, il dirottamento a Minsk di un volo di linea diretto a Vilnius per arrestare il dissidente Roman Protasevich.

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Fonte: googlemaps

Si tratta di un confine che nei prossimi mesi sarà destinato a diventare ancora più caldo, con l'intensificarsi delle partenze dall'Afghanistan. Più caldo per modo di dire, perché in realtà al confine tra Bielorussia, Polonia e Lituania i migranti muoiono assiderati. A settembre almeno quattro persone sono morte di freddo e stenti al confine tra la Bielorussia e la Polonia, mentre una quinta ha perso la vita più a Nord, verso la Lituania. Senza contare che in quei boschi si sono nascoste decine di migranti. E che di molti di loro si sono perse le tracce.

Sono per lo più di nazionalità irachena e siriana i profughi che tentano di arrivare in Europa attraverso questa rotta. Stanno aumentando però anche gli afghani, da quando il Paese è tornato in mano ai talebani. Sono persone che fuggono da guerra e violenza e sperano di trovare una vita dignitosa in Europa. Quando arrivano al confine con la Polonia, però, trovano recinzioni e filo spinato.

"I cittadini si aspettano da noi che abbiamo il controllo delle nostre frontiere esterne. Decidiamo chi può entrare in Europa, non il dittatore Lukashenko. Ecco perché abbiamo urgente bisogno di chiarimenti da parte della Commissione Europea su questo tema. Abbiamo bisogno del pieno impegno della Commissione europea per sostenere gli Stati membri in prima linea in questa crisi", ha commentato ancora Weber, ribadendo il sostegno del suo gruppo al finanziamento attraverso il bilancio comunitario delle barriere fisiche nelle zone di confine per contrastare i flussi migratori che ha definito "illegali".

"Proteggere i confini" con muri, soldati di pattuglia e recinzioni alte quattro metri, però, è una pratica altrettanto illegale. Si chiama respingimento. Quelle persone ammassate al confine al freddo e senza la necessaria assistenza umanitaria, infatti, sono richiedenti asilo: hanno diritto a chiedere asilo politico in un Paese dell'Unione europea, a cui successivamente spetterà avviare la pratica per assegnare, o meno, lo status di rifugiato.

Insomma, dopo le recinzioni costruite in Ungheria da Viktor Orbán nel bel mezzo della crisi migratoria per impedire ai profughi che percorrevano la rotta balcanica di entrare in Europa, ora è la volta di Polonia e Lituania. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha smentito l'ipotesi che Bruxelles sia pronta ad utilizzare il bilancio comunitario per sostenere questi progetti. Anche Mario Draghi ha assicurato, parlando in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, che non c'è alcuna apertura da parte dell'Unione a un finanziamento dei muri sulle frontiere esterne. Per poi sottolineare come gli Stati membri debbano restare uniti di fronte alle strumentalizzazioni del regime bielorusso che usa l'immigrazione come strumento di pressione nei confronti dell'Ue.

"Abbiamo a che fare con un’azione di massa organizzata e ben diretta da Minsk e Mosca", ha detto il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, parlando del muro al confine. Una recinzione di filo spinato alta quattro metri e pattugliata da un migliaio di guardi di frontiera lungo i 400 chilometri che separano il Paese dalla Bierlorussia. Che costerà a Varsavia circa 350 milioni di euro. 

Al di là delle ragioni dello scontro geopolitico, delle pressioni della Bielorussia sull'Europa e dei meccanismi di accoglienza comunitari che lasciano puntualmente soli i Paesi di confine, a rimetterci ancora una volta sono i migranti. C'è un problema umanitario che l'Europa vuole celare alla vista innalzando un muro e fingendo che ciò che succede al di là delle recinzioni e del filo spinato non la riguardi. Ma oltre queste barriere ci sono delle persone che sono state costrette a fuggire dalle loro case e che non smetteranno di farlo alla ricerca di una vita migliore. Ci sono persone che l'Europa dovrebbe accogliere, ma che invece lascia al freddo nei boschi.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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