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I fratelli Menéndez vicini alla libertà dopo 35 anni: per i due pena ridotta a 50 anni di carcere

È stata ridotta la pena per Lyle ed Erik Menéndez, i due fratelli che nel 1989 uccisero i genitori a Beverly Hills. I due, condannati all’ergastolo nel 1996, sono da 35 anni in carcere e si sono visti ridurre la pena a 50 anni di reclusione con possibilità di libertà vigilata. I fratelli potranno presentarsi davanti a un giudice per discuterne in termini.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Lyle ed Erik Menendez durante il processo insieme alla loro avvocata Leslie Abramson.
Lyle ed Erik Menendez durante il processo insieme alla loro avvocata Leslie Abramson.

Potrebbero essere a un passo dalla libertà Lyle ed Erik Menéndez, i due fratelli accusati di aver ucciso i genitori nell'estate del 1989 a Beverly Hills. All'epoca dei fatti, i due avevano 21 e 18 anni e il loro caso è tornato alla ribalta grazie al documentario di Peacock e a una serie Netflix del 2024. I due furono condannati all'ergastolo per l'omicidio del padre José e della madre Mary Louise "Kitty". Ora, in seguito alla revisione della sentenza, la pena è stata ridotta a 50 anni di carcere con possibilità di accedere alla libertà vigilata.

Per la riduzione della condanna è stata applicata una legge californiana del 2018 che tutela chi commette reati gravi prima dei 26 anni di età. I due fratelli, che oggi hanno 57 e 54 anni, potranno presentarsi davanti a un giudice per discutere la libertà vigilata dopo 35 anni dietro le sbarre. Per Lyle ed Erik potrebbero aprirsi le porte del carcere dopo una lunga reclusione che mai li aveva visti uscire dalla struttura penitenziaria.

Nel corso dell'udienza che ha visto la riduzione della pena, familiari, legali e conoscenti hanno testimoniato a favore di entrambi i fratelli, descritti come "riabilitati" e per niente pericolosi per la società.

Dopo l'arresto, avvenuto per i due nel 1990, Lyle ed Erik raccontarono di aver agito per legittima difesa, perché convinti che i genitori stessero per ucciderli. Entrambi spiegarono di aver sparato dopo anni di violenze e soprusi da parte dei familiari. Secondo i due, la madre e il padre volevano vendicarsi dopo che i fratelli avevano confidato a una cugina le violenze sessuali subite in casa.

La sentenza del 1996 non tenne conto degli abusi ma considerò la fortuna dei genitori e la presunta volontà dei due fratelli di accedere al denaro. José Menéndez, infatti, era dirigente dell'etichetta musicale Rca e disponeva di un ricco patrimonio che i due giovani dilapidarono durante i mesi di depistaggio delle indagini.

Ancora oggi la Procura è contraria alla riduzione della pena perché i due non avrebbero assunto appieno la responsabilità del delitto commesso.

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