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Guerra in Ucraina

Guerra in Ucraina: “Difendere Pokrovsk a oltranza è un errore”, il parere dell’analista a Fanpage.it

Michael Clarke, già consulente di Sua Maestà per il settore difesa, avverte: la resistenza estrema ha motivazioni politiche oltre che militari e può costare cara. “A Pokrovsk, Putin e Zelensky si contendono i favori di Trump”. E se la città cadesse “l’offensiva russa si fermerebbe per mesi, a causa delle perdite subite”.
A cura di Riccardo Amati
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Ogni considerazione tattica è a favore del ripiegamento: “È quello che gli ucraini avrebbero già dovuto fare”, dice Michael Clarke, specialista della Difesa, più volte consulente del governo e del parlamento britannici per le questioni militari e docente al Kings’ College di Londra. “Il motivo della strenua resistenza è in buona parte politico”, spiega a Fanpage.it. Ed è lo stesso motivo che ha innescato l’accelerazione dell’offensiva russa sulla città che i propagandisti del Cremlino in tivù definiscono “la porta del Donetsk”.

Pokrovsk e la telefonata tra Putin e Trump

“Il fatto è che Putin nella sua telefonata del 16 ottobre ha detto a Donald Trump una cosa falsa, ovvero che la partita a Pokrovsk era chiusa, con gli ucraini circondati e presto prigionieri o peggio”, rivela l’accademico citando sue fonti che vuol mantenere anonime. In realtà, alla metà del mese scorso la situazione a Pakrovsk era ancora fluida. Ma il leader del Cremlino non credeva di dire una menzogna. “Ha solo ripetuto quello che gli aveva detto il suo Capo di stato maggiore, Valery Gerasimov”, secondo Clarke. Il solito guaio degli autocrati: i dipendenti tendono a dire al capo solo quel che ha piacere di sentire. La realtà non è pane per i regimi.

Quindi, l’accanimento difensivo probabilmente è dovuto anche alla necessità da parte di Kyiv di dimostrare al volubile alleato americano che la situazione non è compromessa, nella oblast di Donetsk. E che ulteriori aiuti militari non sarebbero sprecati. Dalla parte opposta, la veemenza degli attaccanti non ha solo ragioni tattiche o strategiche: si tratta di dimostrare il prima possibile che Putin a Trump ha detto sostanzialmente la verità. Mica per far bella figura. Putin, nella telefonata, cercò di far accettare al collega della Casa Bianca la condizione negoziale del completo ritiro ucraino dal Donetsk. La caduta di Pakrovsk rendeva la richiesta più sensata.

La situazione militare a Pokrovsk e il rischio di un nuovo “caso Avdiivka”

Se è vero che l’amministrazione Trump spinge per rimuovere dalla risoluzione annuale dell’Onu sull’Ucraina i riferimenti alla sovranità e al termine “aggressione”, come scrive il Kyiv Post, significa che The Donald ha di nuovo cambiato opinione e il Cremlino ha fatto centro. E forse c’entra anche Pokrovsk.

Ma Pakrovsk non è ancora caduta. Doveva cadere già un anno fa. Al momento, la città è per il 70 per cento in mano russa — concordano analisti e osservatori Osint. Ma le linee si sovrappongono, o non esistono più. Nei combattimenti urbani, casa per casa, è sempre così. La nebbia, unico deterrente per i droni, ha permesso ai russi di far affluire nuove truppe, su semplici moto e su veicoli leggeri, anche privati — dimostrano video verificati con Gps e sistemi di localizzazione. Ha anche permesso ai carri armati di Kyiv di centrare posizioni russe intorno a Donetsk, mostrano i video.

Michael Clarke
Michael Clarke

Fino al 9 novembre, il rapporto di forze era di almeno due militari di Mosca per ogni ucraino. Oltre 100mila russi contro circa 50mila difensori. E si sta modificando sempre più a favore di Mosca. Il Capo di stato maggiore Oleksandr Syrskyi parla già di 150mila soldati nemici. Presenti brigate meccanizzate e fanti di marina, ha detto al New York Post. Ma la sacca di cui tanto si è parlato in questi giorni non è chiusa. Resta un ampio varco attraverso cui far passare rifornimenti. Ma non è una passeggiata. “È estremamente difficile e pericoloso attraversare quello spazio”, riferisce Michael Clarke. “È letteralmente infestato da droni killer”. Una zona della morte che rende ogni giorno più problematica un’eventuale ritirata.

Le forze armate ucraine hanno rifornito la cittadina di Myrnohrad, a est di Pokrovsk, sostituendo le truppe impegnate, inclusi i feriti. “Le  nostre unità mantengono saldamente le posizioni e respingono gli occupanti agli accessi della città. La logistica è complessa, ma in corso”, si legge sull’account Facebook dell’esercito. Il ministero della Difesa russo ha invece scritto su Telegram che gli attaccanti avanzano e conquistano frazioni e quartieri urbani. Difendendo Pokrovsk a oltranza, le forze armate ucraine “rischiano di ripetere l’errore commesso ad Avdiivka nel febbraio 2024”, nota Michael Clarke.

Ad Avdiivka, Syrskyi ordinò la ritirata appena in tempo per evitare l’accerchiamento e un collasso strategico ma troppo tardi per mettere al riparo le sue truppe dalle forti perdite dovute al caos delle cose fatte all’ultimo momento. Alcuni soldati dovettero ripiegare a piedi, lasciandosi dietro i feriti. Altri si arresero perché, stremati dai combattimenti, non riuscirono a fuggire. La nuova linea fu costruita in fretta e non nelle posizioni ottimali per l’artiglieria dei difensori. Tutto questo ebbe conseguenze negative anche sul morale dei combattenti ucraini.

Le prospettive strategiche nel Donetsk e la guerra di logoramento

Intanto, Kyiv ha annunciato il ritiro da cinque insediamenti a Zaporizhzhia. Secondo il Gruppo d’armate Sud, l’ordine di ritirata è arrivato dopo la distruzione quasi totale di rifugi e fortificazioni dovuta ai bombardamenti. Ampi movimenti russi sono in corso anche nelle aree di Liman, Seversk e Kupiansk. Quest’ultima, è in parte sotto il controllo russo — dice Mosca. “Il Cremlino è riuscito a ottenere l’obiettivo strategico di far concentrare nel settore di Pokrovsk riserve e unità di élite di Kyiv, indebolendone le linee difensive su altri fronti”, afferma Clarke. La strategia sta pagando.

Se poi cadrà Pokrovsk, i russi non dilagheranno in tutto il Donetsk ma punteranno sulle “fortezze”della regione: Sloviansk e Kramatorsk, sostiene l’analista militare londinese. Saranno facilitati dalle strade e dalle ferrovie che arrivano alla “porta del Donetsk”. Altrove, sarà difficile avanzare: in un anno, gli ucraini hanno avuto il tempo di costruire due linee difensive arretrate alle spalle della città presa di mira dalla Russia. Soprattutto, “ogni nuova offensiva russa non avverrebbe per qualche mese, almeno fino a febbraio”, dice ancora Clarke. I russi hanno consumato troppe energie, perso troppi mezzi e troppi uomini, per Pokrovsk. “Non potrebbero continuare subito, come farebbe un esercito normale ed efficiente. Farebbero una lunga pausa”, conclude il professore.

Le armate di Putin in circa 1360 giorni dall’invasione dell’Ucraina hanno fatto un sessantina di chilometri, da Donetsk a Pokrovsk. L’Armata Rossa nei 1417 giorni di guerra contro la Germania nazista arrivò a Berlino. Che da Stalingrado (oggi Volgograd), punto di svolta di quel conflitto, dista 2700 chilometri. Ma quella di oggi è solo una “operazione militare speciale”.

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