Giovane sardo muore in guerra in Ucraina: ucciso da un drone russo, combatteva nella Legione Internazionale

Un giovane sardo è morto nei giorni scorsi sul fronte ucraino, dove combatteva come volontario nella Legione Internazionale a fianco delle forze armate di Kiev. Si tratterebbe – come riportano La Nuova Sardegna e L'Unione Sarda – di Manuel Mameli, 24 anni, nato a Cagliari il 14 marzo 2000. La notizia del suo decesso è stata comunicata ai familiari dai suoi commilitoni, che hanno informato anche l’Ambasciata italiana.
Secondo quanto riferito dai suo compagni al fronte, Mameli è stato ucciso da un drone russo nei pressi di Pokrovsk, in un’area attualmente occupata dalle forze di Mosca. Proprio la posizione del caduto ne rende al momento impossibile il recupero, un ulteriore elemento di dolore per i suoi cari.
Mameli era arruolato regolarmente nella Legione Internazionale, la formazione che raccoglie volontari stranieri al fianco dell’esercito ucraino. Al momento, le autorità militari di Kiev non hanno ancora rilasciato una conferma ufficiale del decesso, ma le testimonianze raccolte sul campo dai suoi compagni d’armi sembrano lasciare pochi dubbi sull’accaduto.
Ora resta da capire se e quando sarà possibile riportare il corpo del 24enne in Italia e darne degna sepoltura. Un'operazione resa estremamente complessa dal conflitto in corso e dall’instabilità dell’area in cui Mameli ha perso la vita.
Confermata oggi anche la morte del palermitano Antonio Omar Dridi
Mameli è il sesto italiano ucciso in Ucraina dall'inizio dell'invasione russa del Paese: questa mattina è stata confermata la morte del palermitano Antonio Omar Dridi, 34 anni. L'annuncio è stato diffuso attraverso i canali social di Memorial – International Volunteers for Ukraine, l’organizzazione che coordina i combattenti stranieri impegnati al fianco di Kiev.

La scomparsa del siciliano era nota da diverse settimane: il Ministero degli Esteri, in una comunicazione ufficiale, lo aveva indicato come "disperso in azione dal 27 marzo". L’ultimo contatto con la famiglia risale a pochi giorni prima, quando il giovane aveva parlato telefonicamente con la sorella Noah.
A far temere il peggio era stata una chiamata giunta alla fine di marzo: un compagno d’armi aveva avvertito la sorella che il bunker in cui si trovava Dridi era stato colpito da un bombardamento. Da quel momento, ogni tentativo di contatto è risultato vano. Il cellulare del giovane è rimasto irraggiungibile e non sono arrivate ulteriori informazioni né dai commilitoni né dalle autorità ucraine.