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Giornalista incinta rapita dall’Isis: “Ho partorito davanti ai sequestratori. Volevano sgozzarmi”

La giornalista tedesca Janina Findeisen ha raccontato per la prima volta i retroscena del suo sequestro finito nel 2016: “Ho partorito davanti ai miei sequestratori. All’inizio minacciavano di tagliarmi la gola, poi sono diventati gentili: mi portavano cioccolato, succhi di frutta e pannolini”.
A cura di Davide Falcioni
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Janina Findeisen, una giornalista tedesca rapita in Siria nel 2016, ha per la prima volta raccontato l'esperienza del sequestro, il trattamento che è stata costretta a subire dai suoi rapitori dello Stato Islamico e i retroscena di un'esperienza durissima: la donna infatti è stata catturata mentre era al settimo mese di gravidanza e ha dato alla luce suo figlio sotto gli occhi dei suoi aguzzini. "Prima minacciavano di volermi tagliare la testa in diretta video, ma dopo il parto sono stati premurosi: mi portavano cioccolato e giocattoli, aiutandomi anche a cambiare i pannolini".

Janina ha rilasciato un'intervista esclusiva al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. La donna aveva deciso di recarsi in Siria nell'ottobre del 2015. Nonostante fosse al settimo mese di gravidanza aveva deciso di seguire un suo ex compagno di scuola che aveva deciso di arruolarsi come foreign fighters nello Stato Islamico: con l'uomo aveva avuto numerosi contatti, e lui stesso le aveva garantito che non avrebbe corso alcun rischio e si sarebbe fatto personalmente garante della sua sicurezza.

La giornalista, quindi, aveva deciso di partire: "L'imminente nascita di mio figlio non ha rappresentato un ostacolo. Al contrario, ho pensato che dopo non sarei più riuscita a realizzare uno scoop del genere e per questa ragione ho deciso di partire. Non potevo immaginare che stavo commettendo il più grande errore della mia vita". Dopo aver oltrepassato la frontiera tra Turchia e Siria, sprovvista persino di un telefono cellulare o un gps, Janina Findeisen è caduta in un'imboscata: dopo essere stata bendata è stata caricata su un'auto e trasportata in una vecchia casa, in un luogo sconosciuto della Siria. "Le prime notti ho creduto che mi avrebbero presto liberata, ma giorno dopo giorno ho scoperto che le mie speranze erano vane. Ben presto ho capito che i miei rapitori non erano persone ragionevoli né umane, e che sarebbero state pronte a tagliarmi la testa davanti a una telecamera in qualsiasi momento".

"Ho sperato – ha raccontato la giornalista – che essere in gravidanza avrebbe facilitato il mio rilascio, ma mi illudevo". La donna ha partorito così davanti ai suoi aguzzini, assistita solo da un medico. "Dopo la nascita sono stata trattata molto bene: i miei sequestratori erano premurosi, mi portavano cioccolata, succhi di frutta, peluche e non badavano a spese con i pannolini". Janina Findeisen è stata alla fine liberata dopo quasi un anno sotto sequestro: il governo tedesco, secondo il Guardian, avrebbe pagato 5 milioni di euro.

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