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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Giornalista di al-Jazeera ferito a Gaza: “Mia moglie e i miei figli sono morti. Vogliono oscurare la verità”

L’intervista di Fanpage.it al giornalista di al-Jazeera, Wael al-Dahdouh, rimasto ferito in un raid israeliano a Gaza, ora in Italia per curarsi: “Israele uccide i reporter e le loro famiglie per oscurare la verità. Noi non chiediamo di raccontare gli eventi secondo la versione palestinese ma soltanto di guardare a quello che succede qui con coerenza e obiettività”.
A cura di Giuseppe Acconcia
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Wael al-Dahdouh
Wael al-Dahdouh
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"Nonostante i giornalisti non facciano parte di questa guerra, Israele insiste sul colpire e uccidere loro e le loro famiglie, come è successo a me. Noi non chiediamo di raccontare gli eventi secondo la versione palestinese ma chiediamo soltanto di guardare a quello che qui con coerenza e obiettività".

A parlare a Fanpage.it è il giornalista di al-Jazeera, Wael al-Dahdouh. Vari membri della sua famiglia, inclusi la moglie e i figli di 7 e 15 anni, e il maggiore, il giornalista Hamza al-
Dahdouh, sono stati uccisi nelle operazioni militari israeliane a Gaza. Anche Wael, insieme al suo cameraman, Samer Abu Daqqa, morto nel bombardamento, è stato ferito durante gli attacchi israeliani contro la scuola Haifa nel campo profughi di Younis a Gaza ed è ora in Italia per curarsi.

Centinaia di giornalisti sono stati uccisi a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, lei stesso è stato ferito e ha perso molti membri della sua famiglia in questa guerra. Qual è la sua opinione sul modo in cui Israele opera con il mondo dell’informazione, è al 112esimo posto secondo la classifica di Reporters Without Borders sulla libertà di stampa?

"L’obiettivo principale delle autorità israeliano quando uccidono i giornalisti è quello di non far fotografare, registrare tutto quello che sta compiendo a Gaza. Per questo li uccidono o uccidono i loro familiari, per oscurare la verità. E per questo abbiamo un numero altissimo di reporter uccisi, superiore al numero di operatori dell’informazione uccisi nella Prima e nella Seconda guerra
mondiale, ma anche rispetto alla guerra del Vietnam e in altri conflitti. Però Israele ha fallito, i giornalisti continuano a trasmettere quello che sta accadendo a Gaza e questo è un successo per noi".

Tra gli oltre 220 giornalisti palestinesi uccisi nel conflitto a Gaza, quale eredità ha lasciato Fatima Hassouni?

"La sua morte è stata scioccante per tutti, così come l’uccisione degli altri giornalisti. Tuttavia, la morte di Fatima è stata molto più dolorosa perché stava fotografando e facendo video quotidiani su quello che sta accadendo. Purtroppo, il suo documentario “Put your soul on your hand and walk” è stato selezionato per il festival di Cannes e lei è stata uccisa subito dopo aver appreso la notizia. È stata molto dolorosa la sua morte. Così come è molto triste l’uccisione degli altri 220 giornalisti, è molto difficile accettarlo per noi. Non parliamo solo di giornalisti ma anche dei loro familiari, decine, centinaia di persone colpite. Ci sono tanti altri giornalisti feriti, come nel mio caso, e della mia famiglia. Ora stiamo cercando di curarci. Eppure, nonostante i giornalisti non facciano parte di questa guerra, Israele insiste sul colpire e uccidere loro e le loro famiglie".

Al-Jazeera è rimasto uno dei pochi media a coprire la guerra a Gaza, ma Israele continua a boicottarla, perché Tel Aviv continua a farlo?

"Molti corrispondenti di al-Jazeera hanno pagato un prezzo molto alto. Gli israeliani hanno cercato di oscurare il canale. Al-Jazeera ha sempre condannato questo tipo di censura verso il canale.
Nonostante le tante perdite dei suoi corrispondenti e l’oscuramento contro questa tv, continuerà a trasmettere, senza fermarsi, nonostante le minacce".

La propaganda israeliana funziona? Quali sono le strategie usate dalle autorità israeliane per influenzare la copertura mediatica della guerra?

"Noi siamo abituati alle modalità in cui i media israeliani riportano gli eventi che hanno luogo a Gaza. I media israeliani sono controllati dal governo, perciò trasmettono quello che vogliono le
autorità. Questa non è una novità. Soprattutto cercano di fare una guerra psicologica contro il popolo palestinese per convincere la società israeliana che le azioni che stanno compiendo sono
giuste. Ma Israele ci ha sempre abituato che i media stanno dalla loro parte. Questo ha sempre fatto parte del piano di Israele: continuare a trasmettere quello che vogliono tramite i media israeliani".

Eppure, molti palestinesi, come Bisan Owda, stanno documentando i crimini delle autorità israeliane e stanno raccontando questo conflitto dal basso…

"Per nostra fortuna oggi sono i social media che trasmettono foto e video che prima nessuno riusciva a vedere. Israele non riuscirà più a mentire a tutto il mondo perché tutti i giorni vengono pubblicate foto e video. Sono notizie che permettono al popolo palestinese di far capire qual è il vero volto di Israele. Dopo il genocidio a Gaza, ci sono tanti influencer e giornalisti che sono diventati noti grazie a quello che trasmettono perché sono testimoni della sofferenza. Loro stessi soffrono. O muoiono anche i loro familiari. Il caso di Bisan Owda è molto interessante. È una di quelle giornaliste coraggiose che documenta tutti i giorni quello che succede ai gazawi nonostante il pericolo. Non riusciremmo mai a trasmettere tutto quello che sta succedendo a Gaza se non ci fossero i social media".

Crede che i media mainstream occidentali stiano normalizzando la guerra a Gaza? Ci stiamo tutti abituando a questo genocidio in diretta televisiva? 

"In Occidente purtroppo, all’inizio del conflitto, quasi tutti i media hanno assunto le posizioni israeliane e hanno trasmesso quello che vuole Israele. Con il tempo, con i massacri che sono avvenuti a Gaza si sono accorti che Israele ha esagerato e sta superando oltre ogni limite. Sta compiendo un genocidio che non ha nulla a che vedere con l’autodifesa e questo ha fatto cambiare il modo di informare di molti media occidentali e ha modificato i discorsi di tanti politici, anche in Europa, che ora condannano quello che avviene a Gaza. Noi non chiediamo di raccontare gli eventi
secondo la versione palestinese ma chiediamo soltanto di guardare a quello che succede qui con coerenza e obiettività".

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