Gaza, oltre 70 morti nei raid israeliani: riapre un solo punto di distribuzione aiuti della Ghf

Ancora sangue e distruzione nella Striscia di Gaza, dove un nuovo ciclo di raid israeliani ha provocato almeno 70 morti nel giro di poche ore. I bombardamenti si sono concentrati in diverse aree del territorio palestinese, con un attacco particolarmente devastante nel quartiere di Sabra, a Gaza City: almeno 16 le vittime confermate, tra cui sei bambini. Secondo la Protezione civile locale, sotto le macerie di un'abitazione colpita potrebbero trovarsi altre 85 persone. Il dramma si estende anche a Khan Yunis, dove una tenda che ospitava alcuni sfollati è stata colpita da una bomba israeliana: quattro membri della stessa famiglia — padre, madre e due figli — sono stati uccisi. Nel sud della Striscia, a Rafah, sei civili sono stati colpiti e uccisi mentre cercavano di raggiungere un centro di distribuzione alimentare. Intanto sempre più fonti palestinesi denunciano un'escalation di violenze dirette contro civili disarmati, proprio spesso in cerca disperata di cibo e aiuti.
Aiuti umanitari nel caos: Ghf riapre con forti limitazioni, mentre crescono i dubbi sull'imparzialità
Nel mezzo della catastrofe umanitaria, la questione degli aiuti alimentari si fa sempre più critica. La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, ha annunciato oggi la riapertura di uno solo dei suoi quattro centri di distribuzione, nonostante in precedenza avesse previsto di riattivarne almeno due. La fondazione ha dichiarato di aver sospeso le operazioni nella giornata precedente a causa di "minacce ricevute da Hamas". Il gruppo armato palestinese, però, ha smentito ogni responsabilità e ha accusato Ghf di "fallimento completo a tutti i livelli".
L'organizzazione, che opera in coordinamento con Israele, è fortemente contestata per la sua presunta mancanza di imparzialità. Le critiche si sono acuite dopo una serie di episodi in cui le forze israeliane hanno aperto il fuoco nei pressi dei punti di distribuzione. Secondo la testimonianza di Samir Abu Hadid, raccolta dall'agenzia AFP, migliaia di persone si erano radunate vicino a un centro Ghf a Tel al Sultan, nei pressi di Rafah. "Quando alcuni hanno cercato di avvicinarsi per ricevere il cibo, l’esercito ha sparato prima in aria, poi sulla folla", ha riferito. L’Idf ha confermato di aver sparato colpi "di avvertimento" in risposta a presunti "movimenti sospetti" nei pressi del sito, affermando che i soldati si sono sentiti minacciati. Tuttavia, secondo l’agenzia palestinese Wafa, da quando la Ghf ha avviato le sue operazioni il 27 maggio, almeno 115 persone sono state uccise e oltre 580 ferite da colpi sparati dai militari israeliani durante le distribuzioni di cibo.
Washington valuta 500 milioni di dollari per Ghf: crescono le perplessità
In questo contesto di distruzione e opacità, si inserisce un ulteriore elemento di criticità. Secondo quanto riportato dal sito Axios, infatti, l'amministrazione statunitense starebbe valutando l'assegnazione di 500 milioni di dollari per sostenere le attività della Ghf. Se confermato, questo stanziamento renderebbe gli Stati Uniti il principale finanziatore dell’intera operazione, rafforzando il sospetto che la fondazione agisca sotto diretto controllo politico e militare delle potenze occidentali.