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Francia, il piano del primo ministro per ridurre il deficit: abolizione di due giorni festivi e tagli a spesa sociale

Il primo ministro François Bayrou ha presentato un piano di austerità per ridurre il deficit pubblico francese. Tra le misure più contestate, l’abolizione di due giorni festivi e tagli alla spesa sociale. Forti le reazioni di sindacati e opposizioni.
A cura di Francesca Moriero
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Nei giorni scorsi François Bayrou, primo ministro francese, ha illustrato in conferenza stampa un piano di rigida austerità con l’obiettivo di ridurre il deficit pubblico dal 5,8% del PIL del 2024 al 4,6% entro il 2026. Una manovra che avrebbe l'obiettivo dichiarato di recuperare 43,8 miliardi di euro in due anni, diventati tali anche a causa del recente aumento delle spese militari annunciato dal presidente Emmanuel Macron. L’impianto del piano si reggerebbe su tre pilastri: riduzione della spesa pubblica, rilancio della produttività e rafforzamento della competitività.

La misura simbolicamente più esplosiva del pacchetto è la proposta di sopprimere due giorni festivi nazionali: il lunedì di Pasqua e l’8 maggio, giorno della resa della Germania nazista nel 1945. Bayrou ha motivato la scelta con ragioni economiche, il recupero stimato è di 5 miliardi di euro, ma anche con toni polemici: "Il mese di maggio è diventato un formaggio svizzero", ha dichiarato, in riferimento alla frammentarietà lavorativa dovuta ai numerosi ponti. Ma la proposta ha immediatamente sollevato una valanga di critiche: per i sindacati, come la CGT, si tratta infatti di un attacco alla memoria storica e ai diritti dei lavoratori. Sophie Binet, segretaria della CGT, ha definito il piano "una regressione sociale" e ha annunciato una stagione di protesta già in vista della rentrée di settembre: "Faremo di tutto per impedire che queste misure vengano attuate", ha detto.

Per l'opposizione, sia di destra che di sinistra, a cancellazione dell’8 maggio è vista come un segnale politico pericoloso: "Cancellare la festa della vittoria sul nazismo mentre l’estrema destra è in ascesa è gravissimo", ha denunciato la CGT.

Tagli alla spesa pubblica, nessun intervento sulle imprese

Oltre ai festivi, il piano Bayrou prevede una drastica riduzione della spesa pubblica, con tagli generalizzati:

  • un terzo dei dipendenti pubblici che andranno in pensione non sarà rimpiazzato;
  • 1.000 posti verranno eliminati in enti ritenuti improduttivi;
  • altri 3.000 tagli nel 2026, con l’eccezione degli insegnanti;
  • 5 miliardi di euro di tagli alla sanità;
  • nuove restrizioni agli assegni di disoccupazione;
  • congelamento delle rivalutazioni per pensioni e sussidi, bloccati nonostante l’inflazione.

In parallelo, alcune agevolazioni fiscali verranno sospese. Nessun taglio invece per le imprese, che ogni anno ricevono circa 200 miliardi in aiuti pubblici: il governo si limita a promettere "una riflessione" su nuovi orientamenti, in cambio della semplificazione burocratica.

Un piano senza equità fiscale

Un altro punto debole, secondo le opposizioni, è l’assenza di un vero intervento sulla fiscalità progressiva. Bayrou ha accennato solo alla possibile conferma dell’imposta di solidarietà per i più ricchi, senza dettagli né impegni concreti: "Il problema è che non si chiede ai più abbienti di contribuire in modo equo", ha denunciato Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale. Nel suo intervento, Bayrou ha poi dipinto un quadro drammatico della situazione economica: "Ogni secondo che passa il nostro debito cresce di 5mila euro", ha detto, paragonando la Francia alla Grecia del post-crisi finanziaria. Il debito pubblico francese è oggi al 114% del PIL, pari a 3.300 miliardi di euro, e il suo solo servizio (gli interessi) costa 70 miliardi all’anno. Bayrou ha definito il debito «una maledizione senza via d’uscita» che richiede una terapia d’urto.

La sfiducia dell'opposizione

La proposta ha scatenato una reazione compatta dell’opposizione: il Rassemblement National (partito di estrema destra) e La France Insoumise (partito di sinistra radicale) hanno infatti denunciato la manovra come un attacco sociale senza precedenti. Il leader del RN, Bardella, l’ha definita una "provocazione", mentre Mélenchon ha parlato di "violenza sociale" e ha chiesto le dimissioni del primo ministro. Entrambi gli schieramenti hanno annunciato che presenteranno una mozione di sfiducia, con un voto previsto al ritorno dell’attività parlamentare, in autunno, in occasione del dibattito sulla legge finanziaria per il 2026.

Macron tenta di mediare

Nel tentativo di stemperare le tensioni, il presidente Macron ha aperto alla possibilità di modifiche: "Se qualcuno ha idee migliori per ridurre la spesa e rilanciare la crescita, Bayrou è pronto ad ascoltarle". Ma intanto ha confermato l’aumento di 3,5 miliardi per la spesa militare, sottolineando le «minacce alle libertà» come giustificazione.

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