Francesca Albanese: “Governi occidentali hanno permesso il genocidio e ora si divideranno le spoglie di Gaza”

La Relatrice dell'Onu per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha presentato il suo quarto rapporto che ha come focus principale le complicità e le corresponsabilità dei paesi terzi, rispetto alle azioni perpetrate da Israele contro la popolazione civile palestinese. Il genocidio a Gaza, secondo il lavoro di Albanese, sarebbe stato impossibile senza il supporto di altri paesi occidentali che, sia economicamente attraverso il commercio delle armi, sia logisticamente, attraverso la messa a disposizione dello spazio aereo e delle basi militari, e infine giuridicamente, rifiutandosi di applicare il diritto internazionale, possono essere considerati complici dei crimini commessi dalle autorità israeliane. Dal Sudafrica dove si trova per le celebrazioni in onore a Nelson Mandela, la seconda bianca invitata nella storia da quando esistono queste celebrazioni, la giurista italiana ha rilasciato un'intervista esclusiva a Fanpage.it.
Cosa c'è nel nuovo rapporto che hai redatto? Qual è il focus principale?
L'obiettivo è far capire, non solo agli Stati, ma anche al mondo, ai milioni di cittadini che in questi Stati vivono, che il genocidio a Gaza non sarebbe potuto essere commesso senza la complicità di troppi governi, soprattutto, ma non solo, occidentali. Nel mio precedente lavoro ho parlato dell'economia del genocidio e dell'occupazione, di come aziende, università, fondazioni, alimentavano il genocidio, oggi il nuovo rapporto getta luce sulle criticità dell'aiuto diplomatico, militare, economico che tanti Stati, inclusa l'Italia, hanno continuato a dare ai governi israeliani, condonandone e giustificandone i crimini, anche davanti al genocidio, e continuando a dare sostegno economico e commerciando con uno Stato di apartheid. Uno degli aspetti più sinistri di questo mio ultimo rapporto è stata la farsa umanitaria, l'ultimo chiodo nella bara del multilateralismo, perché ha trasformato l'aiuto umanitario in un "killing feeling", attraverso la "Gaza Humanitarian Foundation", che certo ora è stata smantellata, però gli ideatori di tutti i crimini ancora devono essere puniti e quel modello rischia di essere trasferito nel piano di pace. Tutti gli Stati che hanno permesso tutto questo ora si divideranno le spoglie di Gaza.
L'aiuto economico e il commercio di armi veniva fatto con piena contezza dell'uso genocidario che ne veniva fatto?
È l'intento che fa scattare la complicità. Molti Stati, tra cui l'Italia, avevano violato il diritto internazionale rendendo aiuto e assistenza a Israele, ad esempio commerciando, con uno Stato che commetteva crimini di guerra. La costruzione di colonie, i crimini contro l'umanità nei confronti dei palestinesi, l'uso della tortura, erano tutti evidenti, eppure molti paesi occidentali hanno continuato ad avere rapporti commerciali e di aiuto economico nei confronti di Israele. Questa è complicità, già pregressa. Quando si è manifestato il genocidio a Gaza, nel gennaio del 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha chiesto ai paesi del mondo di prevenirlo, ma tutti hanno continuato a fare quello che facevano prima, quindi c'è una compartecipazione in un crimine evidente. Se ci fosse un mondo giusto i capi di questi governi si troverebbero dinanzi a tribunali per essere giudicati per le loro condotte. Ed è questa la sfida, è in questo che si decide o meno se andiamo verso un mondo distopico ancora peggiore di questo, verso la barbarie, oppure riusciremo a salvarci.
Quali sono i paesi in cima al commercio di armi con Israele che hanno alimentato il genocidio?
Gli Stati Uniti e la Germania, l'Italia è la terza, ma i primi due forniscono quasi il 90% delle armi a Israele. Stati Uniti e Germania sono partners in crime, hanno fornito le armi ma anche quella narrazione genocidaria per cui i palestinesi diventavano scudi umani di Hamas, oppure definendo i palestinesi come gli autori del più grande crimine contro gli ebrei dopo l'Olocausto, tutta questa narrativa è servita a giustificare l'eccidio di migliaia e migliaia di palestinesi.
Anche la mancata applicazione del mandato di arresto a Benjamin Netanyahu da parte della corte internazionale di giustizia rientra nel quadro di complicità?
È una violazione del diritto internazionale tesa a favorire le azioni criminali, essere Stato membro dello Statuto di Roma obbliga all'esecuzione dei provvedimenti presi o ordinati dalla Corte. C'è un obbligo di complementarietà dell'azione penale, nel momento in cui c'è la possibilità di un crimine, quello deve essere investigato, quindi già c'è stato lassismo nei confronti dei provvedimenti di urgenza ordinati dalla corte di giustizia nel gennaio del 2024. La Corte ha nominato una serie di politici israeliani tra cui il presidente della repubblica israeliana Herzog, indicandolo come istigatore al genocidio. Quello doveva essere investigato, invece in Italia lo abbiamo ricevuto con tutti gli onori, dal Presidente della Repubblica e anche dal Papa. La giustificazione è stata che bisognava parlare di pace, ma non lo si accoglie con tutti gli onori allora. Herzog è stato nominato negli atti della Corte e va in giro come se nulla fosse, uno che è andato al confine a mettere la propria firma sulle bombe che avrebbero poi colpito Gaza. Inoltre è stato concesso lo spazio aereo ai veicoli militari israeliani che andavano a bombardare Gaza, lo ha fatto l'Italia, la Francia, la Grecia.
Trump poco dopo il suo insediamento ha revocato le sanzioni internazionali contro i coloni violenti emanate dall'amministrazione Biden, anche questa è una complicità?
Assolutamente sì, perché avrebbero avuto l'obbligo di investigare e portare davanti alla giustizia queste persone. Invece sono state condonate le responsabilità di tutti questi presunti criminali e questo ha incentivato la violenza maggiore nei confronti dei palestinesi. Non c'è giorno che una banda armata di coloni non si riversa in un villaggio palestinese a bruciare case o a sradicare alberi. Questa orda di criminali semina morte e distruzione, ed ai palestinesi non li protegge nessuno. Non li protegge l'esercito israeliano, ma mi chiedo anche dove sia l'Autorità Nazionale Palestinese. La gente deve capire, ed il mondo mediatico italiano spesso non glie lo concede, che la relazione tra palestinesi ed israeliani non è una relazione simmetrica, ma una relazione domestica abusiva, dove c'è uno che opprime e un altro che subisce, e la violenza è strutturale da parte di chi opprime. E quali sono gli strumenti a disposizione dell'oppresso per riconquistare la sua libertà? Per 35 anni abbiamo lasciato i palestinesi da soli, e davanti al massimo picco di violenza subita, quella del genocidio, gli si è scatenata contro tutta la comunità internazionale, attraverso le azioni, la complicità, la connivenza.
Tu ti trovi in Sudafrica in questi giorni
Io mi trovo in Sudafrica adesso, è stata un'esperienza bellissima, solo Sudafrica e Namibia hanno sostenuto i palestinesi. Oggi ci troviamo davanti a un nuovo sistema coloniale, che prima era esercitato dagli Stati ed oggi dalle multinazionali, siamo davanti ad un quadro di ingiustizie e compressione delle libertà che ci lega tutti. In tutto il mondo la gente scende in piazza dicendo che pensavano di manifestare per la libertà della Palestina, invece è la Palestina che sta liberando noi. Questo è un momento di svolta.
Lottare per i diritti dei palestinesi è diventato un collante delle lotte per la democrazia, la libertà e la giustizia, è questo il senso?
È proprio questo. Mandela diceva una cosa che noi facciamo fatica a capire "la nostra libertà non sarà completa fin quando non ci sarà la libertà del popolo palestinese". Diceva questo perché sapeva benissimo che il regime coloniale in Palestina è molto meno permeabile al cambiamento, meno facile da destrutturare, perché è sostenuto dall'Occidente per l'Occidente, e dietro c'è un'ideologia che ha reso la Palestina un laboratorio di armi, di tecnologie militari, e il popolo palestinese resiste, è una spina nel fianco per l'Occidente. C'è un sistema plutocratico, come dice Yanis Varoufakis, che controlla le armi, i grossi capitali, la comunicazione, tutti gli altri rischiano di essere sottomessi o schiavi. Per questo è il momento della resa dei conti, come tanti giovani hanno capito, è il momento di una rivoluzione, spero pacifica.