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Covid 19

Focolaio di Coronavirus in uno dei più grandi macelli del Regno Unito: 100 lavoratori in quarantena

Un focolaio di Coronavirus è scoppiato all’interno di un impianto di lavorazione della carne del 2 Sisters Food Group, uno dei maggiori produttori alimentari nel Regno Unito, che rifornisce catene di supermercati e fast-food come Marks & Spencer e KFC. Dei 13 dipendenti risultati positivi, uno è in ospedale, anche se l’azienda non ha confermato il numero, e altri cento si sono messi in auto-isolamento in via precauzionale: “Hanno paura di portare a casa il virus”.
A cura di Ida Artiaco
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Dopo la Germania e gli Stati Uniti, anche il Regno Unito registra un focolaio di Coronavirus all'interno di un impianto di lavorazione della carne, pollame nello specifico, che rifornisce catene di supermercati e fast-food diffuse in tutto il Paese, come Marks & Spencer e KFC. Attualmente sono più di cento, su un totale di 560, i lavoratori dello stabilimento del 2 Sisters Food Group di Llangefni, nel Galles del Nord, che si sono messi in auto-quarantena nel tentativo di fermare la diffusione dell'infezione da Covid-19 dopo la conferma di una serie di casi positivi. Nello specifico, un membro dello staff dello stabilimento è in cura in ospedale e altri 12 risultano contagiati. Lo riporta la BBC. "C'è un cluster importante in questo stabilimento – ha confermato Paddy McNaught, rappresentante regionale della sigla sindacale Unite -. I nostri amministratori stanno collaborando con l'azienda per mettere in atto tutte le misure di protezione. Ma non c'è dubbio che le persone sono molto spaventate. Sono soprattutto preoccupati di portare a casa il virus e di trasmetterlo ai membri più vulnerabili delle loro famiglie".

Il 2 Sisters Food Group è uno dei maggiori produttori alimentari nel Regno Unito. Di proprietà del magnate Ranjit Singh Boparan, noto come il "re dei polli", produce circa un terzo di tutti i prodotti a base di pollame consumati ogni giorno nel Paese e conta oltre 7000 lavoratori nelle sue fabbriche specializzate. "Come politica aziendale confermeremo i casi, ma non forniremo commenti in corso né divulgheremo i dati dei dipendenti", ha fatto sapere l'azienda con un comunicato, in cui ha aggiunto che sta lavorando "per garantire la sicurezza di tutti. Abbiamo adottato da tempo una serie di misure, tra cui regimi di pulizia e disinfezione regolari e intensivi, l'uso di visiere di protezione nelle aree di produzione, la misurazione della temperatura all'ingresso e l'implementazione del distanziamento sociale in tutta la fabbrica". Ma evidentemente non è bastato. Anche le autorità sanitarie stanno trattando il caso come "priorità".

Non è la prima volta che si verifica una situazione del genere. Dopo i casi negli Stati Uniti, con oltre 180 impianti di macellazione della carne colpiti dal Coronavirus, anche in Germania circa 7000 persone sono finite in quarantena a Gütersloh nel Nord Reno-Vestfalia, per un focolaio scoppiato in un mattatoio. I nuovi contagi sono tutti legati al macello gestito da Tönnies, una grande azienda tedesca del settore della carne. E episodi analoghi sono stati registrati anche in Irlanda, Spagna, Germania, Regno Unito, Canada, Brasile e Australia, con l’abbattimento obbligato di migliaia di capi che gli allevatori non si possono più permettere di mantenere a causa dell’inceppamento della filiera della carne.

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