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Faceva a pezzi le sue vittime e le mangiava: la storia del “cannibale di Milwaukee”

Jeffrey Dhamer, un operaio americano del Wisconsin, ha ucciso 17 uomini tra gli anni Settanta e Novanta. Li stuprava, torturava e poi li faceva a pezzi profanando i loro corpi. Nella sua casa di Milwaukee sono stati trovati decine di pezzi di cadavere. È uno dei serial killer più prolifici e perversi d’America. Nel 1994 è stato ucciso da un altro detenuto mentre scontava la sua pena in carcere.
A cura di Angela Marino
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Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee
Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee

Era una sera di luglio come tante e le cose procedevano esattamente come previsto. Nell’appartamento di Milwaukee si respirava il solito odore nauseabondo di viscere e morte. Alle pareti le foto dei cadaveri urlavano storie di orrore e disperazione. La vittima ignara si prestava perfettamente al solito rituale. Non aveva la minima idea di cosa stesse capitando e presto sarebbe stato materiale da macello. Non era costato alcuno sforzo fargli prendere il sonnifero. Ancora pochi minuti e non sarebbe stato più in grado di reagire: i suoi occhi lo avrebbero fissato lontani mentre con un coltello lo tagliava a pezzi. Ancora pochi minuti. Invece, quella sera, il meccanismo rodato e oliato in tanti anni salta senza un motivo, in maniera del tutto casuale: mezzo tramortito dai sedativi, Edward riprende tutta la forza di cui è capace, concentra le energie che sente scorrere via e, con vigore, assesta un colpo fortissimo al suo aguzzino. L’incubo è finito. Per sempre.

Chi è Jeffrey Dhamer

Edward Theodore Gein interrompe la catena di torture e omicidi consegnando alla polizia, che fermerà poco dopo essersi precipitato in strada, uno dei serial killer più perversi e sanguinari della storia del crimine: il cannibale di Milwaukee. La storia di Jeffrey Dhamer è quella di una vita banale. Avvenente, introverso eppure gentile, il modesto operaio del Wisconsin lavora di giorno in una fabbrica di cioccolato, dove confeziona deliziose praline e di notte, invece, adesca giovani uomini attraenti, li droga, li sodomizza e poi li squarta mangiandone alcuni pezzi. Gli agenti troveranno nel suo appartamento 83 foto di corpi fatti a pezzi e stipati in vari angoli della casa. In una pentola verrano trovati anche peni mummificati. Dhamer è l’assassino di 17 vittime, tutti giovani omosessuali. Resterà nella storia per aver profanato i corpi dei cadaveri e per averli torturati ancora vivi dopo aver iniettato loro acido muriatico nel cervello.

La prima vittima

Questa storia di ordinario orrore comincia quando Jeffrey ha 18 anni, nel 1978. I genitori sperano che la maggiore età decreti il superamento di un periodo difficile segnato da un episodio di molestie sessuali da parte di un amico e da comportamenti deviati. Il piccolo Jeffrey, infatti, aveva un passione per gli animali morti, si divertiva a sventrarli, squartarli, osservandone le interiora e spesso trattandole per poterle conservare. Vive solo nella casa dei genitori nei boschi quando incontra un attraente autostoppista: è Steven Hicks. Lo invita nella sua abitazione e lì mette in pratica per la prima volta ciò che fino ad allora aveva provato solo sugli animali. Lo uccide e smembra il cadavere. Quella sera la polizia lo fermerà mentre è alla guida della sua auto. Di fronte agli agenti Jeffrey si mostrerà tranquillo. Incensurato, con un aspetto pulito e rassicurante, il giovane passa il controllo senza ulteriori approfondimenti. Gli agenti ignorano che a casa nasconde pezzi di cadavere. Quella sera le forze dell'ordine mancheranno clamorosamente e fatalmente  l'occasione di fermare uno dei più spietati serial killer d'America al primo omicidio.

Il modus operandi: cannibalismo e necrofilia

Dopo una deludente esperienza nell'esercito, che lo caccia, si trasferisce a Miami Beach, dove inizia a lavorare in una paninoteca. La famiglia comincia a preoccuparsi per i problemi del giovane con l'alcol e per aiutarlo lo manda a vivere con la nonna. Una soluzione che dovrebbe tenerlo lontano dai guai, ma che non funziona granché.  Il 15 settembre 1987 arriva la seconda vittima, un giovane di 24 anni, Stephen Tuomi. Il modus operandi è identico a quello del primo delitto: lo seda, lo uccide e poi lo smembra. Il desiderio dei conservare pezzi del corpo lo spinge a depositarne delle parti nella cantina della casa che divide con sua nonna. È a questo punto che il bisogno di  uccidere diventa irresistibilmente più forte, tanto che  la terza vittima, Jami Doxtator, arriva il 16 gennaio 1988. È un ragazzino di 14 anni. Jeffrey lo attira a casa offrendogli del denaro in cambio di un rapporto sessuale. Anche il corpo dell'adolescente viene nascosto in cantina, dove sarà più volte profanato prima che si decomponga. Il 1988, invece, sarà la volta di Richard Guerrero. L'anziana nonna, intanto, comincia a non poterne più dello stile di vita del giovane, pur ignorando la sua follia omicida e lo caccia di casa. Jeffrey allora si stabilisce in un appartamento nella zona occidentale di Milwaukee dove, alcune settimane dopo, uccide Anthony Sears, 26 anni. Si manifesta a questo punto un'altra tendenza: Jeffrey asporta la testa dal corpo e la mummifica. La stessa operazione viene ripetuta per i genitali.

La polizia sfiora il mostro per la seconda volta

Nel frattempo, Dahmer viene condannato a 10 mesi di reclusione per aver molestato un minore e gli viene imposto un programma di riabilitazione. Dopo questa parentesi passano per la mannaia del mostro Edward Smith, Ricky Beeks, Ernest Miller e David Thomas. Il 27 maggio 1991, il giovanissimo Konerak Sinthasomphone riesce a scappare dalla casa di Dhamer. Alla polizia Jeffrey racconterà che è il ragazzo suo amante ed è maggiorenne. Gli agenti lo lasceranno con lui, ma Konerak  – che aveva 14 anni –  verrà fatto a pezzi. Ancora una volta la polizia arriva vicinissima al killer e lo manca. Il mostro, nel frattempo, studia un altro sistema per torturare le vittime: le sottopone a una sorta di lobotomia consistente nell'iniettare nel cervello acido muriatico o acqua bollente, allo scopo di ridurli come "zombie". Così moriranno Matt TurnerJeremiah WeinbergerOliver Lacy e Joseph Bradehoft.

Jeffrey Dhamer "giustiziato" in carcere

Il 22 luglio 1991 Tracy Edwards permetterà l'arresto del mostro. Oltre alla sconcertante quantità di elementi di prova presenti nell'abitazione di Dahmer, tra pezzi di corpi smembrati e congelati in freezer, gli inquirenti troveranno anche foto e video realizzati durante gli omicidi e attraverso di essi potranno ricostruire i delitti uno a uno. Nel 1992 la comunità di Milwaukee otterrà l'abbattimento della casa in cui erano avvenuti i delitti. Il processo per 17 omicidi, invece, si concluderà con la condanna a 999 anni di carcere. Una sentenza molto dibattuta, in quanto, la gran parte dell'opinione pubblica americana riteneva che l'unica pena giusta, per l'atrocità dei delitti, fosse l'iniezione letale. Due anni dopo la condanna Jeffrey Dhamer verrà ucciso nel carcere di Portage da un detenuto con problemi psichiatrici. Christopher Scarver, schizofrenico in preda a deliri religiosi, gli sfonda la testa con un bilanciere trafugato in palestra credendolo la personificazione del male. Il cervello di Dhamer verrà donato alla scienza perché possa essere studiato.

"Sapevo di essere malato, malvagio o entrambe le cose – scrisse prima di morire al giudice del processo – Ora credo di essere stato malato. I dottori mi hanno parlato della mia malattia, e ora mi sento in pace".

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