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Europei di Basket 2011: l’Italia chiude a testa bassa, ko con Israele

L’Itallbasket va ko all’overtime (95-96), Bargnani e Gallinari non bastano. Azzurri fuori anche dalle Olimpiadi. Come ripartire dopo questa delusione?
A cura di Vincenzo Di Guida
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Un finale del genere ce lo saremmo volentieri risparmiato. L’Italia chiude con un’altra sconfitta il suo Europeo, perdendo 96-95 al supplementare contro Israele. Partita ininfluente per il passaggio del turno, e questo lo si sapeva. Il ko rimediato ieri con la Francia, ci aveva già condannato a salutare la competizione, e a rassegnarsi nel guardare in televisione le prossime Olimpiadi. Ma se la sconfitta con i transalpini, era arrivata al termine di una grande prestazione, lasciando l’amaro in bocca per le occasioni sprecate con Serbia e soprattutto Germania, eccoci che solo ventiquattro ore dopo, siamo costretti a rimangiarci tutto o quasi. Prestazione a tratti irritante quella degli azzurri, che sono stati sotto anche di 21 punti, prima che un break a nostro favore di 21-4 targato Bargnani (26) – Gallinari (19)  ci riportasse in partita. Abbiamo ceduto poi ai supplementari. Un overtime arrivato grazie a una prodezza da tre punti allo scadere del “Mago” (84-84). Il prolungamento di tempo ha reso solo più beffarda la sconfitta, arrivata grazie a un libero a tempo quasi scaduto (12 centesimi sul cronometro) segnato da Green per un fallo fischiato a Bargnani. E’ finita. Meno male, verrebbe da dire. Questa mattina in conferenza stampa coach Simone Pianigiani aveva detto: ““Abbiamo riguadagnato rispetto. Ci basta? No. Vogliamo fare di più, magari riuscendo con l'esperienza a girare qualche particolare a nostro vantaggio.
"Non dico di gareggiare per l'Oro, ma vorremmo legittimamente partire, al prossimo Europeo, con la convinzione di uno stato di lavoro tale da poter giocare alla pari con tutti alla seconda fase e non solo alla prima”. Prestazioni del genere non aiutano certo quel processo di crescita mentale e tecnica, al quale molto spesso il tecnico della Montepaschi Siena fa riferimento.

Profondo rosso

Il bilancio è negativo. E non potrebbe essere altrimenti. Le positive indicazioni venute fuori dalla fase di preparazione (convincenti vittorie con Grecia e Russia) sono state spazzate via in un attimo. In Lituania non abbiamo mostrato un gioco d’attacco fluido (l’Italia è agli ultimi posti per percentuale di tiro dal campo), quando in sede di presentazione si diceva che l’arma in più di questa Nazionale doveva essere proprio un attacco, che poteva contare sui tre Nba: Andrea Bargnani, Danilo Gallinari e Marco Belinelli.

I tre tenori

I “tre tenori”sono si sono tramutati spesso in “tre personaggi in cerca d’autore”. Bargnani è stato il migliore, numeri alla mano e come impatto. Non certo nelle prime due partite con Serbia e Germania, quelle che di fatto hanno segnato il nostro cammino. Ma le colpe non sono solo sue. In attacco è dominante, ma deve essere cercato con continuità. Se entra in ritmo offensivo finisce anche per difendere con più costanza e andare a rimbalzo con maggiore aggressività. Farlo partire dalla panchina per due gare di fila, di certo non lo ha aiutato, e forse lo ha de-responsabilizzato. Bargnani è il nostro uomo di riferimento, quello che può risolvere la partita, ma non è (o non è ancora) il leader vocale di cui abbiamo bisogno.

Quella leadership che cerchiamo da Danilo Gallinari. L’ala dei Denver Nuggets ha talento, intelligenza cestistica e sfrontatezza per esserlo. Il suo Europeo è difficile da giudicare, perché troppo condizionato dall’infortunio alla caviglia, e dalle botte che ha preso partita dopo partita, a causa anche di un arbitraggio che non lo ha tutelato. In attacco poteva però essere più incisivo, soprattutto al tiro dove a parte con la Francia non ha mi trovato il suo ritmo.

Marco Belinelli resta l’enigma più grande di questa Italbasket. Dopo la sua migliore stagione in carriera (10.4 punti di media) con la maglia dei New Orleans Hornets, ci si attendeva un Europeo molto diverso. Invece ha deluso. Bene con la Francia, male in tutte le altre partite. L’ex Fortitudo Bologna è una guardia tiratrice pura, che rende molto di più giocando lontano dalla palla, sfruttando blocchi stagger e tagli, che quando deve iniziare il gioco d’attacco, oppure giocare il pick and roll, che a New Orleans è roba per Chris Paul e nessun altro. Il tiro del “Beli” non è entrato mai, e quando un giocatore con le sue caratteristiche perde fiducia al tiro, allora diventa tutto maledettamente più difficile.

Gli altri

Daniel Hackett è la nota lieta. Cresciuto mentalmente, tosto fisicamente, il prodotto di Ucla ha fatto il salto di qualità che ci si augurava. Nel suo ruolo, quello di playmaker, rimandato Cinciarini, bocciato senza appello Maestranzi. Il capitano Marco Mordente è alla fine del suo ciclo azzurro, ha dato tanto, tantissimo alla causa della Nazionale e va solo ringraziato. Anche Marco Carraretto ha esaurito per motivi anagrafici la sua esperienza, in virtù del fatto che nel suo ruolo spingono forte le nuove leve come Pietro Aradori. Nel prossimo ciclo sicuramente verrà confermato Stefano Mancinelli, e più spazio sarà dato a Luigi Datome e Andrea Renzi. Una chance piena la merita anche Cusin.

Il futuro

Si chiama Alessandro Gentile. Classe ’92 e talento puro ma da disciplinare offensivamente. Con lui Melli, e buona parte del gruppo che così bene ha fatto ai recenti Europei Under 20, tra i quali spiccano De Nicolao, Moraschini e Cervi.

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