Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Ecco la Gaza del futuro, o noi o loro”: video della ministra israeliana svela il piano di Netanyahu

La ministra israeliana Gila Gamliel ha pubblicato un video AI che mostra Gaza trasformata in una meta di lusso, senza palestinesi. Ricorda un video simile di Trump di febbraio. “O noi – o loro”, è l’idea della ministra.
A cura di Davide Falcioni
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Grattacieli di lusso, casinò, bar e ristoranti edificati letteralmente sui cadaveri di decine di migliaia di palestinesi. Sta suscitando forti polemiche un video generato con l’intelligenza artificiale e pubblicato dalla ministra israeliana della Scienza e della Tecnologia, Gila Gamliel; nel filmato, Gaza appare completamente trasformata, con palazzi scintillanti, un grattacielo firmato Trump e una passeggiata sul lungomare dove Benjamin Netanyahu cammina mano nella mano con sua moglie. In un mercato animato, intanto, israeliani bevono birra e mangiano panini, mentre Donald Trump passeggia sulla spiaggia con Melania. "Ecco come sarà Gaza in futuro. Migrazione volontaria dei gazawi solo con Trump e Netanyahu. O noi – o loro", ha scritto Gamliel in un post su X, svelando ancora una volta il reale piano dello stato ebraico: la deportazione o, in alternativa, lo sterminio della popolazione palestinese a fini coloniali.

Il video ha sollevato dure reazioni per l’assenza totale di palestinesi e per il tono esplicitamente divisivo. Non è la prima volta che un’immagine simile viene pubblicata: già a febbraio, Donald Trump aveva condiviso un altro video generato con intelligenza artificiale in cui Gaza veniva ritratta come una meta turistica di lusso, tra resort e piscine, con lui e Netanyahu rilassati a bordo vasca.

Anche quel video fu duramente criticato, in particolare perché accompagnato da dichiarazioni in cui l’ex presidente suggeriva che gli Stati Uniti potessero "prendere il controllo" della Striscia e reinsediare i palestinesi in altri Paesi.

I due video – quello di Trump e quello di Gamliel – sintetizzano efficacemente il progetto coloniale di Israele, licenziato approvato all’unanimità lo scorso maggio quando il governo diede il via libera a un piano per espandere le operazioni militari a Gaza prevedendo, tra le altre cose, lo spostamento della popolazione palestinese verso sud e il mantenimento dei territori sotto il controllo delle forze di difesa israeliane. Tel Aviv aveva inoltre architettato un sistema – respinto dalle Nazioni Unite, ma poi entrato in funzione – per escludere le agenzie dell’Onu e le organizzazioni internazionali dalla distribuzione degli aiuti umanitari e affidarla ad appaltatori privati. Le conseguenze di quel piano di Tel Aviv sono ormai note, con centinaia di migliaia di persone ridotte alla fame, mentre altre vengono uccise mentre sono in coda per ricevere del cibo.

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